di Titti Casiello e Federico Latteri
Non si cammina sulla Walk of Fame, quest’anno, al Chianti Classico. O almeno, non ancora, per la neonata 2021.
Troppo giovane da commentare, ma come ogni anno, in ogni caso, valutata, durante le due giornate del Chianti Classico Collection, alla stazione Leopolda di Firenze. In degustazione, così, esposte al giudizio della stampa nazionale e della critica internazionale, 66 referenze classe 2021, che sembrerebbero anticipare un “elogio alla lentezza”. Mancando quel mediano in centrocampo a passare la palla, con alcuni nasi che dimostrano di essere un po’ troppo avanti e altri, invece, che restano ancora a fondo campo, arrivando in porta, per velocità gustativa, con il guizzo di un bradipo. Ciò, però, non vuol dire che tra le 206 aziende del Gallo nero presenti alla manifestazione e le 750 etichette in degustazione non abbiamo trovato, anche nella ‘21, delle piccole perle enoiche promettenti. E poi chissà che il buon e sempre vero detto “chi va piano va sano e va lontano” non segni un nuovo punto anche per il Chianti Classico Docg 2021. Un anno che, in ogni caso, avrà pieno titolo ad essere ricordato negli annali storici, non fosse altro che con lui si taglia il nastro di inaugurazione alle 11 Unità Geografiche Aggiuntive, proposte dall’Assemblea dei soci del Consorzio Chianti Classico (in uno con la modifica del disciplinare di produzione) proprio nell’anno 2021. E che ha visto in questi giorni, come precisato dal presidente Giovanni Manetti, i primi benestare dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Al traguardo, quindi, parrebbe mancare, allora, solo un ultimo giro di carte burocratiche, segnando, così, la definitiva approvazione delle Uga. Ovverosia di questi undici distretti che, in alcuni casi, coincidono con la stessa estensione territoriale dei comuni sui quali insistono (Castellina, Gaiole, Radda e San Casciano) in altri, solo da un loro frazionamento (Greve, Panzano, Castelnuovo Berardenga, Lamole, Montefioralle e Vagliagli) mentre per una sola Uga, invece, quella di San Donato in Poggio, da un accorpamento di due comuni (Barberino Tavernelle e una piccola porzione di Poggibonsi). Staremo a vedere e nel frattempo vi segnaliamo gli assaggi che si sono distinti rispetto agli altri, ricordandoci, ancora una volta, l’importanza della mano umana in un vino e la necessità, imprescindibile, di tener conto del territorio di origine.
Note a margine: l’ordine di degustazione segue il criterio alfabetico delle Uga (indicate in coda al nome del vino), mentre l’asterisco indica un assaggio da campione da botte.
CHIANTI CLASSICO DOCG 2021
Riecine (100% Sangiovese) – Gaiole
Il Leo Bolt del Chianti Classico Docg 2021 che ronza su fiori violacei e blu, per poi assestarsi sulla terra e sulla menta. Ripulita da qualsiasi fronzolo, la sostanza gustativa mostra un’ eleganza di beva che si stacca di due giri da tutti gli altri 66 assaggi. Standing Ovation
Podere Castellinuzza/Paolo Coccia – Castellinuzza (95% Sangiovese, 5% Canaiolo) – Lamole
Cipria e borotalco anticipano la violetta e la lavanda, tra giochi di morbidezze e acidità. Quest’ultima vale, poi, ad alleggerire una beva in ogni caso strutturata.
Monteraponi (95% Sangiovese, 5% Canaiolo) – Radda
Esemplare capolavoro stilistico di fruttini rossi, sottilissimi e fini. Ti entra nella testa e non va più via quell’eleganza olfattiva. Non arzigogolata, ma netta e precisa. L’unica nota che sa smorzare l’austerità di bevuta è solo quel retrogusto di arancia sanguinella, che nulla fa, se non aggiungere, ancora un punto in più, a un liquido di ineffabile precisione. Standing Ovation
Castello di Volpaia – Volpaia (90% Sangiovese, 10% Merlot) – Radda
Indiscutibilmente fruttato e con una bellissima apertura gustativa dove, placidamente, coesiste un tannino presente, ma null’affatto invasivo, e una tensione acida che rende l’esercizio di bevuta molto piacevole.
