(Antonio Capaldo)
“Cogliere l'essenza di un territorio straordinario qual è l'Irpinia”. Così Antonio Capaldo, patron di Tenute Capaldo ha presentato e svelato il nuovo vino, Goleto, il Greco di Tufo Docg.
Con questo vino la famiglia Capaldo – già proprietaria della cantina vitivinicola Feudi di San Gregorio – punta a valorizzare la capacità dell’Irpinia di produrre vini bianchi di eccezionale qualità e grande longevità. “Con Goleto vorrei rendere omaggio al profondo legame della mia famiglia con l’Irpinia – spiega Antonio Capaldo – L’esperienza di Feudi di San Gregorio ha permesso, a me e alla mia squadra, di conoscere a fondo lo straordinario potenziale del nostro territorio; nel tempo, abbiamo selezionato i vigneti maggiormente espressivi, veri e propri “fazzoletti di terra” disposti lungo le contrade più vocate, e ne abbiamo vinificato le uve in una vera e propria “cantina nella cantina”, con scelte talvolta diverse rispetto alle nostre abitudini. Nei quasi dieci anni di sperimentazione che hanno preceduto la prima annata “ufficiale” di ciascun vino, ci siamo messi in gioco ad ogni stagione, in vigna e in cantina. Questi vini sono nati così, con i piedi piantati bene a terra e lo sguardo rivolto alle generazioni che verranno.”
Goleto proviene da appena 2,5 ettari situati nell'areale di San Paolo nel comune di Tufo, da piccoli appezzamenti di vigna selezionati lungo le contrade più vocate (Cicogna, Laura e Nassano), ciascuno dei quali scelto per la capacità di esprimere nel bicchiere il territorio in tutta la sua autenticità espressiva. Qui le piante hanno dai 25 ai 35 anni di vita e si fondono in una molteplicità di modi e culture di coltivare la vite. La raccolta avviene a mano e varia a seconda dell'andamento climatico dell'annata e dell'esatta maturazione delle uve. La fermentazione è in acciaio mentre l’affinamento per l'80% della massa avviene in rovere per un anno e per il restante 20% in anfora. Il vino sosta poi 12 mesi in bottiglia. La prima annata, la 2017, è stata prodotta in 5.994 esemplari.
Il nome prende ispirazione da un luogo magico, avvolto di luce e mistero, quale appunto l'abbazia del Goleto, risalente al XII secolo ad opera di San Guglielmo e parzialmente distrutta dal terremoto del 1980. Essa resta ancora oggi un simbolo dell’Irpinia, conservando intatta la sua meravigliosa bellezza senza tempo. E questo vino, attraverso il suo nome e la sua unicità, diventa un tributo al fascino e alla storia dell’Irpinia, così ricca e così autentica in ogni suo angolo. Goleto, in uscita per il prossimo 18 novembre, e a cui seguirà nel 2020 un Taurasi Riserva dell’annata 2015, sarà disponibile in prenotazione e in pochissimi esemplari, poiché 2.000 bottiglie usciranno dal mercato ed entreranno a far parte della cantina storica di famiglia.
C.d.G.