(Corrado Dottori)
di Francesca Landolina
Per la prima volta in una nuova veste, Terroir Marche diventa un Festival per promuovere la cultura del vino marchigiano biologico, in sinergia con l’arte, la tradizione gastronomica, l’architettura e la musica maceratese.
Proprio Macerata sarà infatti la sede che ospiterà il Festival in programma nei giorni 20 e 21 maggio 2017 (leggi qui) organizzato dal Consorzio Terroir Marche in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Macerata e con il patrocinio della Camera di Commercio di Macerata. Oggi il Consorzio è composto da 16 soci. Sono 166 gli ettari vitati per la produzione di circa 600 mila bottiglie. Parliamo di piccole produzioni artigianali che vanno da 5 mila a 120 mila bottiglie massimo per cantina. Abbiamo intervistato il coordinatore dell’evento, Corrado Dottori, che è anche un vignaiolo socio del consorzio: “Ognuno di noi – afferma – sta facendo qualcosa per questo evento. Nessuna delega se non a noi stessi, proprio come si fa con il vino, che dalla raccolta dell’uva alla commercializzazione viene accompagnato nelle tavole da chi lo ha prodotto”.
L’idea del Festival è nata dalla volontà di promuovere il terroir Marche. Una iniziativa del Consorzio che riunisce i piccoli produttori vitivinicoli biologici della regione; dalla seconda edizione l’evento si è aperto al gemellaggio tra il terroir marchigiano e un terroir europeo, invitando e ospitando per i giorni della fiera alcuni produttori biologici stranieri con i quali sviluppare un rapporto di conoscenza e collaborazione e di valorizzazione delle produzione territoriali di qualità. Così dopo la Mosella (Ecovin Mosel, Germania) già ospite lo scorso anno, ospiti d’onore dell’edizione 2017 saranno alcuni produttori francesi dell’associazione “Artisans-Vignerons de Bourgogne du sud” presenti ai banchi di assaggio e protagonisti del laboratorio di degustazione dedicato.
Perché la Borgogna? “Ci sono molte analogie con quei vignaioli – afferma -. L’associazione “Artisans-Vignerons de Bourgogne du sud” raccoglie 26 soci nella zona del sud della borgogna. Abbiamo simili idee su principi di base quali agricoltura, sostenibilità, certificazione biologica. Siamo piccoli artigiani del vino. Loro verranno a Macerata, noi andremo da loro ad ottobre”. Il piccolo team si fa strada dunque non solo in Italia, ma anche all’estero, con una sola mission: valorizzare e salvaguardare il legame tra vigna, uomo e territorio. “I parametri per far parte del Consorzio sono due: essere vignaioli al 100 per 100, seguendo tutta la filiera, dalla coltivazione della propria uva fino alla vendita ed avere la certificazione biologica. La nostra idea ispiratrice è fare vini espressivi del terroir Marche. Abbiamo la fortuna di avere vitigni diversi che differiscono notevolmente tra loro ma in generale la caratteristica riscontrabile in ciascun vino da noi prodotto è l’autenticità. I nostri vini vengono dalla tradizione della mezzadria, sono vini che non hanno perso la loro identità, il legame con la storia”.
Il Festival servirà naturalmente a farli conoscere di più. “Considerando il programma vasto delle attività culturali con il Comune che comprendono i concerti, la mostra, la presentazione di un libro di Slow Food e le attività dell’associazione Cuochi di Campagna, ci aspettiamo una crescita della partecipazione, rispetto alla passata edizione ad Ascoli dove comunque abbiamo registrato un migliaio di presenze”. Gli eventi si terranno nel cuore storico di Macerata, proprio per sottolineare il legame intrinseco con la storia della città e della tradizione territoriale. Tre i luoghi coinvolti: gli Antichi Forni, dove ci sarà la fiera con banchi di assaggio e vendita dei vini, il Teatro della Società Filarmonico Drammatica, per le degustazioni guidate e i laboratori sui temi dedicati ai vini di Borgogna e ai vini marchigiani, che sarà anche palcoscenico del concerto a cura del San Severino Blues Marche Festival, e infine Palazzo Bonaccorsi, sede museale di Macerata che ospiterà la mostra fotografica Le Marche di Dondero.
Una terza edizione ricca dunque di appuntamenti che guardano al futuro. Nei progetti del Consorzio è sempre protagonista la voglia continuare a rappresentare l’agricoltura bio marchigiana nel mondo. “Il biologico nelle Marche è un punto di forza, perché ha una storia abbastanza lunga. Il nostro obiettivo è farci rappresentanti di tale storia e promuoverla, mantenendo però un forte radicamento nel territorio per fare difesa e tutela” – spiega Dottori. “Spesso i Consorzi guardano più all’aspetto promozionale, giustissimo, ma ci si dimentica di difendere quel territorio che si vuole far conoscere. Il nostro impegno è soprattutto legato alla sostenibilità ambientale e alla tutela della nostra ricchezza, che vogliamo resti intatta. Penso al nostro impegno sociale, alle proteste contro le trivelle nell’Adriatico. Non restiamo indifferenti davanti alle emergente ambientali ma prendiamo posizione in modo netto, così come è già accaduto contro l’uso di diserbanti nelle strade comunali”. Valori dunque che guidano un Consorzio destinato ad essere sempre più Glocal.