La 47esima edizione del Vinitaly guarda anche alla Cina.
Saranno presenti al salone di Verona, in programma dal 7 al 10 aprile, 15 tra i più grossi gruppi dell'e-commerce cinese, come YesMywWine, Tmall e Alibaba Group, alcuni di questi, tra l'altro, mai stati in Europa. Sono i canali di vendita del vino più in fermento in questi ultimi tempi. Oramai il 40% dei consumatori di vino acquista on line.
L'Ente fiera apre così le porte alla Cina proprio alla luce delle prospettive disegnate dagli ultimi dati di mercato, che vedono il vino italiano in crescita in quella piazza, con un trend molto positivo per le bollicine e per i rossi. Uno sbocco sperato per molte cantine dato l'aumento dei cinesi che apprezzano il vino, ben 548milioni. L'Italia detiene la quinta posizione in quel mercato come Paese importatore. Nel corso della Fiera verranno organizzati seminari dedicati ad alcuni casi di best practice di aziende italiane in Cina. Esempi che potrebbero fare da apripista per le 384.000 imprese vitivinicole del nostro Paese, forti di un fatturato di oltre 10 miliardi di euro, di cui 4,7 derivano proprio dall'export.
All'impennata dei consumi enologici cinesi, cui si aggregano quelli di Usa, Russia e Australia (la tendenza all'aumento è prevista anche per i prossimi cinque anni), fa da contrappunto il decremento continuo di Francia e Italia, un primo rallentamento di Germania e Gran Bretagna e il crollo verticale della Spagna.
Ma sulla quota export dell'Italia c'è un dato: è ferma, probabilmente a fronte di un calo continuo della vendita dei vini francesi. “Il dato è stabile da troppo tempo – commenta Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – e non si riesce ancora a capirne il motivo. Purtroppo la promozione dei nostri prodotti è ancora molto frammentata: ma ormai non si può più procedere così in ordine sparso”.