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I dottori imparano a cucinare: e se il cibo diventasse la medicina del futuro?

11 Novembre 2015
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Saper preparare un piatto sano in casa, negli Stati Uniti, è una materia da sostenere all’Università.

Non è Lercio, il popolare sito satirico, ma una notizia vera che arriva da Tulane in Louisiana e che riporta il Corriere della Sera.
Dal 2012, presso la facoltà di medicina de l’University School of Medicine, oltre le classiche materie, si insegna a cucinare pasti sani e fatti in casa.
L’università della Louisiana ha fatto da apripista a questa novità. Adesso il 10 per cento delle facoltà di medicina o delle scuole per infermieri o di materie mediche negli Usa utilizza il programma della Tulane per insegnare agli iscritti a cucinare. L’università ha anche messo a punto dei programmi specifici per fornire una certificazione di “medicina culinaria” a medici, assistenti, infermieri, farmacisti e dietisti. Il programma, sviluppato con la scuola di cucina Johnson & Wales, aiuta i medici a dare ai pazienti consigli davvero salutari. “Non stiamo parlando di nutrizione, stiamo parlando di cibo”, dice Tim Harlan, che è sia un cuoco che un medico e guida il Goldring Center for Culinary Medicinedi Tulane.

In pratica, vengono tradotti i principi evidenti di una dieta salutare, come quella mediteterranea, per la cucina americana. Questo include una riflessione sui costi, così come tiene contro delle malattie principalmente legate all’alimentazione (come l’obesità), spesso tra l’altro preponderanti nelle comunità a basso reddito, per esempio quella di New Orleans, a cui la cucina di Tulane serve i pasti. E questo discorso è utile anche per la formazione degli aspiranti medici, dice Harlan, che si trovano di solito a fare i conti con un bilancio ristretto. 
Le lezioni pratiche di cucina sono integrate con lezioni teoriche: per due anni si insegnano i principi della dieta mediterranea e le competenze base relative al cucinare. Si stanno sviluppando anche dei corsi per gli studenti del terzo e quarto anno che si occupino di alimentazione e malattie specifiche come l’insufficienza cardiaca, l’Hiv e la celiachia.

I promotori del programma sperano sarà parte di un importante cambiamento nel modo in cui i medici comunicano con i loro pazienti rispetto alla nutrizione. Uno studio del 2001 dell’American Journal of Preventive Medicine infatti ha evidenziato come meno della metà dei medici americani di base offra ai pazienti consigli specifici su dieta, attività fisica o controllo del peso.
Due studi separati hanno mostrato l’efficacia del programma di Tulane, sia per i pazienti, sia per gli studenti di medicina. Il primo ha esaminato i pazienti con diabete di tipo 2: coloro che hanno partecipato al programma hanno visto un forte calo del colesterolo totale, mentre chi non ha partecipato ne ha visto un aumento. Il secondo ha scoperto che gli studenti di medicina hanno imparato a considerare importanti i consigli nutrizionali per i loro pazienti, ma anche per se stessi. Infatti nel corso del secondo anno mangiavano molta più frutta e verdura rispetto a prima.

Harlan si aspetta un cambiamento epocale nel modo in cui i medici potrebbero trattare le malattie croniche. Alla James Beard conference, Sam Kass, ex chef della Casa Bianca, consulente per le politiche nutrizionali per la James Beard Foundation che è un’istituzione negli Usa quanto al “mangiar bene”, ha descritto un futuro in cui i medici scriveranno ricette al posto di prescrizioni e le compagnie di assicurazione considereranno il cibo come una spesa rimborsabile. Tim Harlan prevede che i piani di assistenza medica alla fine comprenderanno la pianificazione del menù, le ricette e forse anche un programma che permetta ai pazienti di acquistare e avere gli ingredienti giusti per cucinare in modo salutare, un po’ come avviene per i celiaci: “Chiamatemi tra 10 anni e vedremo se è vero”, ha concluso Harlan alla conferenza.

C.d.G.