Bere un bicchiere di Brunello di Moltacino dovrà sempre significare anche assaporare Montalcino e le dolci colline in cui nasce questo borgo della terra senese. E' ciò su cui punta il Consorzio che si prepara al grande appuntamento di febbraio.
Dal 21 al 24 – con le ultime due giornate 23 e 24 dedicate agli operatori del settore – avrà luogo l’Anteprima “Benvenuto Brunello 2014”, nel Chiostro del Museo di Montalcino, con la presentazione delle nuove annate in commercio del Brunello e degli altri vini a denominazione del territorio. All’interno della manifestazione la Commissione di tecnici appositamente istituita dal Consorzio assegnerà le stelle con la consueta posa della piastrella celebrativa della vendemmia e saranno assegnati i premi Leccio d’Oro 2014.
Abbiamo intervistato il presidente, Fabrizio Bindocci, sullo stato attuale del celebre rosso toscano, su prospettive di mercato, sulla nuova esperienza di promozione patrocinata dalla Regione Toscana e sul marchio Tuscany Taste. Ma prima qualche breve nota sul territorio e questo vino. Nel Medioevo il Brunello, in verità, era un torrente che scendeva dall’abbazia di Sant’Antimo attraverso una collina boscosa nel territorio intorno a Montalcino (ad oggi lo vorremmo immaginare di un bel colore rosso rubino tendente al granato). Storicamente, infatti, solo nella seconda metà dell’ottocento Clemente Santi, chimico e farmacista, iniziò a studiare le potenzialità di un clone del vitigno Sangiovese, il Sangiovese Grosso, localmente chiamato Brunello, per via del colore particolarmente scuro degli acini ed è precisamente nel 1865 che ebbe luogo la prima vinificazione in purezza di cui si ha notizia e il vino, appunto, fu battezzato con lo stesso nome dell’uva utilizzata per produrlo: Brunello.
A partire dalla seconda metà del ‘900 che inizia la consacrazione definitiva di questo vino a livello internazionale. Il primo dei riconoscimenti ufficiali risale al 1966, anno di attribuzione della Denominazione d’Origine Controllata, consolidato nel 1980 con l’assegnazione della Denominzione d’Origine Controllata e Garantita, primo vino italiano ad ottenerla con conseguente arrivo nel territorio di Montalcino dicapitali e imprenditori da fuori della Toscana. Grazie al Brunello e ad altri vini, Montalcino è diventato uno dei poli più importanti dell’enoturismo nel mondo con un giro d’affari intorno ai 160 milioni di Euro.
Ed è proprio subito al primo riconoscimento della D.O.C nel ‘67 che nasce il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, primo ed unico caso in cui il 100% dei produttori – circa 250 – sono associati. Questa particolarità e il rigido disciplinare, che caratterizza il Consorzio e i suoi associati, ha rappresentato in questi anni uno strumento di scrupolosa e responsabile autodisciplina, sollecitando un coagulo fra aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, così che le consolidate e sagge abitudini sono diventate una comune strategia per il successo qualitativo. Il Consorzio tutela, promuove e valorizza non solo Il Brunello di Montalcino ma anche i tre vini a denominazione di Montalcino: Rosso di Montalcino, Moscadello di Montalcino e Sant’Antimo.
L’attuale Presidente, Fabrizio Bindocci – direttore dell’Azienda Il Poggione della famiglia Franceschi – riconfermato dopo la prima nomina nel 2012 e altre esperienze direttive all’interno del Consorzio, sta portando avanti la ratio di questa particolare associazione di produttori che pur attuando delle politiche di sviluppo del prodotto, con particolare riguardo alle logiche dell’esportazione, non vuole discostarsi dalla storia e dall’esperienza del territorio da cui nasce.
Fabrizio Bindocci
Presidente, nel 2014 per la prima volta tutte le Docg toscane si riuniscono sotto un unico marchio per presentare al mondo le proprie eccellenze enologiche. Come giudica questo progetto promosso dalla Regione Toscana?
“Si tratta certamente di un processo importante, volto alla valorizzazione oltre che delle eccellenze “già consolidate”, anche delle altre importanti produzioni toscane.”
Crede che il marchio Tuscany Taste possa aiutare la sua denominazione e se si in che modo?
“Certamente significa “fare sistema” unitamente alle altre denominazioni toscane e ci attendiamo un successo importante per tutto il sistema vitivinicolo toscano di qualità”.
Il vino toscano oggi può ancora spendere il proprio “marchio di fabbrica” nel mercato internazionale o questo valore aggiunto inizia a essere minacciato dai nuovi territori enologici nati negli ultimi decenni e anni nei vari continenti?
“Il vino toscano di qualità ha ancora molto da spendere, soprattutto se legato al suo valore storico ed al suo inimitabile territorio. Con questi valori non può e non deve assolutamente sentirsi minacciato da nessun altro mercato e/o territorio”.
Com’è la situazione del Brunello di Montalcino nel mercato attuale? Come sono andate le vendite nel 2013 e quali prospettive ci sono per il 2014?
“Attualmente il mercato del Brunello di Montalcino è in continua crescita; il 2013 ha segnato un passo importante e le prospettive per il 2014 sono molto confortanti, soprattutto per l’apprezzamento da parte dei mercati internazionali”.
Se dovesse dare tre consigli ai produttori della sua denominazione quali sarebbero?
“I produttoridi Montalcino non hanno certamente bisogno di essere consigliati. Le cose che mi preme comunque ricordare è che sono loro gli ambasciatori del top del made in Italy e che la forza della nostra denominazione è legata alla loro grande professionalità, al loro amore per il territorio, al loro sapiente lavoro. Questo vale per tutti i produttori di Montalcino, dalla realtà più piccola a quella più grande”.
Valentina Paolini