(Luigi Alberti e Carlo Alberto Panont)
di Michele Pizzillo
Come in tutte le favole, c’è sempre il “c’era una volta …”. E, quindi, anche per I’Italia in Rosa, che si è conclusa ier a Moniga del Garda (leggi qui), il “c’era una volta” è il “Palio del Chiaretto” che all’apice del suo splendore aveva registrato la partecipazione di un “grande” numero di cantine: 9.
“Siamo onesti, un po’ misero per farne la vetrina del vino rosato che si produce, in tre regioni diverse, attorno al lago di Garda e che nel 1896 fu codificato dal senatore veneziane Pompeo Molmenti”, dice Luigi Alberti, artefice del successo di “Italia in Rosa” che proprio adesso sta festeggiando il suo decennale con un grande successo di cantine partecipanti nella grande area del Castello della bellissima cittadina che si affaccia sulla riva lombarda del Garda: 141 con 200 etichette in degustazione. Un successo che ormai coinvolge tutte le regioni italiane che producono qualche vino rosato tant’è vero le la manifestazione di Moniga è già pronta per sbarcare in Puglia, regione che ha molto da raccontare su questa tipologia di vino, a Lecce, dall’8 al 10 giugno.
Torniamo, intanto, a “c’era una volta …” e, quindi allo striminzito “Palio del Chiaretto” del 2006. Che i due nuovi amministratori del piccolo centro gardesano, il sindaco Lorella Lavo – ancora in carica – e l’assessore al turismo Luigi Alberti un po’ si “vergognavano” di sostenere. Entrambi, però, non sono viticoltori e, secondo quanto siamo riusciti ad appurare, non possiedono nemmeno una vite, forse nemmeno come pianta ornamentale. La Lavo, infatti, è dipendente delle Poste e Alberti, pensionato Enel, era appena reduce da un’esperienza nazionale come segretario dei lavoratori elettrici aderenti alla Cgil. Però, erano consapevoli che alla loro città serviva qualcosa di più accattivante per fidelizzare ulteriormente i turisti, in particolare tedeschi e nord-europei che da sempre frequentano il lago. Così, appena concluso il loro primo Palio, logicamente con scarso entusiasmo dei due neo amministratori, si guardano in faccia e si interrogano “dobbiamo inventarci qualcosa”.
Rammenta Alberti: “Il Palio, tutto sommato, aveva un suo motivo di esserci, ma completamente diverso e così, l’anno successivo mi inventai Italia in Rosa. Era solo uno slogan, perché le cantine partecipanti erano quelle della zona, comunque si andava già oltre i confini comunali. Poi incominciai ad invitare aziende di fuori regione, sino ad allargare l’interesse a tutto il Pese. Con i risultati del decennale, a confermare che avevamo visto giusto”. L’avvio della manifestazione non è stato facile. I produttori erano diffidenti, spesso si guardavano in cagnesco, qualche volta anche l’uno contro l’altro per motivi di concorrenza, confida Alberti: “In mio aiuto arrivò un sostegno insperato, questa volta da un viticoltore, Sante Bonomo, presidente del Consorzio Valtènesi, che aveva intuito subito che l’importanza dell’iniziativa e, nello stesso tempo era convinto che poteva avere successo solo se a guidarla ci fossero persone estranee al mondo della produzione. E, così, abbiamo preso il volo”.
Dal 2011 Alberti non è più assessore al turismo, ma il sindaco Lato lo ha voluto alla guida dell’associazione che organizza l’ Italia in Rosa, come presidente perché la manifestazione è importante sia per la valorizzazione di una produzione locale come il Chiaretto – di tutto il Garda, visto che sono coinvolte anche il Veneto e il Trentino -, sia per il consolidamento del turismo gardesano che ha nell’enoturismo uno dei suoi punti di forza.