Da oggi, nelle librerie, è disponibile anche “Osterie d’Italia 2021” di Slow Food (pag. 940, € 22).
Che si presenta con diverse novità. La prima, che è “davvero un’edizione speciale. Ma non lo è per meriti di redazione bensì perché questo è un anno speciale – scrivono Marco Bolasco ed Eugenio Signoroni, curatori della pubblicazione -. Abbiamo pensato a lungo a che cosa avremmo dovuto fare in un periodo così complesso: abbiamo riflettuto anche sulla possibilità di uscire o meno, noi che comunque ci occupiamo di critica, seppure in un modo diverso dagli altri. Come avremmo potuto farlo quest’anno? Ci siamo resi conto che queste pagine sono una testimonianza importante di un pezzo di Paese, rappresentano una comunità fatta di osti, di territori e di appassionati avventori che le osterie le vivono. Le piccole grandi economie di territorio, fatte di gestioni familiari, di imprese agricole, di reti virtuose, hanno saputo resistere e da piccole trasformarsi e apparire grandi a chi non le conosceva ancora”. E, quindi, proseguono: “Ci siamo resi conto che dovevamo esserci, fare la nostra parte, dire a tutti che la nostra comunità resiliente c’è e che l’attuale è un momento in cui saprà farsi sentire anche più di prima. La nostra guida, continua a essere l’unica voce forte di una parte importante del mondo della ristorazione, è una testimonianza concreta di tutto questo”.
E’ ovvio che quest’anno non si poteva valutare nella stessa maniera di sempre. E, così, aggiungono i curatori “abbiamo deciso di non eliminare nessuna delle osterie presenti lo scorso anno, limitandoci a raccontare le belle novità che abbiamo incontrato sulla nostra strada. Inoltre, per scelta, non abbiamo assegnato Chiocciole a nessuno. Anche perché, quest’anno, è un po’ come se l’avessimo assegnata a tutte le osterie in guida”. Che sono 1.697 tra trattorie, osterie, agriturismi e ristoranti scelti per la buona accoglienza, la cucina di territorio, la rigorosa selezione degli ingredienti, il prezzo giusto. 436 locali sono segnalati con la bottiglia, ad indicare le osterie con una valida selezione di vino. Poi ci sono quelle – in alcuni casi si sovrappongono con quelle delle bottiglie – che valorizzano l’olio extra vergine di oliva. Altri simboli indicano i locali dove si servono i vini al calice e le birre artigianali, dove si può pernottare o mangiare all’aperto, dove è disponibile una proposta vegetariana o un menù senza glutine. E, per chi viaggia, l’indicazione delle osterie più vicine alle stazioni ferroviarie e ai caselli autostradali.
Insomma, il racconto di quelle che “sono il motore di una comunità – scrive Carlo Petrini in copertina – Per il cibo di qualità, ma soprattutto perché le persone hanno bisogno di tornare a stare insieme” è completo, tanto che per non far dimenticare le famose chiocciole, a pagina 931 sono elencati tutti i locali che le hanno conquistati in trent’anni di guida. Per chi acquisterà la versione cartacea dell’edizione 2021, potrà usufruire dell’integrazione online gratuita che sarà continuamente aggiornata, proprio per offrire un servizio sempre più puntuale a chi vuole scoprire l’Italia con Osteria d’Italia, senza incappare in un qualche disservizio: basta seguire il blog di Slow Food editore, che comunicherà anche le attività intraprese dagli osti per sopperire ai vari provvedimenti di chiusura e restrizioni orarie a cui sono soggette le attività ristorative in questo delicato periodo storico. Più di 200 i collaboratori coordinati dai curatori Marco Bolasco ed Eugenio Signoroni, che hanno recensito 1697 osterie in tutta Italia. La regione che conta più segnalazioni è la Campania, seguita da Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Puglia e Sicilia.
Michele Pizzillo