Cerimonia conclusiva per il progetto Iscocem che ha coinvolto le università di Palermo, Catania, Reggio Calabria, Bari e Foggia
(Il gruppo di nuovi esperti di cerealicoltura Meridionale)
Biofenoli, licopene e isoprenoidi. Sono le tre sostanze aggiunte alla pasta che la rendono ancora più benefica per il corpo umano. Questa una delle principali novità che è stata presentata oggi allo Steri a Palermo durante la giornata di conclusione del progetto Iscocem, Sviluppo tecnologico e innovazione per la sostenibilità e competitività della cerealicoltura meridionale.
Con questo evento, si chiude, almeno per quel che riguarda l’attività di alta formazione, il progetto PON01_01145 – Iscocem, finanziato con fondi Pon. Il corso è stato organizzato dalla Fondazione Angelo e Salvatore Lima Mancuso (soggetto attuatore) con la partecipazione delle Università degli studi di Palermo, Catania, Reggio Calabria, Bari e Foggia.
All’evento, moderato da Salvatore Tudisca, sono intervenuti il rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla; Cesare Piacentino, presidente della fondazione Mancuso; il sottosegretario al Ministero della Politiche Agricole, Giuseppe Castiglione; Gaetano Amato, responsabile scientifico del progetto di ricerca Iscocem; Amedeo Alpi, esperto scientifico del progetto Iscocem; Stefano Colazza, responsabile scientifico del progetto Iscocem.
Il progetto, parte di un programma complessivo nazionale, finanziato con 2,5 milioni di euro, si è sviluppato su due binari: il primo sulla creazione di “Tecnici di ricerca nel settore della cerealicoltura meridionale”, riservato a dieci diplomati selezionati da un bando pubblico; il secondo riservato agli esperti di ricerca industriale meridionale, selezionati tra laureati nelle università di Palermo, Catania, Reggio Calabria, Bari e Foggia.
Una consegna di attestati, quella di oggi, che rappresenta l’inizio di un nuovo percorso lavorativo e non certo la fine di un percorso lungo, difficile, ma molto importante dal punto di vista culturale. I ragazzi hanno affrontato un lunghissimo percorso di formazione, durato oltre 2.000 ore, con metà di queste trascorse sul campo, a studiare un fenomeno, come la cerealicoltura meridionale, sempre più di interesse mondiale.
“Il Sud Italia ha grandi specificità nel campo dei cereali – ha detto il professore Giuseppe Di Miceli, coordinatore e responsabile del corso -. Sorprende che l’Italia sia il primo paese importatore di grano duro ed il primo esportatore di pasta”.
Proprio la pasta è stata al centro del progetto di ricerca. I ragazzi hanno ricreato nei laboratori, utilizzando tecnologie avanzatissime, pasta contenente biofenoli, isoprenoidi e licopene. Tre sostanze che fanno benissimo all’organismo, avendo caratteristiche anti-ossidanti ed agendo in maniera benefica sui livelli di glicemia, colesterolo e proprietà benefiche sulle coronarie. I trial medici di sperimentazione partiranno a breve e presto questa pasta, tutta Meridionale e tutta prodotta con grani italiani e da aziende italiane, potrà essere nei nostri supermercati.
“Ma il progetto – ha aggiunto Di Miceli – ha puntato su un’agricoltura moderna ed innovativa, che sia attenta all’ambiente ed alla valorizzazione delle varie biodiversità”.
Proprio l’attenzione al mondo dell’agricoltura è stata al centro dell’intervento del rettore Roberto Lagalla: “Abbiamo notato come ci sia stato un aumento esponenziale delle richieste di iscrizione all’ex facoltà di Agraria. Segno questo che i giovani hanno compreso le grandi opportunità che derivano dal mondo agricolo. Il successo del progetto, però, è dovuto principalmente al corso di alta formazione: solo attraverso la conoscenza, infatti, si possono ottenere risultati eccellenti”.
“Quando parliamo di agricoltura, di cambiamenti climatici, di risorse idriche – ha detto il Sottosegretario Castiglione – non possiamo non tenere conto dei processi di formazione. L’agricoltura deve guardare anche ai grandi scenari mondiali ed all’opportunità che, ne sono sicuro, avverranno tra breve. L’Italia, paradossalmente è deficitaria nella produzione di soia, mais e grano duro. E questo mi sembra assurdo. Così come il fatto che il nostro Paese non riesca a spendere i fondi europei destinati a questo settore. La nuova programmazione dovrà essere fatta in maniera più proficua, tenendo conto anche di progetti come quello dell’Università di Palermo che potrà diventare vero fiore all’occhiello di tutto il Meridione”.
“Un progetto ambizioso – ha concluso Piacentino – e molto impegnativo. Credo che il valore aggiunto di questa iniziativa sia il fatto che siano state create nuove opportunità di lavoro in Agricoltura, veri esperti a cui le aziende del settore non potranno rinunciare. Inoltre ha permesso di dimostrare di come la Fondazione Angelo e Salvatore Lima Mancuso sia un centro di alta formazione nell'ambito della ricerca e dello sviluppo tecnologico”.
C.d.G.