Cambia il mercato e cambiano i consumatori, cresce la domanda e aumenta anche la competitività. Il mercato del vino tedesco sta vivendo un periodo delicato che se per molti è sinonimo di crescita, per altri è un campanello d’allarme che obbliga a ridiscutere le politiche commerciali.
Perché l’Italia resta leader indiscusso con quasi 6 milioni di ettolitri venduti. A delineare il quadro completo della situazione è Hermann Pilz, caporedattore della rivista Weinwirtschaft, nel giorno inaugurale di Wine2Wine a Verona Fiere. “In Germania – esordisce Pilz – oggi il mercato del vino è in salute e competitivo stando ai dati: 16 milioni di ettolitri di vino fermo e 4 di bollicine vengono prodotti internamente, ovvero i tre quarti del consumo totale, pari a 21 milioni di ettolitri tra il 2015-2016”. Non ci sono tasse per i produttori e non ci sono limiti alla vendita: è un mercato liberale. Nell’analisi di Pilz questa crescita è accompagnata e sostenuta da cambiamenti sociali che il paese sta vivendo: dall’aumento demografico alla vita che si allunga, fino al cambiamento di abitudini dei consumatori. Infatti l’aumento sostenuto delle vendite di bottiglie si registra nella popolazione tra i 40 e i 65 anni, che predilige vino di qualità acquistato soprattutto in azienda direttamente dal produttore o in negozi di fascia alta. I giovani tra i 18 e i 29 anni invece consumano meno e male, orientati ai prodotti del discount. E in entrambi i casi prediligono come luogo di consumo la casa piuttosto che enoteche e ristoranti, diversamente da quanto sta accadendo in Austria.
Tuttavia, mentre cresce la domanda, i produttori devono ancora fare i conti con due questioni importanti: capacità produttiva e canale di vendita. Infatti, in questo mercato in ascesa, lo spaccato netto tra le due tipologie di consumatore richiede una strategia di mercato ben precisa per fronteggiare giganti come Italia, Francia e Spagna. “Rimangono le prime tre potenze vinicole in Germania – afferma Pilz – con quasi 11 milioni di ettolitri venduti. La produzione tedesca resta ancora limitata rispetto alla domanda crescente e il vino non ha abbastanza storia da raccontare agli amanti del vino. Manca un brand comune, manca un Chianti, un Bordeaux, un Prosecco tutto tedesco”. Per quanto riguarda i canali di vendita, i dati di Pilz testimoniano che il consumatore in Germania è ancora legato all’acquisto diretto e l’e-commerce non è preferito dal 79% della popolazione. Ma i costi ridotti e la velocità dell’acquisto tramite il commercio elettronico affascinano un’altra fetta di mercato, quindi invogliano l’acquisto di vini italiani, francesi e spagnoli. La questione per la Germania è aperta, i canali di inserimento e i margini di crescita per l’Italia oggi sono ancora (e forse ancora di più) allargati.
Ilaria de Lillo