Le riflessioni di alcuni produttori per il nuovo Consorzio dopo un viaggio in Francia. “Prima dei vini, il territorio”
Vigneto Clos Vougeot
Un documento che possa tracciare le linee guida delle attività del Consorzio di Tutela della Doc Sicilia sul modello della Bivb, il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne.
E’ la proposta, o meglio la sfida, che Josè Rallo, uno dei volti di Donnafugata, una delle cantine più importanti del panorama siciliano, ha lanciato ai 40 compagni di viaggio al rientro dal tour in Borgogna e nel Beaujolais promosso dall’Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia, e compiuto qualche giorno fa. La produttrice è tornata a casa con i bagagli pieni di propositi e di spunti di riflessione. Considerazioni inevitabili, alla luce di un confronto con i titani del vino, con un territorio grande un quinto della Sicilia ma con un valore per ettaro alle stelle e un giro di affari, in termini di bottiglie vendute, di 1,2 miliardi di euro.
La delegazione siciliana in visita
Ad andare tra i grandi produttori di vino del mondo una delegazione guidata da Lucio Monte, responsabile dell’area tecnico-scientifica dell’Irvos, e da Gianni Gardina, enologo a capo del laboratorio centrale dell’istituto, composta da produttori, manager del vino, esperti di comunicazione provenienti dalle diverse realtà vinicole dell’Isola. L’itinerario ha toccato cantine storiche, musei, licei, istituzioni, intervallando degustazioni alla presenza di illustri dell’enologia francese, come Bernard Hudelot, produttore anticonformista, docente di enologia alla Facoltà di Digione e fondatore di Chateau de Villars Fontaine.
Degustazione con Bernard Hudelot
Vigneto nella Côte de Beaune
L’impatto con quella realtà ha restituito a ciascuno dei testimoni venuti dal centro del Mediterraneo una sola e unica immagine: un sistema vino perfettamente compatto, funzionante, coerente ad ogni livello, dalle stradine dei tanti paesini che costellano la regione alle cantine medievali dove riposano i vini tra i più richiesti a tutte le latitudini. Una lezione di vita e di managing. “Tutte le realtà che abbiamo incontrato, dai viticultori ai negociant, dal Licée Viticole al Bivb, iniziavano la loro comunicazione parlando in generale della Borgogna, dando le stesse informazioni e usando lo stesso linguaggio. Questo è certamente favorito dalla dimensione del territorio ma è anche il frutto di una presenza forte di due importanti istituzioni, il Licée Viticole e il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne, che lavorano per una cultura di territorio omogenea”, racconta Josè Rallo. Sono state queste due le tappe che hanno sorpreso di più i visitatori, vere e proprie fucine dove vengono forgiati gli uomini del vino di domani, le figure chiave del comparto, dagli enologi ai professionisti del marketing e dell’accoglienza, e dove vengono programmati piani di comunicazione e di commercializzazione.
Territorio, tecnica, economia e comunicazione: è il paradigma vincente del modello Borgogna custodito e tramandato in questi templi di alta formazione e di sostegno del settore (già il motto utilizzato dal Liceo fondato nel 1884 la dice lunga sullo spirito borgognone: “Formarsi al Liceo Viticolo di Beaune, significa essere pronti a vincere in un’Europa senza confini”). Il Bivb assolve principalmente a quest’ultimo compito. Interamente finanziato dal privato, ciascun produttore contribuisce in base ai litri prodotti/venduti e al livello di importanza della denominazione. Nessun intervento da parte della politica. “La presenza dell'iniziativa privata è importantissima – continua la Rallo – e quel che si vede anche predominante. Un'istituzione come il Bivb, con la sua natura strategica orientata al marketing e alla commercializzazione, oltre che alla ricerca e sviluppo e ai controlli qualità, non credo che si ponga in modo subalterno alla politica. Anzi sarà di forte orientamento per l'attività normativa e di finanza agevolata. Mi viene in mente il caso delle muffe nelle cantine e quindi il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Tali muffe, così come a Bordeaux, sono davvero impressionanti e non le abbiamo trovate solo nelle cantine storiche, ma persino nelle cantine di recente costruzione. Penso che la norma europea sia uguale per tutti, evidentemente ci sono associazioni di produttori, vedi il Bivb di Borgogna, che riescono ad ottenere deroghe da una pubblica amministrazione che sposa le loro esigenze”.
