Produttori e manager delle cantine siciliane al VineExpo Asia con Michele Shah
Di ritorno dal Vineexpo Asia Pacific tenutosi ad Hong Kong, la kermesse del vino punto di riferimento per gli operatori del mercato cinese, ecco un bilancio di questa tappa sulla performance dei vini made in Sicily e sulle risposte del mercato.
Ad averli promossi è stato l’Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia con la collaborazione di Michele Shah Srl. Venti le cantine partite con la delegazione dell’Irvos che hanno rappresentato la Sicilia del vino. La tappa asiatica si aggiunge agli itinerari di promozione dei vini e territori dell’Isola che hanno toccato l’India, l’Europa del Nord e già un’altra volta la Cina. Un programma articolato in seminari, incontri con gli operatori del settore e la stampa, degustazioni guidate e walk around tasting come quello organizzato proprio in occasione del Vinexpo all’Hong Kong Jockey Club (HKJC).
Queste le cantine che hanno partecipato: Baglio dei Fenicotteri; Baglio di Pianetto; Benanti Azienda vinicola; Cantine Curto; Costantino Azienda Agricola; Donnafugata; Feudo Disisa; Feudo Maccari; Gulfi; Icone; Maggiovini; Ottoventi; Planeta; Valle dell’Acate; Tenuta di Fessina; Tasca d’Almerita; Marchesi Mazzei; Castellucci Miano; Casa di Grazia; Palari-Banfi.
Dario Cartabellotta, Luca Gardini al tasting Sicily an Odissey of Wine showcase
A raccontarci del clima della fiera e del nuovo grande mercato, verso cui i produttori guardano con interesse e speranza, è il direttore generale dell’Istituto Dario Cartabellotta.
Che predisposizione ha visto nei buyer e negli importatori nei confronti delle etichette Made in Sicily. Come risponde il mercato cinese?
“Elevatissima. Il mercato di Hong Kong è un mercato importante ed allettante. Prima di tutto perché non ci sono dazi e poi perché costituisce la forza dell’Asia” ed ha il più alto consumo procapite (5 litri). Il ‘Walk Around Tasting’, organizzato dall’Irvos tra produttori siciliani e buyers cinesi è stato particolarmente interessante e ha favorito la conoscenza dei vini di Sicilia da parte degli operatori cinesi”.
Che forza stanno dimostrando i vini e i territori dell’Isola, quali i commenti e i pareri degli operatori e della stampa che avete incontrato?
“Positivi ed entusiasti con un pizzico di sorpresa per la scoperta del sistema Sicilia: l’Isola viene apprezzata e soprattutto desta meraviglia la grande offerta enologica in termini di qualità e diversità e poi a loro pare impossibile che vini così diversi vengano dalla stessa regione, dagli spumanti ai rossi strutturati. Ma questo è semplicemente vero. Parafrasando Gesualdo Bufalino, come ha scritto nel libro La luce e il lutto, “Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle” e questo cerchiamo di spiegarlo a tutti.
Può affermare che il mercato cinese ha le potenzialità per diventare uno dei principali canali di sbocco per le cantine siciliane?
“Conoscenza del vino dei cinesi e presenza in Cina dei siciliani sono gli ingredienti per sviluppare le giuste opportunità in uno dei mercati interessanti per il vino. E’ bene guardare a tutte le aree di interesse con a possibilità di diversificazione. Il business mondiale del vino continuerà a crescere, almeno fino al 2015, e a guidare questo trend sarà l’Asia, trainata soprattutto dalla Cina, dove cresceranno le importazioni e il consumo, ma anche la produzione. A confermare la tendenza, già detta da molti, è il report dell’International Wine and Spirit Research dal Vineexpo Asia Pacific: in Cina il consumo tra il 2006 e il 2010 è cresciuto del 140%, arrivando a 1,5 miliardi di bottiglie. E può crescere ancora tanto, visto che i cinesi bevono appena 1,1 litri di vino all’anno a testa”.
Quale allora il modo migliore per promuovere la Sicilia?
“Non siamo più venti anni fa quando bastava il singolo produttore con valigetta per scoprire nuovi mercati. Oggi, c’è bisogno di un approccio globale in cui non si va a proporre solo il vino della propria cantina , né solo il vino di Sicilia, ma il pacchetto Italia nella sua totalità. La cena organizzata dallo chef Carmelo Floridia ha letteralmente entusiasmato i cinesi: che pagando 120 euro a testa hanno capito che vini di sicilia e gastronomia rappresentano sicuramente un High Level su scala mondiale”.
Cosa secondo lei è piaciuto di più della Sicilia in questa fiera?
“La varietà dell’offerta di un grande territorio fatto da tanti territori come scritto nell’articolo pubbicato su Winebuzz“.
Quanto queste azioni di promozione da voi attuate nei Paesi Terzi stanno aiutando il vino siciliano?
“Penso molto: sia per le aziende che per la Sicilia. Ha le carte in regola la nostra Isola per essere percepita nella forma e nella sostanza come una categoria di qualità nel mondo del vino. Negli ultimi 20 anni è diventata un marchio di alto prestigio dell’enologia internazionale che evoca territori di straordinaria vocazione vitivinicola, di lunga storicità e una forte relazione tra produzioni enologiche, cultura, tradizioni e paesaggio. Il vino è oggi al centro di un numero enorme di mercati, tutti con diverse caratteristiche e richieste. Il consumatore di vino a livello internazionale sta assumendo, di anno in anno, sempre maggiori e diverse connotazioni e pertanto risulta indispensabile avviare una comunicazione e una promozione in grado di declinare al meglio e in maniera semplice e diretta le diverse anime del vino siciliano. Originalità e identità saranno le chiavi del successo su scala internazionale.
M.L.