“Non raccogliete funghi nei boschi che sono stati incendiati”.
È l’appello lanciato da Giuseppe Venturella, micologo del dipartimento di botanica dell’università di Palermo. Le prime piogge del mese di settembre hanno dato il via alla stagione dei funghi. Ma quest’anno la nostra regione è stata colpita da un numero incredibile di incendi. A farne le spese le aree boschive. Un danno che si ripercuoterà anche nella produzione di funghi, soprattutto per quelli simbionti, cioè che vivono in simbiosi con la pianta come i porcini o gli ovulo Buono (Amanita Caesarea). I boschi bruciano. Le piante muoiono. I funghi non riescono a crescere. “I funghi sono importantissimi nel delicato equilibrio di un bosco – spiega Venturella – ecco perché andrebbe fatta applicare una legge quadro del 1996 che consente, tra le altre cose, di sospendere la raccolta dei funghi nelle aree incendiate”. Nella nostra regione si trovano oltre 1.500 specie di funghi. Di queste solo 50 sono commestibili. Per diventare raccoglitore di funghi è necessario essere muniti di una “patente” che si ottiene frequentando un corso da 15 ore, “spesso non sufficiente a dare tutte le informazioni soprattutto ai neofiti”, spiega Venturella. Il consiglio è sempre lo stesso: nel dubbio non raccogliete il fungo. “E lasciatelo dove si trova”, dice Venturella. Il fungo, infatti, ha funzioni importantissime e fondamentali per la sopravvivenza di un bosco.
Giuseppe Venturella
Ci sono tre diverse categorie di funghi che si possono trovare nei boschi. Ognuna con delle caratteristiche ben precise. La prima categoria è quella dei funghi parassiti o patogeni: “In pratica attaccano la pianta e la portano fino alla morte. Un albero, per esempio, poi marcisce e cade, ma diventa nutrimento per il terreno sottostante”. La seconda categoria è quella dei saprofiti. Sono dei veri e propri spazzini, visto che riciclano le sostanze organiche che si trovano sul terreno. Infine i funghi simbionti. Il porcino per esempio. “Vivono in unione, in simbiosi con la pianta che li ospita attraverso le radici – spiega Venturella -. Il fungo dona alla pianta gli ormoni, i sali minerali e le vitamine, mentre la pianta dona al fungo gli amidi, visto che il fungo non fa la fotosintesi clorofilliana”. In Sicilia le zone maggiormente ricche di funghi sono il bosco della Ficuzza, le Madonie, i Nebrodi e l’Etna. Anche a tavola rischiamo di avere meno funghi dello scorso anno. “Nelle aree incendiate ci sarà una piccola produzione e probabilmente i raccoglitori penseranno a tenerli per sé piuttosto che venderli”, spiega Venturella. Ma per salvare un bosco val bene rinunciare ad un piatto di tagliatelle ai porcini.
Giorgio Vaiana