Una ricerca durata tre anni ha stabilito di come le bollicine del consorzio contengano composti unici e che si ritrovano solo nelle uve prodotte in questi territori
Grazie a uno studio particolarmente importante e innovativo che ha permesso di attestare in modo inequivocabile il legame tra Trentodoc e il suo territorio di origine, evidenziando il carattere della “montagna”, il metodo classico trentino oggi può fregiarsi di una vera e propria carta di identità.
La ricerca, durata tre anni, è stata realizzata nell’ambito del progetto ”Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici”, con il coordinamento dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, la partnership con la Fondazione Edmund Mach e quella del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. I risultati verranno pubblicati entro la fine del 2015.
Avvalendosi di una strumentazione analitica innovativa (gascromatografia bidimensionale – spettrometria di massa) applicata per la prima volta ad uno spumante italiano sono stati analizzati 43 campioni di Trentodoc rilevando fino a 1.700 composti volatili (dieci volte in più rispetto a quelli fino ad oggi conosciuti e in quantità simile ai grandi vini rossi più complessi).
È emerso che ben 200 di questi composti, hanno concentrazioni caratteristiche per Trentodoc: in particolare un centinaio di aromi (che fanno parte della categoria dei composti volatili) vengono sintetizzati nelle uve a causa delle elevate escursioni termiche (e non, per esempio da processi di produzione) ed hanno un range di concentrazione elevato e peculiare della zona. È questo il dato che permette di evidenziare un chiaro legame con il territorio di montagna.
Se un metodo classico contiene spiccati valori riferiti a quei composti, significa che ci si riferisce a quelle uve e che quel vino non può essere altro che un Trentodoc.
Nella ricerca sono stati analizzati e presi in considerazione anche altri spumanti italiani ma nessuno di questi è risultato avere un numero elevato di concentrazioni riferite alle uve e alle escursioni termiche.
La Fondazione sta dimostrando con altri metodi, questa volta finalizzati alla tracciabilità geografica, che tutti i Trentodoc hanno un profilo (isotopico) fortemente identitario. Questo significa avere a disposizione oggi una banca dati di riferimento (basata sulla analisi degli isotopi di idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto e stronzio) utilizzabile per poter riscontrare analiticamente e dare piena garanzia della impronta che il territorio di montagna del Trentino conferisce alle uve e che da oggi è tracciabile con grande accuratezza fino dentro alla bottiglia.
Questa ricerca dà riscontro scientifico all’oggettivo legame fra il territorio e le bollicine trentine, rappresenta per l’Istituto Trento Doc una certificazione importante che rafforza in modo indiscutibile l’origine e l’identità di Trentodoc che, oggi più di ieri, si può definire l’unico metodo classico di montagna.
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C.d.G.