di Michele Pizzillo, Milano
Solitamente i comunicati diramati a conclusione di eventi parlano sempre di successo di pubblico.
Nel caso di Vivite, il festival del vino cooperativo voluto dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e con Lievita di Federico Gordini, format house milanese specializzata nella progettazione di manifestazioni dedicata al food & wine, nel ruolo di organizzatore della manifestazione, il successo è sotto gli occhi di tutti. Intanto per la partecipazione di appassionati di vini, che hanno scoperto un mondo in parte poco conosciuto per le dicerie che hanno inculcato nei consumatori l’idea che il vino delle cantine sociali è meno pregiato di quello dei produttori privati. Poi per la presenza dei due vice premier, Luigi di Maio che ha partecipato all’inaugurazione, e Matteo Salvini, e del Ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio. Sarà pure stata una passeggiata “politica”, però molti dirigenti delle cantine sociali presenti a Milano, a Vivite, ne hanno approfittato di questa occasione per esporre agli esponenti di governo i problemi che spesso frenano la crescita della cooperazione agro-vitivinicola.
Eppure le prime 20 cooperative vitivinicole italiane esportano vini per oltre 1,3 miliardi di euro e le vendite oltreconfine di vino cooperativo sono cresciute tra il 2012 e il 2017 del 44%, contro il 27% di crescita dell’export dell’intero settore. Numeri importanti, che possono crescere, se chi “comanda” recepisse i messaggi che arrivano dai vitivinicoltori che per darsi una sorta di potere contrattuali, si sono messi insieme per aver una voce unica. Si tratta di 140.000 produttori vitivinicoli che tengono in vita 484 cantine che rappresentano il 60% della produzione del vino italiano. Una produzione di assoluta qualità che genera valore per i propri soci, fa crescere la coltura della vite e salvaguarda il territorio proprio grazie alla presenza delle vigne. Ecco l’idea brillante, l’anno scorso, di organizzare qualcosa di specifico per mettere in mostra le qualità del vino cooperativo.
“Non era facile confermare il successo della prima edizione e invece ce l’abbiamo fatta – ha commentato il presidente dell’Alleanza delle cooperative, Giorgio Mercuri – a conferma di quanto si stia rivelando convincente il nostro format, che è stato pensato per avvicinare al mondo del vino cooperativo operatori del settore e semplici appassionati, esperti e consumatori. Quest’anno poi il tema della sostenibilità, declinato nelle sue varie forme, è stato un messaggio ampiamente recepito dal pubblico”. Con l’idea di festival invece della tradizionale esposizione, insomma, si è riusciti a suscitare grande interesse pure per il vino delle cantine sociali. “Lo spirito di convivialità e di incontro della manifestazione, che ha consentito ai visitatori, ai semplici curiosi e agli appassionati, di affollare le sale, parlare con gli agricoltori, partecipare ai dibattiti e alle tante degustazioni guidate è stato sicuramente stimolante per molte cantine sociali a mettere in vetrina i loro gioielli: “E sono davvero moltissimi – ha confidato Ruenza Santandrea, responsabile vino dell’Alleanza e praticamente presidio della stessa a Vivite – Un ringraziamento va a tutti i giornalisti e ai relatori che hanno partecipato ai nostri talk, portando la loro testimonianza e le loro riflessioni al pubblico di Vivite e ai degustatori che hanno dato vita a masterclass di assoluto livello che sono state ampiamente apprezzate”.
Masterclass guidate da Daniele Cernilli sul Metodo Classico e sul Metodo Charmat per gli spumanti, sui grandi vini bianchi e sui grandi vini rossi, importante pure l’anteprima Piemonte e i tre bicchieri cooperativi. Tutto preceduto dal talk show sul linguaggio del vino con Cernilli, Santandrea, Gianni Bruno di Veronafiere e le provocazioni di un grande personaggio del cinema italiano, Umberto Contarello, sceneggiatore del film di Paolo Sorrentino “La grande bellezza”, che per parlare di vino, è stato plateale nel togliersi la cravatta in modo da essere più vicino a chi il vino lo fa. Contarello ha confidato di avere nel cassetto il soggetto di un film dedicato al vino. Molto importante è stata anche la degustazione “Vinitaly Youngh Tour per Vivite” a cura di Paolo Massobrio. Ma di vino cooperativo “buono davvero” ne ha parlato pure Luciano Ferraro del Corriere della Sera, insieme ad alcuni esempi di cooperazione che, diciamo, con lo sconfinamento nel sociale, è andata anche oltre la mera produzione di vino. Come, per esempio, San Patrignano, le vigne espropriate ai vari fenomeni mafiosi e coltivate da Libera Terra di don Luigi Ciotti.
A tutto questo si aggiungono gli oltre 5.000 i visitatori che hanno visitato il percorso espositivo di Vivite allestito nel Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano. Che, l’anno prossimo, almeno questa è l’idea di Ruenza Santandrea, al festival – format a quanto pare da riconfermare perché si è rivelato vincente e fa di Milano una delle capitali del vino italiano – potrebbe essere affiancata una giornata dedicata agli operatori del settore, in modo che gli espositori possano incontrare quanti, poi, veicolano il consumo del vino nei locali pubblici. La formula potrebbe essere B2B. E, così, economia e divertimento, alleati, possono assicurare risultati eccellenti al vino cooperativo che viene proposto in bottiglia, incontrando sempre più estimatori.