Trecento bottiglie. Preziose. Selezionate dopo 20 mila degustazioni e ordinate per valore in tre distinte classifiche: i 100 vini “da conservare”, destinati cioè ad affinarsi e migliorare nel tempo; i 100 “da comprare”, per l’ottimo rapporto qualità-prezzo; e i 100 “da bere subito”, importanti ed eccellenti, che si possono stappare con piacere immediatamente.
È questa l’essenza della guida “I Vini d’Italia 2017” dell’Espresso, a cura di Andrea Grignaffini e Antonio Paolini, in edicola e in libreria dal 14 ottobre. Frutto di un lavoro di gruppo meticoloso, documentato passo passo con testi e foto sugli account Facebook, Twitter e Instagram della guida. Tra le tante novità, una forse è più importante delle altre: per la prima volta spariscono i punteggi, quelle frazioni su cui i critici enologici discutevano a lungo prima di esprimere un giudizio, bizantinismi a volte incomprensibili per i consumatori. E lo stesso Paolini lo raccontava a Cronache di Gusto in un'intervista qualche tempo fa (leggi qui). “Ci siamo resi conto che la qualità media dei vini è cresciuta molto, consapevolezza e capacità tecnica sono diventate patrimonio diffuso: oggi è difficile trovare un vino cattivo – sintetizza Paolini – In un quadro del genere, tra i punteggi delle bottiglie ci sarebbero stati scarti infinitesimali: tema appassionante per gli addetti ai lavori, forse, ma non per chi va in enoteca”.
Questo, naturalmente, non significa che i vini siano tutti uguali, anzi. Al vertice della piramide le differenze ci sono eccome. E anche le sorprese: il Taurasi Poliphemo 2012 di Luigi Tecce, “vignaiolo critico” irpino, si aggiudica il primo posto nella graduatoria dei 100 vini da conservare, superando di misura blasonate denominazioni piemontesi, Barolo e Barbaresco, e toscane (Brunello di Montalcino). Per di più a un prezzo decisamente contenuto, considerato il contesto: 45 euro. “Chi lo sceglierà e acquisterà, avrà davanti a sé nel bicchiere uno dei migliori Taurasi mai prodotti – si sbilanciano i critici della guida – Un vino figlio della sua terra, carnoso, sanguigno, sferico e poi sfaccettato, e dal finale chirurgico. Inforcate gli occhiali 3D, perché sarà pazzesco in futuro”. E tra i vini da conservare colpisce, al 18esimo posto della graduatoria, la presenza di uno spumante: il Trento Extra Brut Riserva del Fondatore Giulio Ferrari 2005, gloria di casa Lunelli.
Perché la nuova guida dell’Espresso mette al centro il vino e chi lo compra, ribaltando l’equilibrio di questo piccolo universo. Con la classifica dei 100 vini da “bere subito”, ad esempio. “Si tratta di bottiglie non necessariamente d’annata, con una energia di beva talmente forte da poter essere consumate in tempi rapidi – spiega Grignaffini – Abbiamo voluto sdrammatizzare l’idea del vino da conservare. Spesso le bottiglie più preziose, i grandi vini italiani, restano per anni in cantina in attesa di un evento da celebrare”. E allora perché aspettare? Nella nuova categoria coesistono mondi diversi: in vetta il Barbaresco Crichët Pajé 2007 I Paglieri di Roagna (600 euro), “Un totem. Incenso d’Oriente, ribes, cannella, mandarino… Delicatezza totale e persistenza infinita”, annota il critico; segue un bianco, il Greco di Tufo Pietra Rosa 2013 dell’azienda Di Prisco, piccolo capolavoro “low cost” (15 euro); e conclude la triade uno spumante per le grandi occasioni, il Franciacorta Extra Brut Vittorio Moretti Riserva Meraviglioso di Bellavista: “L’Eden secondo Bellavista: unico ed epocale, cuvée di vini d’annate storiche (sei) in un arco che va dal 1984 al 2002 (ultima usata)” (560 euro).
