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Itinerari

La food valley siciliana su La Stampa

01 Settembre 2011
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Da sinistra Paolo Failla, Lorenzo Piccione ed Enrico Russino

Pubblichiamo una sintesi di un articolo pubblicato oggi su La Stampa dedicato alla provincia di Ragusa e alle sue eccellenze gastronomiche e dell’accoglienza.

di Laura Anello

È l’altra Sicilia, l’isola possibile, il regno nel regno. La Sicilia in bianco e nero delle fotografie di Giuseppe Leone, candore abbacinante di palazzi barocchi e ombre di antichi carrubi.

La Sicilia prospera, con bassa criminalità e disoccupazione sotto controllo, custode della sua bellezza, refrattaria alle speculazioni e agli abusi. La Sicilia food valley, tutta un fiorire di ristoranti stellati, oli da visibilio, formaggi da mettere in mostra – letteralmente – tanto che il consorzio di tutela e valorizzazione Corfilac sta realizzando la prima cacioteca d’Italia.

È il Val di Noto, la punta più a sud della Trinacria, lo scrigno barocco consacrato nel 2002 patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Ragusa, Modica, Noto, Scicli, le terre che ci stanno intorno, tutte devastate dal terremoto del 1693 e ricostruite nello stile dell’epoca.(…)

Allora, e fino agli anni Trenta del Novecento, era proprio Modica il cuore di questi luoghi, la città più eminente e potente, sede pure di un collegio gesuitico che rilasciava lauree, “proscenio di pietre rosa”, “festa di mirabilia”, per dirla con lo scrittore Gesualdo Bufalino, figlio di questi luoghi. Un teatro urbano adagiato sui fianchi e sui pianori delle colline circostanti, con le case ricavate dalle vecchie grotte, il suo intrico di casette, viuzze e lunghe scale da cui sbucano a sorpresa le facciate barocche. E le immancabili tappe di buon vivere come l’Hotel Palazzo Failla e il ristorante “La gazza ladra” di Accursio Capraro. Come l’Antica dolceria Bonajuto, dove il cioccolato si prepara con l’antica ricetta azteca portata in Sicilia dagli spagnoli, “sicché a chi lo gusta sembra essere arrivato all’archetipo, all’assoluto – scriveva Leonardo Sciascia – e che il cioccolato altrove prodotto, sia pure il più celebrato, ne sia l’adulterazione, la corruzione”.

Il terremoto del 1693 segnò la seconda vita di queste terre sotto il segno del barocco. Ragusa Ibla (in siciliano “lusu”, ovvero quello che giace sotto) rinacque dalle macerie, più a monte sorse la città nuova. Adesso l’una è quartiere dell’altra, senza i mostri edilizi di molte altre esperienze, senza nostalgie e ruggini. La prima è un miraggio di luci e di ombre, con la piazza centrale – set consueto del commissario Montalbano – che è un salone sontuoso a cielo aperto. Dove il gusto del buon vivere diventa apoteosi del gusto nel ristorante “Duomo” di Ciccio Sultano, due stelle Michelin, e in altre due tappe immancabili che di stelle ne hanno conquistata una: la “Locanda di don Serafino” di Pinuccio e Antonio La Rosa (che gestiscono anche il Lido Azzurro a Marina di Ragusa e il ristorante del casinò di Malta), veri ambasciatori di Sicilia. E, nella città nuova, l’hotel Villa Carlotta con il ristorante “La Fenice”. Lungo queste strade l’itinerario gastronomico è lungo e vario: i biscotti di mandorla, i sorbetti, le granite si prendono alla pasticceria di Pasquale, uno dei più bei bar d’Italia, amato pure da Sciascia e da Quasimodo. Per il salato si va alla “Casa del formaggio” di Angelo Dipasquale, che i caci si diverte non solo a venderli ma anche a stagionarli. E poi c’è la pizza di Caranvasserraglio, accompagnata da una carta dei vini dove c’è pure lo champagne.

Ma è tutto il territorio a raccontare l’amore per l’eccellenza. Qui c’è l’unica Docg (denominazione di origine controllata e garantita) della Sicilia, il Cerasuolo di Vittoria, il vino più celebre. Qui c’è il 60 per cento del patrimonio zootecnico dell’Isola. Qui c’è un’agricoltura moderna e intensiva. Qui c’è gente come Lorenzo Piccione, designer lombardo, che ha riscoperto le sue radici familiari venendo qui, a Chiaramonte Gulfi, a produrre un olio che è onorato dagli chef come una divinità, il Pianogrillo. Il segreto è la “tonda iblea”, l’oliva regina di questi luoghi. O come Enrico Russino, che a Scicli ha messo su l’azienda “Gli aromi”, un giardino di meraviglie aromatiche e officinali.

(…) E una meraviglia titanica è la cattedrale di Noto, altra città gioiello, crollata nel 1996 e ricostruita nel 2007, circondata da palazzi dove a reggere i balconi barocchi sono mensoloni decorati con sirene, putti, animali fantastici. Un giro qui, da solo, vale il viaggio.