di Manuela Zanni, Palermo
E’ stato un vero fiume in piena, di birra e di persone, quello che si è riversato lungo l’asse del centro storico di Palermo, da via Maqueda ai Quattro Canti, passando per Palazzo Sant’Elia fino ad arrivare in via Torino.
Motivo di una simile partecipazione è stato Beer Bubbles il festival della birra artigianale, in occasione del quale sono stati stimati numeri da capogiro come il consumo di 15 mila bicchieri ecofriendly (ovvero riciclabili) e 175 ettolitri di birra (ovvero 17.500 litri), 50 in più dell’anno scorso, per un totale di 700 fusti spillati di birra e 250 mila presenze, in quattro giorni. E’ andata alla grande anche ai food corner disseminati lungo il percorso, dei quali ognuno ha distribuito tra i 1.700 e 2.500 pasti tra panini, cibo thai, hot dog, arrosticini e hamburger. Il top l’ha raggiunto il Vecchio Carro che ha venduto 3.600 panini di porchetta dei Nebrodi, mentre 2.600 sono stati coloro che hanno scelto lo sfincione bagherese. Grande il successo riscontrato soprattutto tra i birrifici artigianali siciliani, grazie alla curiosità di un pubblico che si è dimostrato sempre più aperto alle novità provando i nuovi tipi di birra di case già conosciute sul territorio. Molto eterogeneo il pubblico che ha preso parte alla manifestazione, costituito da operatori del settore e beerlover, entrambi in cerca, per motivi diversi, delle birre che “valgono il viaggio”, quelle che per berle percorreresti chilometri certo che ad attenderti, come ricompensa, ci sarà un calice spumeggiante e opaco per il freddo che ripaga di ogni stanchezza. C’è chi l’ha trovata nella birra al rabarbaro il cui gusto particolarmente amaricante ha “superato” quello più classico della birra aromatizzata al mandarino; chi, invece, si è fermato ad una blackberry Ipa affinata in barrique di Pineaut Des Charentes, rivelando gusti più esigenti e raffinati. A ciascuno le sue birre, quindi, davvero adatte a tutti i gusti e per tutti i palati.
Tanta curiosità e interesse hanno destato anche i laboratori tematici, promossi da Bauhaus, nelle persone degli organizzatori del festival Maurilio Cassata e Alessia Billitteri e curati da Mauro Ricci, rappresentante in Sicilia del Kuaska Instituut e Riccardo Paternostro e condotti da Andrea Camaschella, redattore di Fermento Birra e collaboratore di Cronache di Gusto, media partner dell’evento. I laboratori si sono tenuti nello storico Palazzo Sant’Elia che nello scorso fine settimana è stato anche visitabile in notturna grazie alle guide della cooperativa Terradamare. Tanti gli argomenti trattati in questa intensa quattro giorni da esperti del settore e maestri birrai che hanno raccontato la propria esperienza e filosofia per avvicinare l’affascinante mondo delle birre artigianali ad un pubblico sempre più attento e preparato. Giovedi ad “aprire le danze” è stato un interessante confronto che ha visto, tra i protagonisti, Nicola Francesca, ricercatore e docente universitario del corso di studi in Scienze e Tecnologie Alimentari (Stal) dell’Università degli Studi di Palermo, raccontare il proprio progetto sulle birre sperimentali portato avanti con risultati più che apprezzabili grazie anche al supporto tecnico del referente Mauro Ricci e alla collaborazione di un giovane gruppo di lavoro.
“Il progetto – ha spiegato Nicola Francesca – nasce poiché l'aumento della domanda di birra artigianale ha reso necessarie tecnologie di produzione innovative al fine di ottenere nuove tipologie di birra caratterizzate da proprietà sensoriali uniche e territoriali. Al fine di raggiungere tale obiettivo, l’impiego di nuovi microrganismi fermentativi che possano conferire al prodotto proprietà sensoriali peculiari ed uniche, può rappresentare una valida alternativa ai classici ceppi di lievito attualmente in commercio. Il nostro gruppo di lavoro si prefigge, tra i tanti obiettivi, di selezionare dei microrganismi (lieviti e batteri) ad hoc per ciascun azienda al fine di creare birre uniche fornendo un supporto tecnico-scientifico basato sui controlli microbiologici e chimico-fisici dei processi e dei prodotti di ciascun birrificio. Venerdi Alessio Selvaggio, Marco Gianino, Natascia Tion insieme a Mauro Ricci, Diego Bocchio, Federico Conta hanno interloquito in un confronto serrato “a tutta birra” sulla situazione attuale del mondo birraio, (è proprio il caso di dirlo) in gran fermento, avanzando previsioni sull’immediato futuro. Nel tardo pomeriggio Natascia Tion ha conversato sulle prospettive della birra in lattina e sulle novità in questo campo, tra i pareri favorevoli e contrari a questo metodo ormai praticato da tutti i birrifici che dedicano almeno una linea al contenitore di metallo.
Sabato 8 si è poi discusso dell’unicità del terroir delle birre siciliane con Mauro Ricci, Eugenio Ricca, Giacomo Cosentino, Marco Gianino, Vito Biundo per poi degustare una Bionda II del Birrificio 24 Baroni; Saia di Yblon; Pink Noise di Ballarak e una Sicilian Pale Ale del birrificio Bruno Ribadi, mentre nel pomeriggio protagoniste del laboratorio, insieme ad Agostino Arioli e Nicola Francesca che hanno raccontato il Progetto Klanbarrique, sono state le birre Sour (aspre) e Wild (letteralmente selvagge), veri e propri capolavori per intenditori e per chi ha voglia di andare un po’ oltre i gusti “classici”. Domenica 9, infine, è stata la volta del seminario sull’Iga (Italian Grape Ale) e le fermentazioni italiane i cui relatori, Agostino Arioli, Andrea Camuto, Eraldo Corti, hanno cercato, riuscendoci, di trovare un anello di congiunzione tra il mondo del vino e quello della birra, solo in apparenza distanti, ma che, a ben guardare, hanno tante similitudini.
Inutile dire che gli organizzatori Maurilio Cassata e Alessia Billitteri, avendo già ricevuto le conferme dei birrifici presenti e le richieste di partecipazione di quelli assenti, tra una birra e l’altra, stanno già pensando alla prossima edizione.