Un nuovo passo sulla tracciabilità.
La scoperta riguarda il vitigno da cui nasce il vino Made in Italy che sta conquistando l'estero. Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, condotta da Riccardo Petrini, ha sperimentato un innovativo metodo di tracciabilità ai mosti ottenuti da vitigni di Glera di 10 aziende vitivinicole nell'area di produzione del prosecco Doc del Veneto. I risultati della ricerca durata tre vendemmie consecutive, dal 2011 al 2013, sono stati appena pubblicati sulla rivista 'Food Chemistry'. Il progetto per la tutela e la valorizzazione del vino prosecco nell'area Doc Veneto coordinato dall'ateneo pisano è stato finanziato da Veneto Agricoltura in collaborazione con un consorzio di dieci aziende produttrici.
“Il nostro gruppo di ricerca – ha spiegato Petrini – è stato il primo ad applicare sul campo la sistematica isotopica dello stronzio (Sr) al riconoscimento delle zone di produzione del prosecco. Lo stronzio è affine al calcio nel sistema acqua-suolo-pianta e l'analisi della distribuzione dei suoi isotopi, attraverso la misura delle loro abbondanze nei suoli, uva e prodotti della vinificazione, si è dimostrato un tracciante efficace e innovativo per la definizione della zona di origine dei prodotti vitivinicoli in particolare e agroalimentari in generale”.
Il nuovo traguardo consentirà maggiore tutela dell'origine italiana nello scenario internazionale. “Nella commercializzazione di prodotti enologici – ha concluso Petrini – la domanda di mercato per il prosecco è in progressivo e costante aumento a livello internazionale, con un consumo superiore a un miliardo di bottiglie vendute negli ultimi 10 anni, dunque la sua tracciabilità ha particolare rilevanza poichè la certificazione della zona geografica di provenienza è tra i principali parametri che ne determinano il valore”.