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La novità

Fratelli La Bufala, apertura in Cina, poi Dubai

21 Aprile 2016
Paolo_Aruta Paolo_Aruta


(Paolo Aruta)

di Michele Pizzillo

Prima insegna “Fratelli la Bufala – Pizzaioli emigranti” in Cina. Qualche giorno fa la cerimonia di apertura della pizzeria napoletana in uno dei più grandi centri commercio cinesi, l’Hopson One Mall di Shangai. 

Ed è la seconda apertura all’estero del 2016. La prima risale a circa un mese fa in Turchia, a Izmir, punto da attracco dei croceristi del Mediterraneo. Ma Paolo Aruta, amministratore unico della holding “A Cento Spa” – che gestisce i marchi Fratelli la Bufala, Mamma Oliva che conta due ristoranti a Milano e uno a Napoli, i sette ristoranti di Vulkania di cui uno nel capoluogo lombardo e Sorelle Capitone che è presente solo a Milano -, le due ultime decadi di aprile li trascorrerà probabilmente tutte in Asia, visto che sono previste due aperture a Dubai: uno nel “Dubai Marine International Club” e l’altro nello shopping mall “Dubai Festival City Centre”. Ma l’espansione all’estero, dove Fratelli la Bufala è già presente a Barcellona, Il Cairo, Bruxelles, nella turca Kusadasi, Malta, Miami e Londra con quattro locali ubicati in posizioni strategiche, prevede un’altra apertura a Dubai e il debutto in Arabia Saudita, nello “Stars Avenue Mall” di Jeddah. Dice Aruta: “All’estero privilegeremo i centri commerciali per le prossime aperture e, ovviamente, sempre in partnership con imprenditori locali perché conoscono la realtà ma, anche, le normative che regolano le attività imprenditoriali”.


(Fabio Bisanti)

E in Italia, invece? Qui le novità annunciate a Milano da Aruta, che controlla l’holding insieme a Leila Castellano, vedova del fondatore dei Fratelli la Bufana, Geppi Marotta, hanno l’obiettivo di rilanciare l’immagine della catena napoletana, ma, in particolare, di ampliare l’offerta gastronomica e di “abbandonare” il franchising che attualmente rappresenta la metà dei 64 locali sparsi lungo la Penisola. Mentre non si sbilancia sull’apertura di nuovi locali in Italia. “Andiamo per ordine – dice Aruta -. Adesso siamo impegnati a rivedere tutta la proposta di Fratelli la Bufala, ovviamente sempre con la pizza al centro dei nostri menù ma con il ritorno alle origini cioè, a privilegiare l’animale alla base dell’idea di Marotta e che, a parte il latte, è stato un po’ trascurato come fornitore di carne, che oltretutto è priva di colesterolo”. Così, con un’offerta più ampia – ci penserà lo chef Fabio Bisanti a realizzare le ricette del nuovo menù – “ampliamo anche la selezione dei prodotti nazionali, prevalentemente biologici, che saranno utilizzati nelle nostre cucine”, dice l’imprenditore napoletano. Che a Milano, per sottolineare l’importanza di questa scelta, si è fatto accompagnare da altri tre concittadini che lo sosterranno in questa scelta: lo chef Fabio Bisanti; il pasticcere-attore Germano Bellavia che proporrà dessert a base di latte e di ricotta di bufala, e Renato Rocco presidente della filiera bufalina e fondatore del Bufala Fest, manifestazione inventata l’anno scorso, portando sul lungomare di Napoli più di 100 mila visitatori.


(Treccione e ricotta di latte di bufala)

Sembra, a questo punto, che Aruta, più che evidenziare l’importanza dell’impero che amministra, è impegnato in una sorta di rilancio della bufala.
Il ritorno alle origini, cioè alla bufala, dovrebbe anche rivoluzionare tutta la gestione dei 64 locali a marchio “Fratelli la Bufala” o, meglio, la metà delle pizzerie-ristoranti ancora in franchising. Torneranno ad essere tutti a gestione diretta. “Solo così possiamo guidare meglio la nostra offerta gastronomica, senza dover condividere con altre persone le strategie commerciali e, in modo particolare, la scelta dei prodotti, visto che siamo impegnati a dimostrare a tutti che la Campania è una terra che coltiva grandi prodotti e di ottima qualità”. Tant’è vero che tutto quello che offrono i locali di “A Cento Spa”, sono certificati da una struttura pubblica, l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, e dotati di codice qr in modo che chiunque potrà seguire la filiera produttiva. Massima trasparenza, quindi? Certo, dice Aruta. Insomma, ai tavoli di Fratelli la Bufala è come se ti servissero un piatto trasparente.