di Michele Pizzillo
Chi è il vignaiolo Indipendente?
Risposta degli interessati: colui che oltre a produrre vino, coltiva il territorio e il paesaggio nonché produrre cultura territoriale. La sua opera è spesso innovativa, ma con radici nella tradizione. Perché il vignaiolo indipendente coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, cura personalmente il prodotto; lo vende tutto in parte in bottiglia, con il suo nome e la sua etichetta; rinuncia all’acquisto di uva o vino a fini commerciali; concentra l’attenzione sul lavoro in vigna, nella produzione di uve sane e nel rispetto della biodiversità. I vignaioli indipendenti si riconoscono in quattro valori fondamentali, che sono:
- artigianalità: il vignaiolo è artigiano di territorio e coltivatore di paesaggio. L’intero ciclo produttivo, dalla vite alla bottiglia, si svolge all’interno delle aziende familiari;
territorialità: ogni vignaiolo coltiva il proprio territorio e ne racconta l’unicità attraverso i propri vini; - qualità: il vignaiolo produce meno per produrre meglio, seguendo la natura senza forzarla. Uno dei suoi obiettivi è l’eccellenza e la riconoscibilità territoriale;
- sostenibilità: il territorio è la materia prima del vignaiolo, ma anche di chi verrà dopo di lui. Per questo presta la massima attenzione all’ambiente, riducendo il più possibile l’impiego di prodotti chimici di sintesi. Per tutte queste ragioni i vini dei vignaioli sono vivi, donano piacere, sono figli dei territori, ed espressione autentica di una cultura.
Per avere una conferma di tutto questo e, ovviamente, conoscere questo “pianeta vinicolo”, a Milano, il 13 e 14 marzo si potranno incontrare 50 vignaioli indipendenti del Trentino e quelli dell’Alto Adige (con oltre 100 vini in degustazione) che, insieme a Trento Film Festival saranno protagonisti dell’evento “Vignaioli di montagna e cinema delle terre alte” che permette di scoprire i vini artigianali di piccoli produttori. L’evento si terrà negli spazi di Base e Cariplo Factory che sono centro culturale e creativo attivo in zona Tortona. Insieme a loro le specialità gastronomiche tipiche di Trentino e Südtirol (formaggi d’alpeggio trentini, lo speck artigianale sudtirolese, e il pane tipico di questi territori), le masterclass dedicate ai vini di montagna e una speciale proiezione del Trento Film Festival. Insomma, un racconto a più voci, tra sapori e immagini, dei territori di montagna, realizzato con il supporto delle Camere di Commercio di Trento e Bolzano, che mette al centro la terra e il lavoro di chi la coltiva e di chi se ne prende cura nel solco della sostenibilità e della qualità. Un modo per trasferire le sfumature dei territori di altura dove ancora oggi molti scelgono di mettere radici, coltivando viti, producendo vini e rispettando la cultura della montagna. Lunedì 14, poi, ci sono le masterclass con lo scopo di fare conoscere meglio i vini prodotti dai vignaioli indipendenti. Alle ore 11 Massimo Zanichelli conduce la degustazione “I Bianchi di Montagna”; alle 14 sarà la volta di Sara Missaglia con i “Rosa di Montagna”, per chiudere, alle 16,30, con Fabio Giavedoni e “I Rossi di Montagna”.
Insomma, un bel viaggio, voluto dai “Vignaioli di Montagna”, organismo nato nel 2017 su iniziativa delle Camere di Commercio di Trento e di Bolzano, in collaborazione con il Consorzio Vignaioli del Trentino e i Freie Weinbauern Südtirol, nell’ambito del Trento Film Festival, anche con lo scopo di mantenere vivo un rapporto fatto di dialogo e di confronto costante fra realtà socio-culturali molto diverse, i Vignaioli del Trentino e quelli dell’Alto Adige. Tant’è che a Milano si presentano ancora insieme per raccontare una storia dove la montagna non è solo il fondale di scena, ma una protagonista assoluta, che con i suoi ritmi, i suoi ambienti naturali, i suoi cicli stagionali scandisce la vita di chi, come i vignaioli, si prende cura e produce in territori di altura, come quelli del Trentino e dell’Alto Adige.
Ad ampliare il programma dell’evento milanese dei Vignaioli di Montagna c’è una speciale proiezione a cura del Trento Film Festival (quest’anno celebra i 70 anni di attività) che riporta sul grande schermo uno dei più grandi classici del cinema di montagna, alpinismo e esplorazione: Everest – Sea to Summit (Australia, 1992, 61′), il film che vede protagonista Tim Macartney-Snape, il primo alpinista a tracciare una nuova via sull’Everest senza ossigeno. In questo film il regista Michael Dillon racconta un’impresa apparentemente impossibile: raggiungere la cima dell’Everest percorrendo a piedi tutti gli 8848 metri che la separano dal mare, dalla Baia del Bengala fino alla vetta. Il racconto di oltre 800 chilometri, percorsi insieme alla moglie Ann Ward, attraverso il fascino delle strade indiane, il caos e l’inquinamento di Calcutta, il Gange, la frontiera con il Nepal, i contrafforti himalaiani, il ghiacciaio del Khumbu.