Promuovere la biodiversità collettiva e responsabilità ambientale. Con questi obiettivi è nato il “'Comitato Promotore Montalcino Bio”, formato da 47 imprese della cittadina toscana, tra cui alcuni produttori di vino Brunello di Montalcino.
La maggior parte dei firmatari sono viticoltori e agricoltori, ma ci sono anche un farmacista, un architetto e un macellaio. Ad ideare l’iniziativa, Bruno Dalmazio, il proprietario del più grande negozio di vini di Montalcino.
“I visitatori di Montalcino sempre più chiedono prodotti che siano biologici o che abbiano un impatto ambientale ‘zero’ – dice Dalmazio a Decanter -, sia che si tratti di Brunello di Montalcino, di vini o del nostro miele locale, dell’olio d'oliva, o di biscotti appena sfornati. I consumatori vogliono anche alta qualità, non solo le etichette. La BioDistretto offre un meccanismo specifico per trattare le malattie e i parassiti. E i commercianti locali come me possono utilizzare le risorse naturali in modo più sostenibile”.
Accanto a Dalmazio, un altro promotore è stato il conte Francesco Marone Cinzano, del Col d'Orcia, che possiede il più grande vigneto biologico certificato di Montalcino, con i suoi 147 ettari.
“'Questa iniziativa dimostra il nostro impegno a preservare la città di Montalcino, Montalcino e il luogo – ha detto il conte -. Montalcino è il più grande comune in termini di superficie in provincia di Siena, ma non come ettari di vigna. Montalcino è quindi naturalmente molto ‘biodiversa’ come regione vinicola. Ora abbiamo un obiettivo realistico: che la città e il suo territorio circostante diventino ancora più ricca di biodiversità mantenendo la sostenibilità economica”.
Il primo BioDistretto della Toscana è stato creato nel 2012 nel comune di Greve in Chianti in Chianti Classico.
C.d.G.