Affrontare la battaglia sullo scaffale diversificandosi con un prodotto di categoria superiore, che sia certificato dall'alta qualità italiana.
E' quello che esortano a fare Unaprol e Cno, le due organizzazioni nazionali dei produttori di olio di oliva che parlano di una possibilità di diversificare l’offerta degli extravergine in nome dell’alta qualità Made in Italy. La fascia degli extravergine sarebbe troppo ampia in termini di gamma di prezzi con forti differenze (+120%) tra le quotazioni degli oli Dop e Igp e il prodotto extra di base e ci sarebbe in mezzo a questa forbice, come dicono i dati sulla produzione e vendita, una vasta area di potenziale valore che non trova proposte coerenti in grado di posizionarsi.
Massimo Gargano, presidente di Unaprol: ” Si percepisce l’esigenza di uno strumento accessibile per tutti gli operatori che agevoli una comunicazione più efficace relativa ad un prodotto di categoria superiore. All’esame della Conferenza Stato-Regioni c’è il testo del decreto ministeriale, in via di definizione da parte del Mipaaf, che dovrà istituire il Sistema di Qualità Nazionale per l’olio extra vergine di oliva di alta qualità. Una corsia preferenziale – ha concluso – che in aggiunta alla legge salva made in Italy dell’olio extra vergine di oliva recentemente entrata in vigore, potrà far affiorare quella qualità diversa e distintiva del nostro olio rispetto agli standard stabiliti dalla regolamentazione comunitaria vigente sulla denominazione di origine obbligatoria in etichetta e sui claims salutistici”.
“Il riconoscimento di una nuova tipologia di prodotto, in accordo con le opportunità offerte dal Sqn – ha affermato Pietro Sandali, direttore generale di Unaprol – risponde alla prospettiva di assicurare agli operatori olivicoli più virtuosi, uno strumento oggettivo e ufficiale per differenziare il proprio prodotto facendo leva su una serie di valori che richiamano aspetti connessi alla salute, al benessere, all’ambiente e alla responsabilità sociale dell’impresa, oggi sempre più apprezzati da parte dei consumatori dei paesi sviluppati”.
Ci sarebbe quindi spazio per un aumento dei consumi dell’olio extra vergine di oliva di qualità in Italia e nel mondo, alla luce anche dell'ultimo trend riguardante la quota dell’extra vergine confezionato. Nel 2011, sul totale dell’olio di oliva, si è attestata al 77% dopo tre anni in cui era ferma al 76%.