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L'allarme

Allarme di Federalimentare. Iva e Food tax una zavorra letale per gli italiani e il sistema agroalimentare

01 Marzo 2012
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Con l’iva e l’ipotesi di una food tax un colpo pesante tirato ancora una volta alle tasche degli italiani e al sistema agroalimentare.

 Il dato allarmante lo dirama il Centro Studi della Federalimentare. La portata di queste manovre consisterebbero nella sottrazione di risorse agli italiani per un valore di 3 miliardi di euro per la sola Iva. Una zavorra che potrebbe compromettere la crescita del made in Italy alimentare, l’export, e mettere a rischio anche posti di lavoro.
 
“L’industria alimentare italiana dice “non ci sto” all’ennesimo prelievo fiscale che avrà inevitabili ripercussioni sul potere d’acquisto degli italiani, prima, e dell’inflazione, poi. Un ulteriore freno che arriverebbe in un congiuntura difficile, con  prospettive di ripresa lenta e sofferta. Dopo il decreto salva Italia questo non doveva essere il momento delle iniziative per lo sviluppo? Una tassa sugli alimenti è la più odiosa delle tasse perché colpisce soprattutto i redditi medio bassi, imponendo scelte di consumo di peggior qualità e rinunce a momenti conviviali e di gratificazione”, afferma Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare
 
 
Secondo le stime del Centro Studi Federalimentare, applicare all’Italia i sistemi di tassazione sul cibo, scelti da pochi altri Paesi europei avrebbe risultati paradossali: si colpirebbe una fetta che può arrivare fino al 14% del carrello della spesa. Inoltre, l’inevitabile rincaro dei prezzi dei prodotti soggetti a tassazione avrebbe l’effetto di accelerare e rafforzare la tendenza alla flessione dei consumi alimentari domestici delle famiglie (-2% nel 2011, ma -8% se consideriamo gli ultimi 4 anni), effetto della crisi in corso. Dovendo spendere di più per prodotti comunque necessari, ai quali i consumatori non rinuncerebbero certamente, si spenderà di meno per altri, innescando la spirale dell’inflazione e rinviando la tanto attesa fase di rilancio dei consumi. 

Ricadrebbe quindi, secono la Federazione, un’immagine negativa quindi sul Made in Italy derivante dal fatto che fino al 14% dei nostri prodotti (quasi 3 miliardi di euro sul globale del nostro export) che varcano la frontiera sarebbero gravati da una tassa, applicata perché non considerati cibi sani, che ne comprometterebbe la migliore affermazione sui mercati internazionali.
 
Inoltre una ricerca di Format Research sulla reputation dell’industria alimentare italiana, realizzata a febbraio 2012 su un campione di 1000 manager di aziende alimentari ha rivelato che, oggi, per 2 aziende alimentari su 3 (66,1%) è prioritario offrire alimenti sempre più nutrizionalmente equilibrati e promuovere stili di vita salutari. Mentre 6 aziende su 10 (58%) rivelano che è centrale per il proprio business la capacità di fare innovazione, messa seriamente a rischio da questa ipotesi di tassazione.
 

C.d.G.