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La manifestazione

Taglio del nastro per Not, Nomisma: “Sul vino naturale c’è voglia di saperne di più”

18 Gennaio 2020
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(Stefano Amerighi, Fabrizio Carrera, Arianna Occhipinti e Nino Barraco)

di Manuela Zanni, Palermo

Taglio del nastro per Not. Ad aprire la seconda edizione della rassegna dedicata ai vini franchi l'incontro dal titolo “Apocalittici e integrati. Questioni di prospettive sui vini naturali e dinamiche di consumo” che ha avuto come protagonisti Evita Gandini che ha presentato lo studio Wine Monitor di Nomisma e  Sebastiano Torcivia che ha presentato il master universitario di II livello delle aziende del settore vitivinicolo (Masv) moderato da Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto.

Wine Monitor è l’Osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, nato e pensato per supportare le imprese e le istituzioni della filiera vitivinicola italiana nella comprensione delle dinamiche di mercato, sia a livello nazionale che mondiale. Wine Monitor nasce per iniziativa dell’Area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma, una società leader nella ricerca applicata che, da oltre trent’anni segue e analizza i fenomeni dell’economia nazionale e internazionale ed è riconosciuta come uno dei principali istituti privati di ricerca a livello nazionale ed europeo. Secondo questo studio compiuto sulla percezione del vino naturale è emerso che il consumatore percepisce il vino naturale come qualcosa di più sano e genuino nonostante manchi una definizione specifica su cosa sia esattamente. Non ritiene rilevante che sia prodotto in piccole realtà. Ciò che conta è che sia prodotto da uve biologiche, senza solfiti, senza derivati di origine animale, rispetti il territorio, in un packaging riciclabile la cui produzione non sia nociva per l'ambiente. Posti questi elementi, più del 50 % dei consumatori si dicono ben disposti all'acquisto e si mostrano più interessati al Centro e Sud Italia rispetto al Nord. Si può concludere che le sfide riguardino la confusione e la voglia di saperne di più. Le opportunità siano date invece dalla curiosità crescente non solo da parte dei giovani.


(Un momento del convegno Apocalittici e integrati)

Sebastiano Torcivia ha presentato, poi la ricerca “Il vino naturale in Sicilia. Analisi del tessuto imprenditoriale. Le aziende imbottigliatrici” condotta sulle aziende che si sono autodichiarate produttrici di vini naturali, per conto dell'Università degli Studi di Palermo. L'idea è partita dal costo dei vini naturali che poteva essere considerato destinato solo a vini d'élite. Da questa ricerca è emerso, tra i tanti dati, che tante cantine, anche già affermate in altri settori, destinano  alcuni vigneti alla produzione di vini naturali nonostante non faccia parte della loro tradizione. Ciò si spiega con  la forza oggi rappresentata dal brand “vini naturali”. A, sorprendere anche il volume importante dell'export che vede che le etichette dei vini naturali in pole position nei mercati esteri. In merito ai prezzi, spesso non proprio popolari, tra le motivazioni si potrebbe pensare, ad esempio, all'assenza di economia di scala o alla difficoltà di sostenere i costi della cosiddetta  “viticoltura eroica”. Segue la risposta di alcuni  produttori interpellati. Secondo Antonino Barraco, produttore di vino naturale a Marsala “il vino naturale è una forma d'arte che deriva da uno stile di vita e considerarlo solo tale perché creato senza chimica è riduttivo”. “Faccio vino naturale per fare politica perché riesco ad esprimere attraverso questa tipologia di produzione la mia filosofia di vita” racconta Stefano Amerighi, produttore di vini naturali in Toscana. “Le ricerche esistenti in merito al vino naturale non servono a nulla ai piccoli produttori perché non sono interessati unicamente al profitto poiché lo fanno principalmente per passione e non potrebbero fare diversamente. Non interessa un metodo per rispondere alle leggi di mercato bensì vivere al meglio l'esperienza di un viaggio” controbatte Arianna Occhipinti, produttrice di vini naturali a Vittoria.

La strada tracciata dal dibattito sembra essere, dunque, comprendere se si vuole che il vino naturale continui ad essere, nell'immaginario collettivo e nella realtà, un vino di nicchia o se ci siano i margini da parte dei consumatori e la volontà da parte dei produttori di ampliare il raggio  di incisività di questa categoria di  vini sempre più apprezzata, trovando  delle possibilità nuove  di cooperazione e creare sinergie.