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La ricerca

La ricerca: gli italiani non rinunciano al pane, crescono i consumi

26 Novembre 2012
pane pane

Possono continuare a demonizzarlo o a proibirlo ma il pane si continua a consumarlo. E ai tradizionali luoghi di vendita/promozione si aggiungono il web, le app e i servizi on line.

Altro che dictat di diete e nutrizionisti, il pane rimane uno dei piaceri quotidiani per eccellenza. Lo è per un terzo degli italiani. E' quanto emerge da una ricerca Swg, commissionata da Veronafiere per Siab, il salone dedicato alle tecnologie e ai prodotti legati a pane, pasta, pizza, pasticceria, in programma a Verona dal 25 al 29 maggio 2013, e illustrata a Roma agli Stati Generali della Federazione Italiana Panificatori, Panificatori-Pasticceri e Affini (Fippa).

Lo studio ha coinvolto consumatori, panificatori e imprese della filiera (un campione di 800 maggiorenni residenti in Italia). Il mercato tiene anzi cresce. Principe della tavola, viene sempre più consumato fuori e di più rispetto a cinque anni fa, il trend segna un aumento dal 9 al 13% nelle pizzerie e bar, il 21% nei ristoranti e nelle trattorie. La quantità media acquistata passa dai 496 grammi a settimana del 2010 ai 500 del 2012. 

Il 63%  dei consumatori valuta ''molto utile'' l'introduzione della denominazione 'pane fresco' per il pane prodotto in giornata e non sottoposto a trattamenti di conservazione; piu' della meta' degli intervistati (52 per cento) vede negativamente l'aggiunta di additivi e di miglioratori nella preparazione di prodotti da forno dolci e salati. Mentre il 70% dei consumatori crede che sia molto utile introdurre l'obbligo della dicitura pane conservato per il pane che ha subito una qualche forma di trattamento per la conservazione.

Secondo il campione, il risparmio medio di chi sceglie il panificio per mangiare sfiora i 3 euro a pasto. Il 7 % degli italiani lo sceglie abitualmente (mangiano in panificio piu' o meno spesso) per un pasto rapido ed è  una tappa frequente per un rimanente 12 per cento (che sceglie il panificio saltuariamente).

Certa è  la varietà  nell'offerta. Ogni attività, valuta la Fippa, produce sempre di piu' secondo i canoni della varietà: almeno 30-40 tipologie di prodotti di pane, dolci o salati. L'opportunità è stata aperta dal decreto liberalizzazioni del 2007, che consente ai panifici di offrire pasti veloci. Da luogo di acquisto il negozio è sempre più punto di ristoro di qualità. 

C.d.G.