di Giada Giaquinta
Un’osteria a cielo aperto è ciò in cui si sono trasformati strade e vicoli del quartiere barocco di Ragusa Ibla, in occasione della prima edizione di “Ibla Street Food”.
Protagonisti i cibi più noti della tradizione gastronomica della Sicilia orientale e non solo, che rappresentano il cosiddetto “cibo di strada”. Arancine, “scacce”, “cuoppi” & co., la cui semplicità degli ingredienti genuini, fortemente legati al territorio, li rende universalmente unici e irresistibili agli occhi, o meglio “al palato” di turisti e “degustatori” locali. I visitatori, muniti di una mappa con un percorso gastronomico compreso nell’area che va da piazza della Repubblica fino ai Giardini Iblei, ha avuto la possibilità di degustare in 15 posti, 15 assaggi diversi.
Quindici, come i ristoratori di Ragusa Ibla che hanno aderito all´iniziativa proponendo prelibatezze concepite appositamente affinché venissero fruite come street “slow-finger-food”. Uno dei caratteri più autentici e più aggreganti della nostra Sicilia. E in effetti le previsioni degli organizzatori del festival promosso dal Centro Commerciale Naturale Antica Ibla e patrocinato dal Comune di Ragusa, non sono state errate. Ragusa Ibla si è “animata” di presenze e sono stati mille i biglietti venduti per un evento a numero chiuso, scelta organizzativa comunicata sin dall’inizio come rende noto Daniele La Rosa, di Ccn “Antica Ibla”, al fine di assicurare un’accurata qualità e sostenibilità dell’evento.
“Abbiamo deciso in anticipo di puntare a un traguardo contenuto per assicurare un’accurata qualità e sostenibilità dell’evento – dice La Rosa – Avere avuto il sold out sia sabato che domenica ha ripagato i nostri sforzi”. Il presidente di Cnn Ragusa sottolinea come la difficoltà maggiore sia stata quella di far entrare nell’ottica di rete i ristoratori, abituati a lavorare, egregiamente, ciascuno per sé.
Gli organizzatori, secondo i quali l’evento di quest’anno può considerarsi un banco di prova per dimostrare le immense potenzialità di un territorio, auspicano che questo possa essere solo l’inizio e che il brand “Ibla” possa essere esportato per iniziative al di fuori del nostro territorio”.