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La manifestazione

“eat! Brussels, drink! Bordeaux”, quest’anno formula vincente: nei banchi anche i formaggi

13 Settembre 2018
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di Alma Torretta, Bruxelles

Cresce “eat! Brussels, drink! Bordeaux”, la manifestazione enogastronomica che segna la rentrée nella capitale belga dopo la pausa estiva. 

Quest'anno la novità è stata la presenza dei formaggi proposti in un bar à fromages di alcuni dei più famosi fromagers et affineur belgi, ma anche per la prima volta si sono tenuti atelier di degustazioni di gin e caffé, oltre che dell’immancabile birra. Ed i cioccolattieri/pasticcieri, che hanno debuttato nell’evento l’anno scorso, sono tornati quest’anno come parte ormai integrante dell’offerta. Il successo è dovuto anche alla location strategica ed informale nel verde del Parc Royale di Bruxelles, circondata da alcuni dei principali Palazzi del potere belga e a due passi dal Quartiere europeo. Non una fiera, non una manifestazione per addetti ai lavori, ma un’occasione per tutti di assaggiare, anche in pausa pranzo o dopo il lavoro, eccellenze culinarie e vinicole accuratamente scelte per manifestare simbolicamente l’identità di chi le produce. La formula vincente ha proposto, infatti, anche per questa settima edizione, piatti “firma” di alcuni degli chefs/pâtissiers/fromagers più interessanti della città, o delle regioni del mondo ospiti, proposti a prezzo unico (9 euro), e in connubio quasi in esclusiva con i vini di Bordeaux, quest’ultimi con un occhio di riguardo alle nuove tendenze, non solo i più celebri rossi e Sauternes, ma anche ottimi bianchi secchi e crémant del bordolese.  

Per quanto riguarda i rossi, la nuova tendenza è di produrre vini da poter bere subito, anche se sempre con una buona capacità di invecchiamento. E quindi rossi più morbidi, espressivi, fruttati, con minore affinamento in legno (e meno barrique nuove, ma anche sempre più anche solo inox, cemento o anfora) e l’introduzione nell’assemblaggio, oltre ai classici Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, anche di Carmenere, Petit Verdot e Malbec, vitigni già presenti ma che, anche per via del il riscaldamento climatico, nel bordolese stanno conquistando spazio veleocemente. Sta crescendo poi la produzione di bianchi e oggi già rappresentano il 10% della produzione a denominazione Aoc, per il resto composta per l’85 di rossi, 4% di rosé, clairet e crémant e 1% di vini bianchi dolci. 

Anche per i bianchi, negli assemblaggi al fianco dei tradizionali Sauvignon e Sémillion, e una punta di Muscadelle, si trova sempre più spesso anche del Sauvignon gris che rende i bianchi di Bordeaux più aromatici, vivaci e complessi. Altra novità è il diffondersi di produzioni monovitigno. Permane invece la distinzione tradizionale tra vini bianchi fruttati da consumare giovani, prevalentemente prodotti nelle AOC Bordeaux Blanc, Entre-Deux-Mers e Côtes de Bordeaux, e vini bianchi strutturati, complessi e potenti grazie all’affinamento in barrique, prodotti specialmente nelle zone della Aoc Graves e Pessac-Léognan. In un anno l’importazione di vini bianchi di Bordeaux è cresciuta in Belgio del 9%, ne importa di più solo il Regno Unito.  


(Damien Labiche)

Tra gli chef di Bruxelles partecipanti anche in questa edizione si sono distinti gli italiani Ugo Federico & Francesco Cury del ristorante “Racines” (che, dato il successo a Bruxelles, fra qualche settimana apriranno un nuovo locale, il Petit Racines, poco distante dal primo). Al Parc Royale hanno proposto i loro deliziosi “Ravioli capresi ripieni di ricotta di bufala e limone di Sorrento, zucchine e basilico”. Da segnalare, tra le tante proposte, anche il “Cochon fumé de 24h, chutney de tomates bruxelloises et buffala” di Joël Geismar del “Garage à manger” con una bella storia di ristorazione ambulante in “food truck” alle spalle. Entrambi due locali assolutamente da non mancare a Bruxelles, anche per la piacevolissima atmosfera che vi si respira.  

