“E’ più facile girare la Concordia che armare un mercato per i produttori come si deve”.
Lo dice Piero Sardo, presidente della fondazione Slow Food per la Biodiversità, che commenta l’allarme lanciato da Slow Food sull'attuale situazione in cui versa la filiera del formaggio nazionale a pochi giorni dal taglio del nastro di Cheese, in programma a Bra dal 20 al 23 settembre.
“La nostra filiera è una delle più complicate – ha detto -. C’è un mercato globale che fa fatica a riconoscere i piccoli e i piccolissimi produttori. Questo mondo è escluso e qui ci sta la grande tradizione casearia italiana. Dobbiamo anche dire che molti di questi produttori, a loro volta, si autoescludono. Ci sono tante realtà ancora al limite della legalità, che operano nel sommerso”. E addita un sistema burocratico, un sistema di norme e di certificazioni che non agevolano la produzioni artigianali. “I produttori agricoli si ritrovano una lista di documenti da presentare di dimensioni allucinanti – prosegue -. La asl e i veterinari considerano certe aziende come fossero la Nestlé o la Craft. La politica deve intervenire nel modo giusto. E uno dei modi più efficaci è mettere a disposizioni spazi, non tanto le risorse, che tanto quelle mancano, per organizzare mercati in modo facile. Invece vediamo i comuni che rognano da un lato, e i produttori che rognano dall’altro. Ma prima di tutto, in maniera urgente, deve aprire questo mondo ai giovani, invogliarli ad investire nell'arte casearia, agevolando forme di apprendistato e di collaborazione, eliminando il peso dei contributi sui datori di lavoro. Ricordiamoci che se chiude un caseificio si perde per sempre un prodotto”.
L’Italia di formaggi ne conta più di 400, di cui molti seriamente a “rischio d’estinzione” considerando la sempre più ardua sopravvivenza nel mercato. Per valorizzare e sostenere la filiera casearia gli step, conferma Sardo, sono sempre quelli: impegno da parte dei produttori nel garantire la qualità; vendita diretta e internet. Così precisa: “ “Insieme alla Francia rappresentiamo ben la metà della produzione mondiale. Un tesoro immane. Bisogna solo garantire canali dove vendere. Oggi, nonostante i tempi, si vende però non bene, purtroppo a quei prezzi irrisori che non rispettano le fatiche che i produttori artigiani devono fronteggiare e la qualità. Per vendere bene ci sono le strade. Una è quella dei mercati della terra, l'altra i gruppi di acquisto, che stanno crescendo e si stanno diffondendo, e soprattutto c'è da puntare sulla vendita on line”. Su cui l’Italia sconta un ritardo notevole. “Non è certo facile trattandosi di agroalimentare. Capisco che la gente vuole vedere, assaggiare e toccare, però una fetta di questo mercato si può sviluppare”.
Per tutelare uno dei patrimoni più vasti e antichi del Made in Italy, Slow Food ha lanciato la campagna “Salva un Formaggio”. “Abbiamo chiesto a tutti coloro che verranno a Cheese di segnalare il formaggio del loro territorio che merita di essere salvato. Catalogheremo le segnalazioni e le metteremo sull’Arca del Gusto”, conclude Sardo. Si tratta della lista che raggruppa e mette all’attenzione dei consumatori i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni dei diversi Paesi del mondo e che rischiano seriamente di scomparire per sempre.
Manuela Laiacona