di Michele Pizzillo
Travel e ristorazione sono i settori che registrano il più severo calo dei consumi nel mese di ottobre, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Per il travel è addirittura un tonfo con una percentuale di -64,6%, mentre per ristorazione e food&beverage, il calo è del 27,2%. Questo il quadro emerso dalle rilevazioni registrate dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY che, però, prende in esame anche abbigliamento e non food. In questa occasione l’Osservatorio comunica anche i dati sui primi 15 giorni di novembre, che registrano -46,7% nella ristorazione e -48% nell’abbigliamento. E, quindi, si fa sentire il pessimismo dovuto al susseguirsi delle restrizioni territoriali, che blocca i consumi ed è indice di una situazione economica difficile che nel caso del travel registra una discesa inarrestabile, tanto che il -64,6%, porta a -60,3% il progressivo anno e -71,1% nel periodo marzo-ottobre, accentuando la desertificazione di aeroporti e stazioni per effetto della mancanza del turismo straniero e dell’indotto nel commercio, nei bar e ristoranti, che si riflettono di conseguenza sull’intera filiera.
Tant’è che Mario Maiocchi, direttore del Centro studi Confimprese, dice che “il mese di ottobre gela la lenta ripresa dei consumi. L’introduzione di misure restrittive nelle grandi superfici di alcune regioni e nella ristorazione, insieme a un clima di preoccupazione per il rinvigorire dei contagi e alla confusione generata nei consumatori da un susseguirsi di regole e limitazioni in continuo cambiamento e sovrapposizione nazionale, regionale e comunale, hanno contribuito a questa brusca inversione di trend. Il timore è che si possa prospettare ancora per i prossimi mesi un’alternanza di periodi simili al primo lockdown (-77,9%) e al post lockdown (-21,4%) con le pesanti conseguenze che si possono immaginare sulla tenuta del settore”. Infatti, aggiunge Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY “le vendite dei settori retail non-food e ristorazione hanno dimostrato di essere fortemente legate alle misure di limitazione dell’apertura dei punti vendita, mentre il consumatore ha dimostrato che, ove possibile, vuole ritornare a spendere e ad avere una vita sociale. Per il mese di novembre prevediamo cali differenziati a seconda del tempismo delle regioni nell’adottare le misure restrittive alle varie attività commerciali. Per fare un esempio, già ad ottobre si registrano 20 punti di differenza nella ristorazione tra il canale peggiore, high street -39%, e il migliore, outlet -19%”.
Inoltre, da una flash survey del centro Studi Confimprese emerge che nelle prime 2 settimane di novembre le politiche restrittive impattano fortemente sulle performance del comparto retail ristorazione e non food. Si accentuano le criticità del settore ristorazione con un trend fortemente negativo nelle vendite e una flessione media del -46,7% rispetto al periodo corrispondente del 2019. L’abbigliamento e accessori vede contrarsi le vendite del -48%, il non food limita i danni con un calo delle vendite pari al -19,3%.
Dall’analisi per aree geografiche, regioni e province, si arriva alla conclusione che flettono tutte intorno al -34%, tranne il Sud che chiude a -29,8%. A sorpresa la peggiore regione è la Campania con -31,5%, che supera Lazio -30,5%, Sardegna -28%, Liguria -27,8%, Toscana -27,6%, Lombardia -26,7%, Piemonte -24,2%, Emilia-Romagna -21,3%, Veneto e Friuli-Venezia Giulia -22,2%. Allenta la morsa il Sud, dove la Sicilia lascia sul terreno -20,5%, mentre Puglia -13,7% e Calabria -7,8% chiudono il mese meno in sofferenza.
Dai trend per città si vede che a conquistare la maglia nera è Firenze con -42,8% e -41% nel progressivo anno, seguita da Genova con 37,6%, Brescia -36,3%, Roma -33,5%, Venezia -33,4%, Napoli -32,1%, Torino -27,6%, Bologna -26,8%, Palermo -24%, Parma -21,2%, Padova -21%, Verona -17,9%. Mentre i trend per provincie riservano qualche sorpresa come, curiosamente, nella regione Puglia che è tra le migliori per performance, sia pure negative, il trend peggiore si registra nella provincia di Brindisi con una flessione del -36,3%, seguita da Foggia -28,7%, Lecce e Taranto -24,2%. La provincia di Genova chiude con numeri molto negativi: -35,7%. Male anche le province di Caserta -34%, Napoli -31,7%, Salerno -25%. In Veneto Venezia e Padova sono rispettivamente a -31,1% e -30,8%, Treviso -20,1%, Verona -15,6%, Vicenza -9,9%. In Piemonte peggio di Torino -28% fa Alessandria con -28,4%, seguita da Novara -21.3% e Cuneo -13%. In leggero recupero la provincia di Trento a -14,5%. E, guardando alla Sicilia, la peggiore è Catania con -28%, seguita da Agrigento -23,9%, Palermo -20,4%, Messina -8,7%. Questo è la situazione che si registra a pochi dalle decisioni che dovrebbe adottare il governo per assicurare le festività natalizie nella massima sicurezza.