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La polemica

Parmigiano e Grana contro Masterchef: “Non usino più il Parmesan nelle loro ricette”

06 Marzo 2015
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(Masterchef nell’edizione italiana è condotta da Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich)

Nelle ricette proposte dalla trasmissione Masterchef nei diversi continenti, dall’Australia agli Stati Uniti si parla spesso di Parmesan invece che di Parmigiano Reggiano o di Grana Padano.

È quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare l’importanza di rispettare la tradizione produttiva italiana nella popolare trasmissione televisiva che è seguita da milioni di spettatori a livello internazionale. La cucina – sottolinea la Coldiretti – ha un grande valore culturale ed è chiamata a svolgere un valore un ruolo determinante nel difendere far conoscere le tradizioni alimentari e con esse la vera identità dei prodotti impiegati. Invece nei siti ufficiali della trasmissione Masterchef dei diversi continenti, dalle Americhe all’Oceania si fa spesso riferimento a piatti che hanno come ingredienti il Parmesan anche quando – precisa la Coldiretti – fanno esplicito riferimento a ricette italiane. Sul sito ufficiale di Masterchef Australia ad esempio si parla infatti di “Pasta con mais, erbe e Parmesan” e di “Risotto al Parmesan con uovo cotto in camicia” o addirittura di “Pomodoro basilico e bruschetta al Parmesan”. La situazione non cambia In Usa tra le ricette di Masterchef Usa junior ci sono la “Pasta condita con olio di oliva e Parmesan” o il “Pollo al Parmesan”.

Siamo di fronte – sostiene la Coldiretti – ad una situazione che alimenta una grave incertezza sulla reale origine dei prodotti utilizzati poiché il Parmesan è l’imitazione più diffusa del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano nel mondo, con una produzione che solo negli Stati Uniti tra Wisconsin, California e New York arriva a 120 milioni di chili all’anno, ma elevati quantitativi si realizzano anche in Australia dove si commercializza addirittura Parmesan con il marchio Perfect italiano, che non ha nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Si tratta di imitazioni che fanno concorrenza sleale al vero Parmigiano Reggiano che è realizzato secondo un disciplinare approvato dall’Unione Europea che prevede tra l’altro che il latte provenga da determinate zone del territorio nazionale, il divieto nell’uso di insilati, additivi e conservanti nell’alimentazione del bestiame, una stagionatura che varia da 12 a 24 mesi, l’impiego di 14 litri di latte per produrre un chilo di formaggio e 550 per produrre una forma dal peso medio di 40 chili.

Confondere il Parmesan con il Parmigiano Reggiano e Grana Padano mette a rischio – sottolinea l Coldiretti – c’è un sistema produttivo Made in Italy che vale complessivamente quasi 4 miliardi di fatturato con il Grana Padano che si colloca al vertice delle produzioni italiane tutelate dall’Unione Europea con un volume di affari che vale 1,5 miliardi al consumo nazionale e 530 milioni mentre il Parmigiano Reggiano si colloca al secondo posto con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all’export. Il problema è però soprattutto culturale e la Coldiretti sottolinea l’importanza che sul tema intervenga anche il pool di cuochi stellati chiamati giustamente a raccolta in vista di Expo 2015 dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina con l’obiettivo di valorizzare il grande potenziale inespresso della cucina italiana dentro e fuori i confini nazionali.

C.d.G.