Tra i vini di Bordeaux degustati, alcune chicche da non perdere:
Chateâu Moulin de Launay 2017 – Aoc Entre-Deux-Mers

Da più di 150 anni, cinque generazioni della famiglia Greffier producono esclusivamente bianchi secchi, caso unico nel bordolese, forti di possedere alcune delle parcelle riconosciute come tra le migliori per i vitigni bianchi della zona. Nel corso del tempo si sono solo diversificate un po’ le varietà. Lo Chateâu Moulin de Launay 2017 è un assemblaggio solo in acciaio di 45% Semillion, 20% Sauvignon Gris, 15% di Muscadelle e 5% di Ugni Blanc. Manca solo il Colombard delle loro varietà attualmente in produzione. E’ accattivante già dal colore luminosissimo, poi cattura con un naso ampio e ricco, con intensi rimandi ai fiori bianchi e freschi sentori d’agrumi, all’assaggio conquista definitivamente per ricchezza, morbidezza ben equilibrata da acidità e sapidità,  lunghezza.  Ludovic Greffier spiega che il segreto della bontà dei suoi bianchi è anche nel controllo attentissimo delle temperature, nell’utilizzo di lieviti antichi e nella pratica dell’arte della lentezza che consente al vino di esprimersi al meglio. 

Chateâu Faugas 2014 – Aoc Premiéres Côtes de Bordeaux
“I nostri vini hanno un ventaglio aromatico spettacolare” dichiara Hugues Hardy, dal 2015 alla guida di uno chateâu costruito nel tredicesimo secolo su un sito gallo-romano. Impossibile dargli torto assaggiando questo 100% Semillion, aromatico ed equilibratamente dolce, ottenuto per il 50% da uve botritizzate, per il 50% da vigne vecchie e per la restante metà da vigne giovani, affinato per un anno e mezzo solo in cemento, chiarificato naturalmente solo per gravità ed adatto quindi anche ai vegetariani. Oltretutto da vent’anni in vigna non si usano più diserbanti chimici. All’assaggio si rivela grasso, opulente, lungo. Una versione dunque moderna, il più possibile naturale, di un grande classico.

Chateâu de Daviaud, Clos Notre Dame 2015 – Aoc Montagne Saint-Emilion
A testimonianza dell’importanza che il Carmenere sta riconquistando nella zona di Bordeaux e con quali ottimi risultati, da provare questo assemblaggio di 50% Carmenere e 50% Merlot, affinato in barrique con dispositivo di micro-ossigenazione tramite micro-bollicine, colore inteso, dolce di frutto e spezie, di buona acidità e corpo, rotondo, espressivo, lungo. Lo produce Elisabeth Lecomte, nella tenuta della famiglia del marito Marc, tenuta però da sempre gestita da donne e di cui adesso è Elisabeth a tenerne completamente le redini. La giovane donna apprezza tanto il Carmenere per il suo profilo speziato da aver intenzione di aumentarne la produzione, attualmente solo il 5% dei vigneti, ad un terzo del totale.  

Chateâu Tour-Birol, Cuvée Foudre 2015 – Aoc  Côtes de Bourg
“Le barrique da 225 litri una volta servivano solo per trasportare il vino – ricorda Damien Labiche, proprietario dello Chateâu Tour-Birol – ma in cantina il vino si elevava in contenitori più grandi quali le grandi foudre da 3.000 litri. Con questa cuvée siamo voluti appunto tornare a proporre quel tipo di rosso, meno caratterizzato dall’affinamento in legno, più fruttato ed espressione del terroir”.  Si tratta di un assembaggio di 60% di Merlot, 30% di Malbec, 5% di Cabernet Franc e 5% di Cabernet Sauvignon, un assemblaggio quindi classico per la Côtes de Bourg che si caratterizza tradizionalmente per la presenza del Malbec,  ma affinato in foudre per 18 mesi per ottenere un vino potente ma rotondo, da bere con tanto piacere giovane, entro i sette anni.