(Luca Gardini, Raffaella Bologna e Luciano Ferraro)
di Michele Pizzillo, Milano
Acquisti, in edicola, “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia”, guida all’eccellenza dell’enologia italiana scritta da Luciano Ferraro e Luca Gardini e pubblicata dal Corriere della Sera (12,90 euro), corri a casa per gustarla (o degustarla???) con la tranquillità che richiedono simili pubblicazioni e, scorrendo le pagine del libro e a mano a mano che leggi i nomi dei vignaioli, cominci, per esempio, a chiederti “come, non c’è Gaja?; di Bellavista e Cà del Bosco si sono perse le tracce?; Ferrari non è più quello di una volta?; e il Sassicaia, sempre in testa alla classifica dei migliori vini del mondo, dove è finito?”.
Ferraro, intuendo le nostre perplessità in occasione della presentazione ufficiale della guida nell’ambito della manifestazione “Cibo a regola d’arte” che ad inizio primavera il Corriere della Sera organizza a Milano, non ha un attimo di esitazione a sottolineare che “più che frutto di un lavoro, è la conclusione annuale di una passione che ci prende la mano ormai da cinque anni”. La guida, quindi, va “degustata” (ci ripetiamo, comunque ci stà) con la stessa passione che ci mette il duo Ferraro-Gardini, il primo capo redattore del Corriere della Sera, il secondo un indiscutibile campione nella conoscenza e valutazione dei vini di tutto il mondo. Quindi? Una guida che “vuole fornire tracce per percorsi possibili alle persone celate dietro le etichette – scrive Ferraro (e io bevo, aggiunge scherzando, Gardini) -. 100 storie del vino, il distillato inebriante degli ultimi cinque anni di interviste, visite, assaggi, incontri. 100 vignaioli diversi, dall’ultimo discendente di una nobile casata al giovane che riscatta la storia famigliare seguita alla mezzadria. Con la passione come filo conduttore”. Che, poi, sono gli stessi che, come vedremo per uno dei premi assegnati quest’anno, con la loro passione, resistono, investono, cercano nuovi mercati. Che dire? “Sono quelli che con il livello qualitativo dei loro vini, portano in giro per il mondo l’immagine dell’Italia, un paese che si prende anche il lusso di privarsi del ministro dell’agricoltura”, sottolinea Ferraro.
(Luca Gardini, Federico Carletti e Luciano Ferraro)
E, ci vuole veramente passione per scrivere una guida come questa del Corriere, perché difficilmente ci si sarebbe potuto impegnare ad indicare, assieme alle storie dei vignaioli, vini attestati su una fascia di prezzo attorno (o inferiore) ai 15 euro: è la prima novità dell’edizione numero 5. Perché, aggiunge la firma del Corriere, “accanto ai vini di pregio, quelli contesi durante le aste, ci sono vini eccellenti, che hanno nell’accessibilità e nella bevibilità il loro tratto comune”. Una stoccata a Gardini, che si dedica solo a degustare i vini top? “Non sia mai, lui è il Maradona dei sommelier e, ritengo che scegliere i super campioni della Guida 2018, lo passa fare solo Luca (insieme al fido Marco Tonelli) – chiosa Ferraro -. E, poi, anche degustare il top, per compilare una classifica dei migliori assaggi dell’anno, non è un compito facile”.
