“Dimostrata la riduzione dei rischi cardiovascolari”, uno dei dati presentati ad Oslo dalla ricercatrice Di Renzo dell'Univeristà di Roma Tor Vergata
Che il vino “naturale” faccia bene è oramai urlato da più parti, ma adesso lo dimostra anche la scienza.
Bere due bicchieri di vino rosso al giorno, da agricoltura biologica, con un quantitativo di solfiti al di sotto dei 50 milligrammi per litro, abbinato a tavola con cibi sani riduce del 20% l’ossidazione del colesterolo cattivo e quindi il rischio cardiovascolare. Anticipiamo uno dei risultati della ricerca presentata oggi ad Oslo al convegno/wine tasting organizzato da VinNatur, intitolato “Natural Wine and Human Health” che ha visto protagonisti i vini di sessanta vignaioli di Italia, Francia, Slovenia e Spagna. Lo studio è stato fortemente voluto da Angiolino Maule per dimostrare, una volta e per tutte, i reali benefici del vino naturale con dati alla mano, volendo bypassare, guru, credenze, filosofie e mode.
A condurre lo studio in laboratorio è stata l’equipe della Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica dell’Università di Studi di Roma Tor Vergata, condotta da Laura Di Renzo che ha esaminato i campioni di vino rosso rispondenti ai requisiti stabiliti da VinNatur. Un tipo di indagine che ha spostato il baricentro dell’analisi, non più studiando il prodotto dal campo alla tavola ma dal campo al consumatore. Parte centrale del protocollo, adottato, o del processo, è infatti chi beve il vino, in quali condizioni lo fa e con quali cibi in abbinamento. Così sono stati presi come riferimento pasti ad alto contenuto di antiossidanti e pasti ad alto contenuto di grassi. “E’ un passo fondamentale – ci spiega al telefono la Di Renzo da Oslo – il fatto che la chimica clinica e la genomica prendano adesso in considerazione gli effetti sul consumatore dal punto di vista anche della sostenibilità in termini ambientali, economici e salutistici”.
La riduzione del rischio cardiovascolare dovuta all’assunzione quotidiana di vino naturale è solo uno dei risultati clamorosi della ricerca, approfondiremo nei prossimi giorni ulteriori orizzonti e scenari che ne sono venuti fuori. Per il responso ha dovuto attendere mesi ma possiamo bene immaginare, davanti alla lettura dei dati, la soddisfazione provata oggi da Maule che da anni si spende per diffondere un certo approccio alla terra e ai suoi frutti, anche con fare a volte intransigente e rigoroso nei confronti degli stessi colleghi, da “pasionario” quale è. Ricordiamo che in occasione della kermesse che ogni anno accende Villa Favorita, prima e durante l’evento Maule stesso preleva, all’insaputa dei produttori, campioni di vino per testare, a sue spese e cosa non da poco, la rispondenza ai criteri di naturale stabiliti da VinNatur e la totale assenza di pesticidi, perché quel vino risulti “pulito”, “un atto dovuto nei confronti di chi lo beve e delle generazioni future” come non manca mai di ribadire.
Manuela Laiacona