Leggendo le classifiche in controluce, emergono alcune tendenze. Anzitutto, in linea generale i produttori (sia di rossi sia di bianchi) realizzano vini meno sovraccarichi, meno strutturati e alcolici, più snelli, freschi ed eleganti, che non appesantiscono al secondo sorso. Inoltre, le case vinicole si concentrano su quello che sanno fare meglio. “La coerenza è una dote sempre più apprezzata e diffusa”, aggiunge Paolini, che porta gli esempi di Valentini e Collestefano, rispettivamente in Abruzzo e nelle Marche. “Per sei anni, dal 2006 al 2012, Valentini non ha prodotto il Montepulciano, il suo vino-bandiera. Faceva il rosato e il resto lo vendeva sfuso, senza etichettarlo: quest’anno torna con il Montepulciano 2012”. L’altra cantina, invece, spicca per fedeltà alla propria storia: eccellente produttore di bianchi, in primis Verdicchio di Matelica (nella guida viene recensita l’annata 2015), Fabio Marchionni da anni mantiene una produzione piuttosto limitata per non snaturarlo, e a prezzi molto moderati.
A testimoniare lo stato di salute del vino tricolore, in ogni caso, sono anche le statistiche: se gli italiani bevono sempre meno vino, l’export invece vale 5 miliardi e mezzo di euro, l’Italia si conferma leader mondiale nella produzione con 48,5 milioni di ettolitri stimati per la vendemmia 2016, davanti a Francia (42,9 milioni) e Spagna (42-43 milioni), mentre le vendite di spumante nel mondo sono balzate nell’ultimo anno del 23 per cento, con picchi in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania e Francia, dove le bollicine sfidano addirittura lo Champagne. «Ci siamo resi conto che il 75 per cento degli spumanti va consumato subito, ma esistono bottiglie particolarmente buone adatte a restare in cantina molti anni», aggiunge Paolini.
Se all’estero il Prosecco spadroneggia, si fanno strada anche denominazioni meno note e terroir di altissima qualità. Le sorprese arrivano dalle isole: Sicilia, con il Nero d’Avola coltivato nella zona di Pachino, alcuni piacevoli esempi di Frappato di Ragusa, per non parlare dell’Etna, che svetta con l’Etna Rosso ‘A Rina 2014 di Russo Girolamo e l’Etna Rosso 2015 di Pietradolce. E la Sardegna, con le sue denominazioni di spicco: Cannonau, Carignano del Sulcis, Malvasia di Bosa, Vermentino di Gallura. “A volte sentiamo questa terra lontana – conclude Grignaffini – E invece produce straordinari vini rossi, con potenziali di livello mondiale”.
Oltre 20mila vini degustati, 1.500 vini segnalati, con il meglio del meglio inserito nelle tre classifiche top 100: “da conservare”, “da bere subito”, “da comprare”, la grande novità di questa edizione.
Ed ecco le anticipazioni:
I VINI DA COMPRARE
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Brunello di Montalcino 2011 – Ridolfi
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Verdicchio di Matelica 2015 – Collestefano
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Trebbiano d’Abruzzo Gianni Masciarelli 2015 – Masciarelli
I VINI DA BERE SUBITO
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Barbaresco Crichet Pajé 2007 – I Paglieri, Roagna
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Greco di Tufo Pietra Rosa 2013 – Di Prisco
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Franciacorta Extra Brut Vittorio Moretti Riserva Meraviglioso – Bellavista
I VINI DA CONSERVARE
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Taurasi Poliphemo 2012 – Tecce Luigi
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Barolo Monproviato in Castiglione Falletto 2011 – Mascarello Giuseppe e figlio
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Barbaresco Pajé Vecchie Viti 2011 – I Paglieri, Roagna
C.d.G.