Cigliano di Sopra (100% Sangiovese) – San Casciano
Naso insolito, con inaspettati accostamenti che spingono il curioso degustatore a ripetute olfazioni, tra note introspettive di polvere e cenere e note estroverse di litchi e ribes. Nessuna sovrastruttura nel palato, che si concede sottoforma di morbidezza, senza mancare, in ogni caso, di un’adeguata freschezza gustativa.
Casa Emma (90% Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Malvasia Nera) –San Donato in Poggio
Mostra un naso luminoso che si apre a boccioli di rose, note vegetali e sentori di agrume rosso. Entra, invece, con maggiore discrezione all’assaggio, con una nota morbida che lascia, poi, ampio spazio a una lunga linea sapida.
Castello di Monsanto (90%Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Colorino)* – San Donato in Poggio
Note selvatiche di agrifoglio, sfumature balsamiche (e anche un po’ mentolate) e poi un tripudio di rose rosse. La sensazione è di stare dinanzi a un gran vino, dal naso stratificato, pulito e dotato di grande impatto. Non da meno il suo sorso, quasi carnoso, che fa il pieno tra un avvolgente palato e un asse cartesiano perfetto tra freschezza e acidità. Ad orchestrare il tutto, la bacchetta di un tannino che dà tempi e attacchi in un’opera che, già ora, pare adeguata.
CHIANTI CLASSICO DOCG 2020
Già l’anno scorso siamo andati via dalla Stazione Leopolda soddisfatti di quest’annata (leggi questo articolo>). E anche quest’anno confermiamo lo stesso livello di soddisfazione. Su 95 campioni in degustazione, un tratto che li accomuna, decisamente tutti, è la notevole sapidità. Un’osservazione a margine è, poi, per il territorio di Radda che pare fare un campionato a parte.
Tenuta di Bibbiano – Bibbiano (90%Sangiovese, 5% Merlot, 5% Cabernet Sauvignon) – Castellina
Se la parte olfattiva è un perfetto dualismo tra rabarbaro e arancia rossa, quella gustativa è riccamente spostata sulle morbidezze, senza concedersi a nessuna stucchevolezza. Un senso di piacevolezza nel finale pervade l’intero palato.
Casa al Vento – Aria* (100%Sangiovese) – Gaiole
Un’immagine lineare e chiara di cosa sia il Chianti Classico. Tutto perfettamente in asse in un naso poco complesso e un sorso dinamico e composto.
Fieltri (100% Sangiovese) – Gaiole
Sbuffi mediterranei e note vegetali. Le stesse che ritornano in un finale di bevuta dalla contemperata pacatezza ed eleganza gustativa.
Borgo La Stella (100% Sangiovese) – Radda
Il profilo olfattivo è sottile e fine e giocato su categorie vegetali e floreali. Sorso di grande tensione, soprattutto nel finale.
Poggerino – Nuovo (100% Sangiovese) – Radda
In medio stat virtus la descrizione di questo calice. Che gioca in baritono tra un leggero frutto rosso, anche in gelatina, e note speziate. Come il sorso, dove tutto è un “abbastanza”, dimostrando la giusta misura delle varie componenti.
Tenuta di Carleone (100% Sangiovese) – Radda
E’ una sostanza riccamente fruttata che sgranocchia il ribes e le bacche di Goji. In sottofondo note vegetali. Ma la ricchezza è pure nel sorso, non fosse che, d’improvviso, arriva una sferzata sapida inebriante. Standing ovation
Val delle Corti* (95% Sangiovese, 5%Canaiolo) – Radda
Una potenza controllata che gioca, in quest’annata, e stranamente per questa azienda, tutta sul frutto. Eppure, pur discostandosi dalle certezze alle quali ci ha abituato, la piacevolezza continua ad essere il suo leitmotiv. Calibratura e cesellatura gustativa, ma poi arriva il sale, che si piazza sull’altare e regala una beva irriverente ed energica. Standing ovation
Cinciano (100% Sangiovese) – San Donato in Poggio
Naso allegro e vivace, in una versione semplice e lineare della denominazione. Quella dove è la croccantezza del frutto rosso che si fa protagonista. E si lascia bere con notevole facilità, mentre in retronaso arriva un’arancia freschissima.
Dievole – Petrignano (100% Sangiovese) – Vagliagli
Semplice, su una frutta rossa polposa, ma tutto è al suo posto e l’acidità e la sapidità viaggiano all’unisono in una buona dose di persistenza.
(continua…)