Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'incontro

Finanziamenti in tempi stretti, ne discute il Consorzio Etna Doc

15 Febbraio 2013
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“Riduzione dei tempi, semplicità di procedure, certezza degli obiettivi”.

Tradotto: dieci cartelle, e anche meno, del formato A4, per la formulazione della domanda e novanta giorni di attesa o giù di lì per le relative delibere. E' quanto potrebbe bastare per accedere e raccogliere con nuova linfa e nuovi protocolli, le opportunità offerte dalle Politiche di coesione dell’Unione Europea  e in particolare dai fondi del Qsc, Quadro strategico comune, un “calderone” di cinque comparti, con disponibilità immediata di 12,1 miliardi riprogrammabili dal ciclo 2007-2013 a cui si aggiungo i 31,2 miliardi del rimanente triennio 2013-2015. Tutti riservati al Feasr, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, a cui possono attingere risorse, come sappiamo, anche le aziende vitivinicole.

Ma a cosa si devono questi nuovi scenari? La risposta sta nel  nuovo piano che si affaccia all’orizzonte ed è promosso dalla Federdoc e dal suo presidente Riccardo Ricci Curbastro. Si chiama “Piano nazionale di sviluppo per il comparto vitivinicolo di qualità” , ed è stato messo a punto da un team di manager con a capo Filippo Di Blasio direttore del piano che si è avvalso della collaborazione di Antonio Tropea Direttore Now! Research to Business. Mira a fornire assistenza tecnica, anche in affiancamento ai consorzi Doc aderenti all’associazione, tra cui il Consorzio dell’ Etna Doc, il cui presidente Giuseppe Mannino,  giovedì ha organizzato un incontro tra i soci e i relatori succitati firmatari del progetto. Che “punta al raggiungimento di obiettivi strategici di cresciuta del comparto vinicolo  su base nazionale, valorizzando le specificità locali per una durevole e strutturata affermazione a livello internazionale”.

Con quale strategia?  “L’obiettivo è quello di creare una dinamica di sviluppo sostenibile ottimizzando le risorse disponibili e attivabili attraverso l’utilizzazione dei programmi comunitari per aggirare le difficoltà e le lungaggini di progettazione che si riscontrano  in Italia,  a livello regionale”. Quali allora le proposte operative concrete? “Primo: garantire un modello comune per tutto il territorio nazionale; secondo: far diventare i piani di sviluppo dei Consorzi Doc uno strumento della programmazione locale il cui fine è quello di raggiungere le relative finanziabilità in tempi strettissimi rispettando le effettive disponibilità manifestate dal territorio. Anche attivando, in caso di irregolarità o di eccessivo ritardo nello svolgimento della liquidazione ordinaria, così come richiede la governance europea (e già in attuazione in tutta l’area comunitaria), un’Autorità di sostituzione” che intervenga quando le pratiche di liquidazione superano ritardi di oltre novanta giorni”. E poi c’è il territorio e ci sono anche somme significative riservate al comparto. “Già, voi dell’Etna – suggerisce Antonio Tropea – potreste mettere in piedi una rete di aziende che offre “I vini dei vulcani”. Il mondo, e i mercati, impazzirebbero. La rete con le vostre isole assieme ai Colli del Soave e quelli campani dei Campi Flegrei e dell’Irpinia avrebbero un’efficacia irresistibile. E qui soldi per la comunicazione sovrabbondano”.

Stefano Gurrera