di Michele Pizzillo
Due testimonial importanti – Ettore Nicoletto, Ad di Bertani Domains e il senatore Dario Stefàno, promotore della norma nazionale sull’enoturismo – per sottolineare l’importanza di avere un manuale che abbia tutti i crismi per aiutare i viticoltori che alla produzione del vino vogliono affiancare anche quella dell’ospitalità.
Però “non basta essere ospitali per diventare professionisti dell’enoturismo”, dicono Lavinia Furlani e Fabio Piccoli, autori del manuale “L’Enoturismo Vincente: come costruire un’accoglienza adeguata e coerente all’identità aziendale” – presentato insieme a Nicoletto e Stefàno – che si rivolge agli imprenditori del vino, ai tour operator enogastronomici e agli addetti all’hospitality, dando una fotografia dell’accoglienza enoturistica italiana e suggerimenti pratici per migliorare la propria ospitalità. “L’obiettivo di questo nostro racconto è quello di stimolare tutti coloro che lo leggono sperando trovino questi appunti utili, interessanti e propositivi. Abbiamo tutti una bellissima storia da raccontare, cominciamo a farlo aprendo le porte alla curiosità e alla voglia di esplorare” affermano Furlani e Piccoli, forti della lunga esperienza rispettivamente di presidente e di direttore responsabile del magazine online Wine Meridian e, contestualmente, dell’Osservatorio sullo sviluppo del Turismo del Vino nel nostro Paese che, solo nel 2021, hanno organizzato quasi 200 ore di formazione sul tema hospitality, rivolto agli operatori del settore.
“L’Enoturismo Vincente” di Furlani e Piccoli possiamo dire che è pronto all’uso perché offre alle cantine soluzioni pratiche per spiccare il volo in una sempre più vasta offerta di soluzioni che combinano il mondo del turismo a quello del vino. Il manuale, infatti, racchiude l’analisi di 60 aziende e una survey su un campione di circa 400 enoturisti con l’obiettivo di comprendere meglio le loro aspettative e gli “errori” che hanno identificato nelle loro esperienze enoturistiche. Tra i più comuni? La sindrome “del fermentino”, ovvero la tendenza a raccontare la tecnica di produzione del vino omettendo invece l’idea che sta alla base del prodotto. Invece “l’enoturismo italiano ha bisogno di supporti. L’investimento nell’area dell’accoglienza, infatti, non può essere improvvisato. Il lavoro che le nostre imprese del vino si trovano a dover realizzare riguarda sia il fronte strutturale che quello organizzativo e comunicativo” dicono gli autori del manuale. E, proprio per far fronte a questa necessità, il manuale presenta diverse liste pratiche da consultare, ricordare e applicare: vengono elencati, solo per citarne alcuni, i sette “comandamenti” dell’ospitalità, l‘elenco delle cose da non fare, e viene suddivisa l’offerta enoturistica italiana in 12 categorie, nelle quali le aziende si possono riconoscere.
Ecco perché “dobbiamo far sì che il tema del vino diventi motore di economia per l’Italia. Attraverso un lavoro di squadra vino e olio possono diventare elemento di competitività a patto che il comparto si strutturi con nuove professionalità che si potranno formare anche attraverso il coinvolgimento delle scuole”, dice Stefàno. E, anticipa Nicoletto “nei prossimi anni il nostro gruppo investirà oltre 5 milioni di euro nell’ospitalità con l’obiettivo è offrire una wine experience di eccellenza”. E, così, da due esperti come Lavinia Furlani – che è filosofa, giornalista, counselor, esperta di comunicazione dell’identità delle imprese e di “abilità invisibili” – e Fabio Piccolo – giornalista professionista, esperto di economia e marketing del settore vitivinicolo -, con il supporto del magazine online Wine Meridian, arrivano aiuti concreti per rendere il vino italiano sempre più competitivo anche sui mercati internazionali oltre a creare le condizioni adatte per accogliere chi vuole visitare e soggiornare nei posti dove è prodotto il vino che amano bere.