Annata 2019 in crescita rispetto al disastro del 2018. Emerge il centro-sud Italia. In anteprima i due premi speciali assegnati alle aziende siciliane
di Giorgio Vaiana
In attesa di conoscere tutti i premiati dell’edizione 2020, facciamo una interessante chiacchierata con Indra Galbo, vice curatore della Guida agli Oli d’Italia del Gambero Rosso. La Guida quest’anno compie dieci anni. E i numeri di quest’anno sono molto interessanti: all’interno ci sono 750 oli di 448 aziende italiane recensiti. Le regioni che fanno la parte del leone sono la Puglia e la Toscana. Sono 161 gli oli premiati con le “tre foglie”, il punteggio massimo che si puà assegnare. E anche quest’anno saranno assegnati i premi speciali, che sono divisi in 14 categorie (due premi a categoria, quindi saranno premiate 28 aziende complessivamente). Indra ci anticipa i premi riservati alle aziende siciliane. Riceveranno il premio Frantoi Cutrera della provincia di Ragusa (azienda dell’anno) e Terraliva di Siracusa (premio come migliore Igt assegnato al Cherubino monocultivar di Tonda Iblea Bio). Inoltre, quest’anno, visto che la guida compie dieci anni, come era già accaduto con altre guide, il Gambero Rosso ha deciso di assegnare le “stelle”, ossia il riconoscimento a quelle aziende che hanno conquistato le tre foglie (il massimo riconoscimento) per dieci anni consecutivi. Sono 5 in totale le aziende premiate. Tra queste la stella sarà assegnata anche a Frantoi Cutrera.
L’annata 2019 per l’olio italiano va letta sotto tanti aspetti, dice Indra: “Certo, rispetto alla 2018 ci sono segnali positivi – dice – Per esempio c’è la rinascita del Sud Italia, Puglia e Calabria in particolare, che vedono aumentare di nuovo la produzione. In Puglia, per esempio, la produzione è praticamente triplicata, riportando i dati a una media regionale più consona. Nel 2018 c’era stata pochissima produzione di Coratina. Invece, questa varietà-simbolo del centro-nord della Puglia è tornata in auge sia dal punto di vista qualitativo che quantitaivo”. In generale, l’Italia ha chiuso con un segno “+” per quanto riguarda la produzione dell’olio, “sebbene – specifica Indra – è necessario sempre guardare regione per regione”. In Toscana, per esempio, la zona del Chianti Classico ha sofferto un po’ dal punto di vista quantitativo, mentre la qualità è stata eccezionale. Nella zona del lago di Garda, invece, perdite oltre l’80 per cento, sia per quanto riguarda la parte trentina, che bresciana che veneta del lago. “Infatti in guida ci sono pochissimi oli con le monocultivar della zona – dice Indra – ed è una cosa abbastanza surreale. Tanto che le aziende locali hanno dovuto acquistare gli oli dal centro-sud Italia per poter imbottigliare e vendere”.
La presentazione della guida è ancora in sospeso. Questo perché di solito la guida viene presentata a Verona, nell’ambito del Sol che si tiene al Vinitaly. Il primo rinvio del Vinitaly, aveva costretto allo slittamento a giugno anche della data di presentazione, ma l’annullamento della Fiera ha costretto gli organizzatori a rivedere un po’ i piani. Questa’anno sono arrivati oltre mille oli per essere recensiti. Circa il trenta per cento è stato scartato perché presentava dei difetti e non poteva essere inserito in guida: “Il nostro lavoro è fatto in collaborazione con Unaprol – spiega Indra – Nello loro sedi regionali arrivano gli oli locali che subiscono un primo giudizio dalla commissione”. Solo quelli migliori vengono poi inviati nella sede romana del Gambero Rosso. Qui Stefano Polacchi che è il curatore della guida, insieme a Indra Galbo che è il vice e Giulio Scatolini, il capo panel degustazione, organizzano sedute di assaggi con esperti assaggiatori e assaggiatrici per inizire ad assegnare i punteggi e quindi le foglie.
In attesa del’uscita ufficiale della guida e quindi della cerimonia di premiazione, il sito del Gambero Rosso svela ogni giorno gli oli premiati. E il futuro dell’olio come sarà? “Difficile azzardare delle previsioni – dice Indra – Sentendo i produttori e magari facendo loro delle interviste, sono concordi nel dire che l’olio italiano accusa e accuserà un grave danno di immagine. Di solito in primavera c’era il Vinitaly, c’era la presentazione della nostra guida, i risultati di concorsi italiani e internazionali. Invece adesso è tutto fermo. Insomma la primavera creava un bel movimento attorno all’olio di oliva italiano anche a livello di comunicazione e quindi di spinta commerciale. Chi si è fatto in questi anni una buona reputazione, sta continuando a vendere attraverso i canali dell’online. Gli altri arrancano un pochino. Il mio consiglio? Potenziare l’ufficio commerciale e farlo lavorare sodo”. E poi il post-coronavirus. “Fino a quando non si troverà una cura e quindi un vaccino difficilmente si tornerà alla normalità – dice Indra – L’Italia fondamentalmente basa le sue vendite all’estero sul canale fieristico. Questo “mondo” è completamente bloccato e sarà bloccato a lungo. Ci sarà la ripartenza, ovvio. Ma credo che anche il prossimo anno le fiere ed eventi simili saranno molto ridimensionati. Non bisogna quindi ragionare da un mese all’altro, ma dobbiamo avere tutti una visione più sul medio-lungo periodo. Insomma secondo me almeno dodici mesi di sofferenza economica saranno inevitabili”.