Daniele Cernilli, alias Doctor Wine, ha presentato l'ultima edizione della sua guida nel capoluogo lombardo. C'era anche il ministro delle politiche Agricole Gian Marco Centinaio. Ecco i vincitori di quest'anno
(Ruenza Santandrea, presidente di Alleanza delle Cooperative; Federico Gordini di Milano Wine Week; Daniele Cernilli)
I “faccini” della “Guida essenziale ai vini d’Italia” di Doctor Wine by Daniele Cernilli, presentata ieri a Milano, sicuramente rappresentano il simbolo più noto di questo corposo volume di 653 pagine che descrive 1.134 aziende per un totale di 2.809 vini recensiti.
Seguendo i lavori della premiazione, si vede che dietro i “faccini”, c’è Doctor Wine, ovviamente ma, anche, alcune aziende e alcuni nomi che rappresentano una sintesi della storia dell’enologia italiana. Come, per esempio, il migliore “vino rosso dell’anno” che è il Bolgheri Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido che ha appena festeggiato i 50 anni di vita “ufficiale”: fu l’annata 1968 la prima ad essere immessa sul mercato, diventando subito un’icona internazionale. D’altronde, è un vino perfetto, avendo ottenuto un punteggio di 100/100. Tant’è vero che il Sassicaia si è aggiudicato anche il Best Italian Wine Award 2018, organizzato dal sommelier-comunicatore Luca Gardini.
Il “bianco dell’anno”, quest’anno ex aequo ad un vino individuato in terra campana, il Fiano di Avellino cioè Stilema 2015 di Mastroberardino e Solo MM2015 del friulano Paolo Vodopivec. Il primo è la novità di Piero Mastroberardino, che ha ripreso l’antica tecnica di vinificazione usata da suo padre Antonio, artefice della riscoperta e valorizzazione del vitigno Fiano. “Un vino moderno che fa tornare indietro nel tempo”, scrive Cernilli nella motivazione del premio. Il secondo, invece, è una vitovska fermentata in anfora e maturata in botte grande da questo grandissimo produttore del Carso che è riuscito a raggiungere il sogno di produrre un vino senza tempo.
(Gian Marco Centinaio e Daniele Cernilli)
Il “rosato dell’anno” è il Graminè 2016 di Longariva: un rosato-ramato prodotto da uve pinot grigio da Marco e Rosanna Manica da oltre quarant’anni impegnati a trasmettere l’amore per la loro terra tramite i loro vini. Poco distante, poi, è stato scelto il “vino vivace dell’anno” cioè, il Franciacorta Annamaria Clementi riserva 2008 di Cà del Bosco, che è un’azienda sempre di altissimo livello qualitativo. Invece il vino dolce dell’anno” arriva da Marsala, si tratta del grandissimo “Vecchio Samperi Quarantennale” di Marco De Bartoli: una riserva che ha iniziato l’invecchiamento nel 1978, quando Marco ha ripristinato il metodo Solera per produrre lo “stravecchio” tradizionale di Marsala. E, ci fermiamo in Sicilia, ma sull’Etna, dove è stato trovato il “l’esordio vincente”, Sicilia Alberelli di Giodo 2016 del Podere Giodo che, scrive Cernilli “conquista i cuori con la sua personalità prorompente e la sua squisita fattura”. Si tratta di un vino etneo realizzato dal famoso enologo fiorentino Carlo Ferrini che, dice “per proprio diletto” o meglio, per la sua piccola azienda personale. Nella prima regione continentale che si incontra salendo dalla Sicilia, cioè la Calabria, si trova Librandi che produce il “vino dal miglior rapporto qualità/prezzo”, cioè il Cirò rosso classico superiore Duca di San Felice riserva 2014: un vino proposto da trent’anni e sempre ad un prezzo più che conveniente. Invece il premio “qualità diffusa” è stato assegnato al Secco Bertani original vintage 2015, un vino agile ma di corpo che mette d’accordo i due antagonisti della Valpolicella, amanti e detrattori.
