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L'anticipazione

Il Sangiovese in Sicilia alle falde dell’Etna: a maggio la presentazione di un nuovo vino

27 Febbraio 2016
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La sfida di un imprenditore che presenterà “Fictilia”, il primo vino biologico siciliano prodotto con il 100 per cento di uve Sangiovese prodotte in Sicilia


(Salvo Di Bella e Vincenzo Trigona)

di Davide Visiello

La Valle del Simeto, riserva naturale dal 1994, aironi, fenicotteri, la luna piena, una chiatta galleggiante al centro del lago Gornalunga, alcuni fortunati invitati, un vino.

A dir poco esclusivo sarà l’evento del prossimo 14 maggio, primo plenilunio del mese, quando Vincenzo Trigona, patron dell’omonima azienda agricola di Contrada Primosole a Catania, presenterà alla stampa e a selezionatissimi operatori del settore il “Fictilia” (dal latino “di creta”), primo vino biologico siciliano prodotto con il 100% di uve Sangiovese altrettanto siciliane.

“Crediamo molto nella nostra tradizione vitivinicola, per questo abbiamo rinnovato i vigneti della tenuta distrutti dagli alleati durante lo sbarco del 1943; contiamo, entro l’anno, di raddoppiare i due ettari e mezzo vitati e passare dalle 2.500 bottiglie attualmente prodotte a quasi 4.000 – annuncia Vincenzo Trigona, dal 1994 imprenditore cerealicolo e agrumicolo – . Il professore Attilio Scienza sostiene che il Sangiovese, vitigno per lo più diffuso in tutte le aree del centro Italia, abbia origini in Sicilia e mio zio Salvatore, Duca di Misterbianco, mi riferiva che già nel 1500, quando il feudo occupava 700 ettari, si producevano vini con uve Sangiovese e Grillo”.


(Duca Turiddu)

Precisamente, nella “Relazione per la Tornata CCLVI del Tribunato di Romagna” del 7 giugno 2014, Attilio Scienza ha dichiarato che “l’analisi delle parentele genetiche del Sangiovese ha evidenziato che gran parte dei vitigni che hanno contribuito al suo pedigree sono di origine calabrese e siciliana e sono i testimoni della viticoltura più antica della Magna Grecia, i padri nobili della nostra storia enologica: il Frappato, il Gaglioppo, il Nerello Mascalese, il Perricone, il Greco nero, il Catarratto ed il Ciliegiolo”.
Il lavoro di Vincenzo Trigona e dell’enologo Andrea Marletta si concretizza in due vini biologici, frutti di raccolte manuali, di rigide selezioni in vigna e di vinificazioni a parametri controllati: il rosso Duca Turiddu e il bianco Duchessa Rosina, 100% Grillo, dedicato alla nobildonna Rosina Li Destri, moglie del Duca Turiddu.

Il Duca Turiddu, che prende il nome dal Duca Salvatore Trigona di Misterbianco, è ottenuto per il 75% da Sangiovese e per il 25% da Cabernet Sauvignon, vinificati separatamente e affinati per circa 14 mesi in barrique di rovere di secondo e terzo passaggio. L’annata 2011 si presenta con un impenetrabile manto rosso rubino, al naso “vive” l’amarena matura e sfuma una leggera vaniglia tra note ferrose, humus e pepe nero. In bocca è rotondo e avvolgente: giusto equilibrio tra acidità e sapidità, tannino rotondo e ben levigato. La scia minerale lo rende vibrante. Diretto e saporito. Piace e la bottiglia si svuota.
“Le nostre due referenze sono al momento in carta in alcuni ristoranti tra cui il Principe Cerami dell’Hotel San Domenico a Taormina, ma saranno presto presenti in altre realtà ristorative importanti” – assicura Salvo di Bella, responsabile commerciale e marketing – “ A dire il vero, producendo poche bottiglie, a noi non preme vendere a tutti i costi il vino, più di tutto noi vorremmo che arrivasse il nostro messaggio: chi acquista i nostri prodotti deve essere consapevole della ricerca e della ricercatezza che c’è dietro ognuna delle nostre etichette e io personalmente sono sempre disponibile a incontrare i titolari di enoteche e ristoranti interessati al nostro marchio per raccontare la storia dell’azienda, la ricerca sui vitigni, la passione e la dedizione nella vinificazione e l’amore con cui produciamo”.

Le 1.500 unità numerate di Fictilia arriveranno sul mercato nel 2017, ma chi parteciperà alla presentazione potrà acquistarlo in prevendita con un limite di sei bottiglie per partita Iva.

Il Sangiovese in Sicilia potrebbe essere un’altra sfida vinta e un’ulteriore testimonianza delle reali potenzialità della biodiversità dell’Isola. Se si tratta di un vino sperimentale, di una bottiglia da collezione o di una vera chicca enologica, lo scopriremo solo bevendo. Di sicuro c’è che un Sangiovese siciliano non passa inosservato, né possono lasciare insensibili l’amore per la memoria storica e la passione viscerale di Vincenzo Trigona per i prodotti della sua terra. E, quando amore e passione si fondono con competenza e coraggio, raramente si fallisce.
Giacomo Tachis una volta disse: “Il Sangiovese sta all’Italia come il Cabernet sta alla Francia: sono vini che esprimono un’identità viticola e vinicola di un Paese”, oggi si può dire che quell’identità è di un Paese intero, è l’identità dell’Italia tutta. Isole comprese.