Un riconoscimento che mira alla valorizzazione culturale, turistica ed economica delle eccellenze eco-enograstronomiche di un territorio e della sua collettività.
È questo il percorso che ha portato il Comune agrigentino di Sambuca di Sicilia verso una maggiore tutela di uno dei prodotti tipici della zona: il dolce “Minni ri Virgini”, diventato De.Co. (Denominazione Comunale). Si tratta di una nuova frontiera con cui i sindaci possono operare per proteggere l'identità di un territorio legato a una produzione specifica. Pur non essendo un marchio, infatti, la De.Co., mira alla difesa della produzione locale, salvaguardandola della globalizzazione.
Venerdì 13 maggio, alle 19, nell'ex chiesa Santa Caterina di Sambuca di Sicilia, si terrà l'audizione pubblica di presentazione. Dopo i saluti del sindaco di Sambuca di Sicilia, dottor Martino Maggio, e del presidente della Festa di Maria SS. Dell'Udienza, Vito Renato Maggio, seguiranno gli interventi di Nino Sutera; di Michele Vaccaro e di Bivona. I lavori, moderati da Fulvio Obici, del Miur e responsabile della comunicazione PON REC, saranno conclusi dall'intervento di Giacomo Dugo, ordinario di Chimica degli Alimenti e direttore del Dipartimento di Scienze degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Messina.
Al termine del dibattito, in collaborazione con l’Istituto Alberghiero di Sciacca, verrà offerta una degustazione a base del famoso dolce e di Cous Cous, piatto simbolo delle origini arabe dell'Isola.
La storia di questo prelibato dolce é legata a quella di Zabut del XVII secolo e, in particolare, alla nobile famiglia Beccadelli. Donna Francesca Reggio, divenuta Marchesa di Sambuca per aver sposato Don Giuseppe Beccatelli, in occasione delle nozze dell'unico figlio, Pietro, chiese alle suore del Collegio di Maria «di mettercela tutta per escogitare le novità assolute nel campo della dolciaria». Dall' ispirazione di Suor Virginia nacque il dolce: «Guardavo questa mattina dalla finestra le colline che si susseguono dalla Valle dell’Anguillara, sino alla collina del Castellaccio e alla costa della Minnulazza. La forma delle colline mi ha suggerito che noi dovremmo presentare ai marchesi un dolce che abbia la loro forma e, in quanto al contenuto porti la dolcezza di questa terra. Insomma un dolce paesano, ma prelibato, che susciti nel momento del degusto l’istinto del sentimento, ed elevi al tempo stesso lo spirito».
Federica Cortegiani