Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, celebra il suo oro rosso, simbolo del rinascimento dell’enologia siciliana.
Il 19 e 20 ottobre le cantine Gulfi apriranno le porte per l’inaugurazione del Primo Simposio Internazionale sul Nero d’Avola, il principe dei vitigni siciliani. Il programma – che si può consultare sul sito internet dell’azienda agricola www.gulfi.it – prevede una tavola rotonda, moderata dal giornalista Ian Domenico d’Agata, alla quale parteciperanno l’enologo Salvo Foti e altri stimati conoscitori del vitigno a bacca nera. Sarà anche possibile partecipare ad una degustazione verticale unica per estensione di annate, etichette e microclimi.
Il Nero d’Avola è un nome che appartiene a pieno titolo all’epopea enologica dei secoli passati. Una storia molto antica, questa, che non si conosce mai abbastanza. Ecco il perché di questa importante iniziativa. Nel dialetto siciliano il Nero d’Avola era chiamato Calavrisi che non significa calabrese – come si è creduto per molto tempo – ma uva di Avola (Kaleu: uva e Aulisi: di Avola). Originario delle campagne di Avola, Noto e Pachino, il vitigno a bacca nera è stato protagonista di grandi esportazioni verso la Francia per migliorare i vini deboli e aspri. Soltanto di recente è diventato il principe dei rossi siciliani di invecchiamento, dando origine a grandi vini che la cantina Gulfi ha saputo declinare in vari modi grazie anche alla scelta di coltivare vitigni autoctoni (con l’unica eccezione dello chardonnay) e ad una passione per la vite mai sopita, che perdura già da tre generazioni.
L’azienda di Vito Catania, da tempo in prima linea per una viticoltura di tipo biologica e naturale, abbraccia un territorio di sessanta ettari distribuito nella Sicilia orientale tra le zone di Chiaramonte, Pachino e Randazzo sull’Etna e ha dato vita con le sue piante allevate ad alberello ad un paesaggio che è anche un monumento naturale unico nel suo genere. Un paesaggio incontaminato e intatto di una Sicilia che nella contraddizione ha sempre espresso il senso compiuto della sua lunga storia. A cominciare, scriveva Giuseppe Antonio Borgese, dal fatto di essere un’Isola non abbastanza Isola, meno che nazione più che regione.
Rosa Russo