«Alberghi, agriturismi, e B&B, tutti esauriti. Più 18 per cento di presenze rispetto al 2010, pioggia di complimenti, plausi e congratulazioni da giornalisti aziende e artisti che vi hanno partecipato e continuano ad arrivare a dieci giorni dalla chiusura.
Ecco, le notizie dell’ultim’ora ci gratificano oltre ogni misura, il bilancio dell’evento “Castelbuono, paese DiVino” ha superato largamente ogni nostra ottimistica previsione. E ci spingerà a fare ancora molto di più, anzi abbiamo già cominciato a lavorare sulla prossima edizione». A gongolarsi, senza darsi troppe arie, è Dario Guarcello presidente e anima dell’Associazione Amici per Bacco promotrice dell’evento, che a Castelbuono quest’anno ha riportato artisti di livello mondiale, giornalisti di prestigiose testate, figure professionali del settore, di lustro mondiale, soffrendo poi le fatiche di Ercole per arginare le richieste di adesione di molte altre aziende vinicole, oltre le centocinquanta invitate, che ambivano a partecipare. Eppure la formula di questo evento rispetta i canoni delle solite sagre paesane sviluppate “attorno ad un buon calice di vino”. C’è il convegno, ci sono le degustazioni di vini e prodotti locali, e c’è lo spettacolino (in questo caso meglio dire “spettacolone”) la sera in piazza con tanto di premio a chi si distingue in svariati settori. Poi c’è Castelbuono che è un paese antico, ha i suoi tesori di monumenti e storia, e il fascino dei borghi medievali, come migliaia ce ne sono tra Sicilia e Italia. Eppure chi lascia Castelbuono dopo aver partecipato ad una tre giorni così «prova un sentimento che solo i brasiliani sanno descrivere, una sorta di “saudades” difficile da spiegare» puntualizza Guarcello, un trentenne con la maturità di chi di anni ne ha il doppio, che ha già girato mezzo mondo, conosce bene la vita, come i sentimenti umani le loro manifestazioni declinate attraverso l’arte e le facce belle e virtuose dell’anima. E la suadedes per lui non è un sentimento e nemmeno uno stile ma «spirito puro, come il colore dell’anima dei brasiliani simile ma diversissimo a quello dei Castelbuonesi. Che contagia inesorabilmente chi viene qui a trovarci». Spirito puro, anzi spirito di…vino, ancor più puro. In questo evento il vino ha un ruolo centrale, ma non quel fine di promuove un segmento economico del luogo. Paradossalmente le Madonie rappresentano una delle aree più povere del settore. Una “sola” azienda in tutta l’area: l’ ”Abbazia Santa Anastasia” di Francesco Lena. Mentre tutto il territorio è invece ricchissimo di prodotti della natura. Se la Sicilia è un crocevia di civiltà le Madonie sono un crocevia del creato. E per il vino qui si riscontra una devozione che sarebbe da emulare. Basta entrare in una trattoria e chiedere la carta dei vini. Da fare invidia ai ristoranti stellati. «Perché i siciliani hanno cambiato l’immagine del vino e il vino ha cambiato l’immagine della Sicilia e noi dobbiamo promuoverlo per il bene di tutta l’isola. Imparando ad apprezzarlo e soprattutto a degustarlo con intelligenza. L’intelligenza del bere consapevole. Ecco la conquista di una sana filosofia del piacere. E il piacere lo sappiamo, è sempre connesso alla coscienza». I punti di maggior successo del programma questa sesta edizione si sono riscontrati negli eventi dal carattere didattico. Quali il breve corso di degustazione, in programma il giorno dell’inaugurazione, docente il sommelier campione del mondo Luca Gardini; la lezione di “Abbinamento cibo e vino”, curata dall’ “Union Européenne des gourmets” con in cattedra il presidente Guido Falgares. Altro banco d’assaggio molto didattico è stato il confronto con “Le due anime del vino bianco “Campania vs Sicilia” con ancora il campione del mondo Luca Gardini a guidarla. “Leggere e imparare” altro principio caldeggiato e stimolato si è articolato attraverso la presentazione di due volumi: “A tavola con Federico Fellini” e “Olio & vino. Eccellenze italiane prima e dopo la crisi” del giornalista Nicola Dante Basile. Gran finale con in piazza coi riconoscimenti del Premio Gusto Divino. Palco affollatissimo e un parterre da fare invidia a Franco M. Ricci patron del “L’Oscar del vino” evento del tra i più prestigiosi che si celebra a Roma e con tanto di diretta su Raiuno: il direttore del Tg2 Marcello Masi, Clara Barra curatrice della guida del Gambero Rosso, il campione del mondo Luca Gardini e molti ancora. Un esempio di cosa voglia dire “pensare in grande”. Come quel livello di pensiero che ha spinto il vino ai livelli di eccellenza che oggi conosciamo.
Stefano Gurrera