I migliori 100 vini secondo “maradona” Gardini, sono elencati da pagina 174 a pagine 223, dopo quelle dedicate ai singoli vignaioli (nome dell’azienda, indirizzo, orari per le visite e l’eventuale vino di costo inferiore a 15 €.). E, qui, tornano tutti i grandi nomi che non ci sono fra i migliori 100 vignaioli d’Italia. Tant’è che a pari punteggio, 99/100, ci sono due toscani: il mitico Bolgheri Sassicaia 2015 e il Brunello di Montalcino Cerretalto 2012 che a Montalcino produce l’azienda Casanova di Neri. Subito dopo, con un punteggio di 97/100, ci sono Barolo del 2014 come Ester Canale Rosso Vigna Rionda di Giovanni Rosso, Ravera di Elvio Cogno ma, anche due del 2010: Barolo riserva Monprivato Cà D’ Morissio di Giuseppe Mascarello e figlio e Riserva 1752 Cannubi di Damilano; nonché il Nobile di Montalcino delle Caggiole 2025 di Poliziano. Con il punteggio di 96/100, troviamo campioni come Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2013 de Il Marroneto e il Nastagio 2012 di Col d’Orcia, i Barbareso 2015 come Cottà di Sottimano, Montersino di Orlando Abrigo e Pojoré di Rizzi, il Barolo riserva Pernanno 2012 di Francesco Sobrero. Mentre il Valtellina superiore Sassella riserva Rocce rosse 2007 di Arpepe è valutato 96/100; e, con il punteggio di 95/100, della vendemmia 2015 troviamo il Sangiovese Vigna dell’Impero della Tenuta Sette Ponti, i Barbaresco di Socré, Ovello vigna Loreto di Albino Rocca e il pora di Musso; il Barolo Brico delle Viole 2014 di Mario Parengo e due millesimi 2012: i Barolo riserva Vigna Rionda di Massolini e il Brunello di Montalcino riserva Santa Caterina d’Oro vigna di Pianrosso di Ciacci Piccolomini d’Aragona.
(Salvatore Geraci)
Della prima novità della Guida, ne abbiamo già parlato. Le altre sono tutte selezioni di Gardini: dai 10 migliori oli extra vergine di oliva, una top ten guidata dai siciliani il Monocultivar Nocellara del Belice bio prodotto da Centonze e il Primo dop Monti Iblei dei Frantoi Cutrera. Delle migliori dieci birre, la classifica è capeggiata da Bohemina Pils del Birrificio piemontese Cane di Guerra. E, dei migliori distillati con la trentina Genziana di Boroni al primo posto. A parte le classifiche e le degustazioni, la Guida di Ferraro e Gardini ha il merito di aver fatto capire agli appassionati di vino che dietro ad ogni vignaiolo c’è una storia da raccontare. E loro hanno la capacità di raccontare queste storie in poche righe, evidenziando, così, che il vino non ha bisogno di essere comunicato, ma come si comunica. Cioè, in modo semplice e lineare che possa essere compreso da tutti. Come le motivazioni dei quattro premi assegnati nel 2018.
Raffaella Bologna, la vignaiola donna, figlia di Giacomo, l’uomo che emancipò la Barbera dal destino infelice a cui l’aveva affidata Giorgio Gaber nel 1969: “triste col suo bicchiere di Barbera / senza l’amore a un tavolo di un bar …” Federico Carletti, vignaiolo dell’anno, che con l’azienda Poliziano ha fatto decollare il Nobile di Montepulciano che oggi, grazie ad una solida alleanza tra produttori e istituzioni, fa ruotare il 70% dell’economia locale attorno al vino. Salvatore Geraci, il vignaiolo resistente che con l’azienda Palari è riuscito a salvare la doc Faro, sulla stretto di Messina, destinata all’estinzione per carenza di produttori. Lui ha convinto gli altri a produrre il Faro, mentre il suo, Luigi Veronelli lo indicò come il Romanée Conti d’Italia. Richard Geoffroy, una vita per il vino: dal 1990 enologo di Dom Pérignon e conosciuto come l’alchimista che assembla annate e vitigni per creare lo stile dell’antica Maison che produce Champagne a Epernay. Geoffrey è medico, ma ha scelto di curare il vino invece che gli esseri umani.
Tutto questo è contenuto in un agile ed elegante volumetto di 260 pagine che, poi, sono la sintesi dell’Italia del vino 2017, rappresentata da Valle d’Aosta (1), Piemonte (9), Liguria (1), Lombardia (7), Trentino (3), Alto Adige (6), Veneto (11), Friuli Venezia Giulia (4), Emilia Romagna (8), Toscana (14), Marche (7), Umbria (3), Lazio (2), Abruzzo (4), Molise (1), Campania (3), Puglia (1), Calabria (4), Sicilia (8), Sardegna (3). Assente la Basilicata.