da Milano, Michele Pizzillo
L’organizzazione mondiale della sanità richiede, entro il 2015, una riduzione del consumo di sale del 30%.
“Noi, dieci anni prima del fatidico traguardo proponiamo ai consumatori un nuovo sale marino che contiene il 50% in meno di sodio”, rilancia Bruno Franceschini, direttore generale della Compagnia italiana Sali, azienda leader in Italia nella produzione di sale marino pregiato e totalmente naturale con il marchio “Gemma di sale”.
E, per presentare questo innovativo prodotto denominato “Gemma di sale essenziale” che anticipa le richieste dell’Oms e, contestualmente salvaguardia anche la dieta mediterranea di cui il sale è un elemento fondamentale, Franceschini solitamente molto loquace e non facile a lasciare la scena a comprimari, questa volta, a Milano, volentieri cede il microfono ad un medico nutrizionista clinico oltretutto docente di endocrinologia, nefrologia e scienze dell’alimentazione e del benessere, Maria Letizia Petroni perché evidenzia subito che “il sale non va demonizzato, non solo perché è una componente importante della dieta mediterranea, ma perché l’apporto di sodio è insostituibile per il corpo umano. Un consumo eccessivo di sodio tuttavia è nocivo, in particolare il cloruro di sodio perché si associa con un aumento del rischio cardiovascolare”.
E, precisa, la dottoressa Petroni: “Questo aumentato rischio è dovuto a vari fattori, il maggiore dei quali è quello dello sviluppo di ipertensione arteriosa. Anche se questo vale soprattutto per quel 40% della popolazione che è sensibile al sale per predisposizione genetica”.
Non è il caso, in questa sede, inoltrarsi in dettagli prettamente medico-clinici però non va dimenticato che il sale è indispensabile per il corpo umano e, quindi, non se ne può fare a meno ma, sicuramente se ne può ridurre il consumo possibilmente senza penalizzare gli alimenti. Ecco il “soccorso” di un “un sale a basso tenore in sodio e di gusto gradevole, che si presta a tutti gli usi di cucina – dice il medico nutrizionista clinico -. Che rappresenta una vera e propria rivoluzione in campo nutrizionale sia per la normale nutrizione umana che per la nutrizione clinica, cioè l’utilizzo in pazienti con ipertensione, cardiopatie, nefropatie lievi-moderate, osteoporosi e calcoli renali”. Si potrebbe dire che è vero e proprio invito a Franceschini a riprendersi la scena, per non lasciarla sino a quando non arriva addirittura a convincere l’uditorio quasi a degustare il suo “essenziale” da solo, senza cibo. “Non chiedo tanto però non posso non sottolineare che sarebbe profondamente errata una demonizzazione del sale, che invece va consumato in base alla quantità, ma anche alla qualità – risponde il direttore dalla compagnia Sali –. Tant’è che abbiamo impiegato quattro anni di ricerche per arrivare ad un sale marino naturale con il 50% in meno di sodio e che mantenesse integri gusto e sapidità”.
D’altronde la Compagnia italiana Sali, che fa parte del gruppo Salins, il più grande produttore europeo di “oro bianco”, è stata la prima azienda italiana ad introdurre nella grande distribuzione il sale marino arricchito con lo iodio e il sale marino integrale. Ed è stata anche pioniera nel packaging, mettendo in commercio il primo sacchetto in plastica trasparente che lascia intravedere i grani dell’aromatizzatore per antonomasia. E, quindi, c’erano tutti i presupposti che da questa azienda arrivasse la giusta risposta all’Oms e la “salvaguardia del gusto” per gli alimenti che hanno bisogno di un pizzico di “oro bianco” per soddisfare le richieste dei consumatori.
Il nuovo prodotto, aggiunge Franceschini, è già presente sugli scaffali di alcune catene di supermercati e sta già riscuotendo il favore dei consumatori. Nel frattempo, è uno dei protagonisti del padiglione “Cibus è Italia” presente ad Expo 2015.