Il fare sistema è la chiave di tutto. Come non ha potuto fare a meno di riportare anche Gianni Gardina: “L’incontro con i dirigenti del Bivb è stato illuminante. Lavorano tutti insieme per difendere i vini della regione e valorizzarli. Gestiscono 10 milioni di euro, il collegio è composto da membri rappresentativi di tutte le categorie e le decisioni le prendono all’unanimità. Ripeto, all’unanimità”.
Degustazione/seminario sui territori della Borgogna
Per Lucio Monte da prendere come riferimento è la capacità di organizzazione: “I produttori, tutti gli attori che girano attorno al vino, sanno valorizzare i prodotti in un modo che noi non riusciamo a riproporre. Questo lo avevo già notato nella Champagne e in Borgogna trovo la conferma. C’è grande capacità di organizzarsi insieme, non sono singole realtà come da noi, lì è tutto il contesto che entra in gioco. Una condivisione da parte di tanti soggetti che capiscono che il valore del territorio e del loro vino è l’elemento fondamentale dell’economia”.
Da qui la considerazione sull’opportunità che in tal senso potrebbe dare la Doc Sicilia al sistema vino siciliano. “La nascita del Consorzio di Tutela della Doc Sicilia – alla stregua del Bivb – afferma Josè Rallo – favorirà anche sul nostro territorio la nascita di una cultura unitaria sulla quale poi ogni produttore potrà innestare la sua storia personale. Quello che ho proposto ai miei compagni di viaggio è di creare un “documento collettivo” nel quale raccogliere tutti i nostri suggerimenti. Passando dalle parole ai fatti edassumendoci in modo democratico le nostre responsabilità”. L’iniziativa sarebbe stata accolta con favore.
La formula della Borgogna, gioco di squadra a parte, attinge il suo successo dal territorio. “Lo mettono al di sopra di tutto – dice la Rallo -. Anche dell'interesse personale. C'è la difesa della classificazione dei suoli da cui discende la differenziazione in Grands Crus, Premiers Crus, Appelation Village e Appellation. Si tratta di un sistema estremamente rigido che viene rispettato e sfruttato nella comunicazione di ogni singolo borgognone come fattore di prestigio. Come ci ha detto una professionalissima “enotecara” alla quale ci siamo rivolti per una degustazione: “la Classificazione non riguarda i vini, ma i territori. Il prezzo stesso è legato alla qualità del terreno e alla quantità di bottiglie che si producono. Al di là di queste rigide gabbie, dentro al bicchiere ogni produttore fa la sua battaglia. E il più bravo compratore sarà quello che senza farsi condizionare dall'etichetta saprà trovare il vino migliore al prezzo migliore”.
M.L.
La delegazione siciliana in un momento di pausa a tavola a Venoux
Ecco i partecipanti al viaggio studio in Borgogna cantina per cantina.
TERRE DI NOTO
Antonino Di Marco
Grazia Lorefice
EMMI VERUCCIA
Giovanni Raiti
Pietro Di Giovanni
AITALA
Rocco Trefiletti
MAGGIO VINI
Massimo Maggio
Rosario Li Volsi
ZISOLA
Gaetano Di Pino
Anna Stella
SANTA TRESA
Angelo Marangio
FATTORIE ROMEO DEL CASTELLO
Chiara Vigo
VALLE DELL’ACATE
Giuseppe Romano
Rosaria Guastella
VINI BILLOTTA
Andrea Giuffrida
Andrea Marletta
ENOETNA
Luciano Rigaglia
FAZIO WINES
Filippo Angileri
CEUSO
Roberta Melia
TERREMAZAR
Gaspare Lucchese
FONDO ANTICO
Lorenza Scianna
VINO LAURIA
Vito Lauria
PLANETA
Patricia Toth
Vito Gambino
DONNAFUGATA
Jose’ Rallo
Marta Gaspari
TERRE DI SHEMIR
Salvatore Di Trapani
COLOMBA BIANCA
Leonardo Taschetta
EUROPA
Giuseppe Genna
POSSENTE VINI
Antonio Possente
Stefano Cammarata
SETTESOLI
Vito Di Carlo
Donato Lo Vecchio
STOCCATELLO VINI
Renzo Barbera
Ignazio Amato
Foto: Josè Rallo e Sandra Pizzurro