Angelo Gaja, Piero Antinori, Angelo Maci
Tre mattatori a calamitare la platea della seconda giornata del 68° Congresso Assoenologi che si celebra ad Alba col battesimo di Riccardo Cotarella fresco e nuovo presidente.
Angelo Maci, Angelo Gaja, e Piero Antinori. Non è un caso che nei manuali di storia contemporanea il “68” evoca “rivoluzione”. E la parola rivoluzione e stata rievocata e celebrata frequentemente. Una rivoluzione per fortuna pacifica. Che mira a mutare il rapporto che l’uomo dovrà avere col mondo del vino. Ha iniziato Angelo Maci Presidente della Cantina sociale “Due Palme” di Cellino San Marco (Br), al cui case history Cronachedigusto dedicherà quanto prima lo spazio che merita. Una storia, ed un esempio, di come “far squadra senza invidie e senza gelosie” porti a traguardi lusinghieri di dignità e gratificazioni. Diciamo solo per adesso che la cantina “Due palme” è la seconda per produzione e fatturato del sud Italia. La sua rivoluzione, la sua Vandea, messa in campo per uscire dalle secche limitanti di un vino “al servizio degli altri” ha guadagnato quello che l’anima contadina mirava di più: il recupero della dignità. Oggi la cantina “Due palme ”produce 14 milioni di bottiglie e gratifica con compensi dignitosi i suoi quattrocento soci conferitori.
Quella di Angelo Gaja “il passionario” del vino italiano, è stata la sua rivoluzione culturale. “Bisogna andare in giro per il mondo con la valigia piena dei vostri vini. Però dovete imparare a raccontarli. Dovete poi istruirvi sulle culture dei paesi che visiterete. Mai andare dove vi porta il cuore ma solo dove vi chiama il mercato”. Ha parlato per metafore e ha dato consigli concreti: “Dovete leggere i libri di Cesare Pavese e di Fenoglio se volete far apprezzare i vini delle Langhe, i vini dei suoi colli, se volete che i vostri vini non saranno mai più ricordati come dei “cheap and cheerful” come dicono gli americani, insomma come delle cose ridicole. Se cercate un’ispirazione andatevi a studiare la storia dei grandi uomini che ne hanno disegnato la storia: Paolo Desana, Renato Ratti, Maurizio Mo, Luigi Veronelli, Giacosa. Insomma: “Fare, saper fare, sapere per fare, far saper fare” per dirla col “rosario che mi recitava sempre mia mamma. E in voi piccoli produttori si nasconde un piccolo tesoro. Perché se pensate che piccolo non sia bello sappiate che è molto utile!”.
Poi ha preso la parola Piero Antinori. Lui dei mercati è uno dei maggiori esperti del mondo se non altro per aver già sommato cinquanta anni di esperienze. E’ arrivato da Bordeaux e per essere puntuale ha prenotato un aereo privato per portare brutte notizie, che poi per l’Italia forse torneranno buone. Lì si sta disegnando una pessima annata. Causa il cattivo tempo. Il ciclo vegetativo della vite è in forte ritardo, oltre un mese, e questo comprometterà di certo qualità e quantità. Una consolazione: giocare coi francesi quest’anno alla fine sarà più facile. Infatti aprendo il suo portatile ha mostrato una sessantina slides con grafici su tutti gli aspetti produttivi, di mercato, di prezzi. “Siamo sempre dietro ai transalpini con distacchi a volte umilianti ma stiamo crescendo e forse non sarà lontano il tempo che i francesi sentiranno sul collo il nostro fiato. Per questo voglio concludere esternando tre considerazioni positive. Il mercato del vino di qualità è in crescita. Non ci sono più eccedenze e allora rivediamo il problema dei diritti d’impianto. Se aumenta genericamente la domanda la battaglia da vincere sarà quella della qualità. E i nuovi mondi non hanno certo né storia, né e esperienza né varietà di terroir come quelli italiani. Per questo voi giovani enologi dovrete assumervi la grande responsabilità di mantenere o aumentare il prestigioso livello di qualità di cui siete già padroni”.
Stefano Gurrera