(La premiazione del Vecchio Samperi)
L”azienda dell’anno” è Antinori che al Chianti classico ha affiancato vini prodotti da tenute di proprietà in Umbria, Lombardia e Puglia, ma sempre con l’occhio attento alla qualità. Mentre il “produttore emergente” è il piemontese Balbiano, famoso per la Freisa di Chieri, che ha recuperato la Vigna della Regina, ubicata sulla collina che domina Torino, in collaborazione con l’Università di Torino e il Cnr, producendo da una vigna presente in città, poco più di 4.000 bottiglie di Freisa. Il “premio per la cooperazione” è andato alla Cantina di Bolzano/Kellerei Bozen, per aver realizzato una cantina nuova ispirata ai principi dell’ecosostenibilità e dal basso impatto paesaggistico. L”enologo dell’anno” è Beppe Viola, winemaker piemontese che contribuisce alla produzione di moltissimi ottimi vini italiani. Invece il “premio per la vitienologia sostenibile” è stato assegnato a Marco Casolanetti, presentato come il profeta dei piccoli viticoltori piceni, i cosiddetti invisibili, e insieme alla moglie Eleonora, è grande interprete di una viticoltura estremamente rispettosa dell’ambiente e di un’enologia il meno invasiva possibile. Ai coniugi Casolanetti va anche il merito di aver riscoperto, valorizzato e diffuso la vecchia varietà bordò, una grenache o cannonau che era praticamente scomparsa dal Piceno a molti anni. E, sempre nelle Marche è planato il premio “una vita per il vino” cioè, l’83 enne Massimo Bernetti, artefice della cantina Umani Ronchi e, soprattutto, mente lucida e bravissimo imprenditore del settore vitivinicolo nazionale che, invece, avrebbe voluto fare il diplomatico. Premiati anche i 27 migliori vini da monovitigno e 11 vini con il miglior rapporto qualità/prezzo.
(Fabrizio Carrera e Daniele Cernilli)
E, con la carrellata finale della declamazione dei vincitori dei “faccini”, tanti da non poterli elencare tutti, si è concluso l’evento di presentazione della guida 2019. A cui ha fatto seguito la degustazione di oltre 150 vini – tutti di livello alto – che è stata una delle più frequentate fra i tanti eventi sul vino organizzati per la prima edizione della Milano Wine Week ideata da Federico Gordini.
Per completare il racconto dell’evento-guida, è importante segnalare la presenza del ministro dell’agricoltura e del turismo, Gianmarco Centinaio, che ha esordito dicendo che quando ti invitano ad un evento così non puoi mancare e poi, sottolineando l’importanza del vino come veicolo di promozione dell’immagine dell’Italia nel mondo. “Il vino è capace di emozionare gli stranieri a sentire citato il nome Italia. Il prodotto Italia è un prodotto di qualità, però, in promozione ed esportazione ci battono in molti, vuol dire che dobbiamo lavorare per superare questo gap”, ha detto Centinaio. E, quindi, veicolare meglio la promozione all’estero, rendere più efficienti gli strumenti che abbiamo a disposizione come l’ocm vino, il comitato vini, le degustazioni all’estero delle migliori produzioni italiane. Insomma, sembra un ministro deciso a valorizzare l’immenso patrimonio agroalimentare e turistico del Paese.
Simpatico, poi, il duetto Antonello Maietta-Vito Intini, rispettivamente presidenti dell’Associazione italiana sommelier e dell’Onav che hanno avuto la capacità di aggregare tutto il mondo dell’associazionismo e della formazione del settore vitivinicolo nel Convi (Consorzio nazionale vini) per sostenere i grandi progetti di promozione di questa grande ricchezza naziomale. Mentre Fabrizio Carrera ha presentato la prossima edizione di Taormina Gourmet, organizzata da Cronache di Gusto “in una città dal grande fascino turistico, che si trova solo ad un’ora dall’Italia” ha detto simpaticamente l’ideatore della manifestazione che si è ormai consolidata come uno degli eventi imperdibili per chi vuole conoscere tutto di vino, birre artigianali e dei migliori prodotti agroalimentari.
Altri contributi che hanno anticipato la presentazione della guida sono arrivati dal citato Gordini della Milano Wine Week; Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere e capo panel del World wine awards di Decanter; Gianni Bruno di Vinitaly; Luciano Ferraro, capo redattore del Corriere della Sera e “anima” di molte iniziative finalizzate a fare conoscere meglio il vino.
Michele Pizzillo