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La manifestazione

Modena capitale mondiale dell’aceto balsamico? Adesso la proposta è ufficiale

01 Ottobre 2016
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di Alessandra Flavetta

Fare di Modena la capitale mondiale dell’Aceto balsamico, dal momento che nel suo territorio ci sono 85 acetaie e solo 80 nel resto d’Europa. 

La proposta, rivolta al sindaco della città, Gian Carlo Muzzarelli, arriva nel corso del talk show “Cibo, cultura, territorio: la grande differenza italiana”, una delle iniziative della prima edizione di “Gusti.a.mo 16”, un fine settimana (1 e 2 ottobre) di festa del sapore con 54 tra acetaie, caseifici, prosciuttifici e cantine di Lambrusco che resteranno aperti al pubblico. Obiettivo: far comprendere ai consumatori,  attraverso la relazione diretta con i produttori, quali siano le ragioni che hanno portato l’Aceto Balsamico, il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto ed i Lambruschi modenesi a diventati delle eccellenze del Made in Italy a livello internazionale.

“Il brand Modena potrà diventare paragonabile a quello della Ferrari, non per nulla quando personaggi del calibro di Bergman e Rossellini andavano a Maranello, Enzo Ferrari li portava a mangiare tortellini e Lambrusco, diventando il miglior ambasciatore del territorio”, ricorda il giornalista Leo Turrini, esperto di Formula 1.


(Davide Rampello)

“Modena è la città che ha il primato europeo di prodotti Dop ed Igt: 23 in tutto, che valgono oltre un miliardo e mezzo di euro e migliaia di posti di lavoro”, ricorda Pierluigi Sciolette, presidente di “Piacere Modena” (il marchio unico creato dai cinque Consorzi di tutela e promozione dei prodotti Dop e Igt per valorizzarli), nel corso del dibattito che si è svolto presso la Camera di Commercio cittadina, che patrocina la manifestazione con il Comune, la Provincia e la Regione Emilia Romagna.

L’idea di Modena capitale mondiale dell’aceto balsamico l’ha lanciata Mauro Rosati, esperto di marchi di tutela e consigliere del Ministro Martina per la promozione dell’agroalimentare con il digitale. “Dove c’è un Consorzio che funziona, il prodotto vince, quindi bisogna incentivare i Consorzi e il modello delle mele del Trentino: 13 mila piccole imprese da un ettaro ciascuna che però esportano ovunque perché fanno sistema”, dice Rosati. A suo avviso “molto del nostro successo dipenderà dall’e-commerce e dalla comunicazione online: prossimamente alibaba.com (la piattaforma cinese di compravendita online ndr) con il vino farà 600 milioni di euro di fatturato, un decimo del nostro export ”, osserva.

Anche il Sindaco ritiene che fare sistema sia vincente: “Stanno dando i loro frutti gli investimenti fatti per l’Expo di Milano con il lancio dei marchi unitari, perché – osserva – prima di una azienda c’è un territorio”. Per l’Assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, fondamentale è la formazione, affinché le nuove generazioni raccolgano la tradizione e la storia sociale, da cui questi prodotti nascono, e la innovino. Come in Sicilia ha fatto una start up, che produce la fibra per fare i tessuti dalla buccia d’arancia. 

Il regista Davide Rampello, conduttore della rubrica “Paese e Paesaggi” di Striscia la Notizia, e Marino Niola, professore di Antropologia presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, hanno giocato molto con le etimologie per illustrare lo stretto rapporto tra cibo cultura e territorio, che vanno visti come un insieme per raccontarne il senso. Rampello, già curatore del Padiglione Zero all’Expo di Milano, sta avviando un master con Politecnico e Statale di Milano per preparare delle nuove figure: i curatori del territorio. “Educare viene da edere, mangiare, nutrirsi di conoscenza e infatti la ricchezza italiana è un insieme di differenze e di passione dell’origine, un approccio lontano da quello esclusivamente nutrizionista della cultura anglosassone: l’homo dieteticus è pericolosissimo”, chiosa Niola.

Mentre il moderatore del Talk, Federico Desimoni, direttore del Consorzio Aceto Balsamico di Modena, auspica la trasformazione “dei turisti in ospiti, perché la mancanza di relazione (di prossimità) e la velocità portano alla “disumanizzazione”, da cui le visite ai produttori proposte  da Gusti.a.mo16.