Non solo la peronospora, tutta la vendemmia ha un aspetto a macchia di leopardo.
Un enologo che può giudicarla guardandola dall’alto lo abbiamo individuato in Vincenzo Bambina (nella foto). “L’unico terrone” che ha ottenuto consulenze in Alto Adige, Sardegna e Calabria. Vi pare poco? «Un mio pronostico sulla vendemmia 2011? Appena sarà finita la fermentazione conoscerete un mio giudizio!». Lui è così, cammina per paradossi. «Si dice “con meno quantità maggiore qualità”, E’ un’ altra corbelleria – continua – chi fa un chilo di uva fa molto peggio di chi ne fa tre! E ve lo dimostro – incalza l’enologo – perché se una vigna cresce bene e cresce in un pedoclima vocato non ha senso farla produrre poco. Nella vite come nel vino ci deve essere equilibrio tra la parte vegetativa e la parte produttiva. Se una parte produce meno rispetto all’altra si crea uno squilibrio vegeto-produttivo. Se maggiore è la parte vegetativa a soffrirne sarà l’uva e poi il vino. Il vino stesso finirà per diventare cotto, marmellatoso, concentrato. Se troppa sarà l’uva soffrirne sarà la parte vegetativa. Su questo aspetto abbiamo molto lavorato col mio socio Nicola Centonze. E questo ci consente di aggiungere un secondo concetto. Che la Sicilia soffre di tutti questi contrasti per colpa di tanti colonizzatori approdati qua da noi portando protocolli non adatti alla Sicilia. Ma copiandoli e trasferendoli dal Piemonte, dalla Borgogna, dalla California e persino dall’Australia. Per far diventare la Sicilia la California d’Italia e l’Etna la Borgogna di Sicilia. Avrebbero dovuto cogliere i buoni concetti dell’enologia e adattarli ai terroir dell’isola. E capire che il sole non è tutto, Che l’alcol serve a poco. Troppa struttura storpia e che a vincere sono i vini eleganti cresciuti ad una temperatura che questa estate del 2011 sta bene esprimendo. E che i vini bianchi e longevi sono quelli da uve a tarda maturazione, vedi l’Alsazia, il Reno, la Mosella lo Chablis e i vini altoatesini. Se ci fate caso tutti vini che esprimono tanto bene il territorio quanto la loro eleganza. E il miglior rosso del mondo? Il Pinot della Borgogna che nasce e cresce tra le frescure dei sue terroir. Dunque concludo: avere avuto un’annata di temperature miti è stata per la Sicilia una grande fortuna. Speriamo che sia anche una grande annata».
S.G.