Iniziativa di Dario Stefano presentata oggi. Se il Ddl sarà trasformato in legge, insegnamento obbligatorio, nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, della “Storia e Civiltà del vino” con una frequenza di almeno un'ora a settimana
(Paolo Castelletti, Riccardo Cotarella, Dario Stefano, Attilio Scienza e Isabella Marinucci)
di Fabiola Pulieri
Presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica a Roma, la conferenza stampa per la presentazione del Ddl 2254 su iniziativa del senatre Dario Stefàno che chiede l'istituzione dell'insegnamento obbligatorio, nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, della “Storia e Civiltà del vino” con una frequenza di almeno un'ora a settimana.
“Credo che sia arrivato il momento che l'Italia recuperi la consapevolezza delle sue identità e ne faccia base per la crescita delle nuove generazioni – dice il senatore Dario Stefano, compnente della commissione agricoltura al Senato -. Questo Ddl non agisce sulla formazione tecnica in senso enologico, di questo si occupano gli istituti di attinenza, ma vuole contribuire a formare il patrimonio di cultura generale e del sapere delle nuove generazioni, attraverso il racconto del ruolo del vino e dell'uva nelle pagine di storia del nostro Paese, elementi che oggi sono senza dubbio ambasciatori della nostra cultura nel mondo. Studiare la storia e la cultura del vino non significa insegnare ai ragazzi a bere, ma insegnare attraverso il vissuto, la religione e la storia, la cultura del vino. Mi auguro che già dal prossimo anno si possano avviare progetti pilota che coinvolgano due o tre regioni in Italia e penso ad esempio alla Puglia”.
Il Ddl 2254 si compone di sei articoli e prevede, una volta approvato il disegno di legge, l'individuazione dei docenti abilitati all'insegnamento di tale materia, attraverso un progetto di corsi di qualificazione professionale di cui si occuperà il Ministero dell’Istruzione, che stabilirà i criteri di partecipazione a tali corsi.
L'approvazione di questo progetto è arrivata da parte dei massimi esponenti del settore vinicolo, presenti alla conferenza stampa: Attilio Scienza, professore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore; Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi; Paolo Castelletti, direttore Unione Italiana Vini; Isabella Marinucci, Federvini.
(Il senatore Dario Stefano)
Secondo Scienza “era ora di arrivare a questa proposta. Bisogna che si tolga al vino la caratteristica di bevanda alcolica e si vada oltre. Il governo francese, diversi anni fa, ha ideato un modo per far conoscere il vino ai giovani rendendoli edotti su nozioni e studi relativi al gusto, alla sensorialità, alla coltivazione. Il consumo di alcol in seguito a queste esperienze ha avuto un calo enorme e un ottimo risultato sulla conoscenza e la cultura delle nuove generazioni, utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione. Noi in Italia abbiamo una possibilità in più. Siamo cresciuti con la filosofia e la cultura del vino e dobbiamo dare ai ragazzi l'idea che il vino è fondamentale nella vita, è una bevanda popolare, quotidiana, non solo da bere fuori casa e ubriacarsi. Il vino è un alimento e da quando non si consuma più a tavola, in famiglia, si è persa l'abitudine a considerarlo come legato alla vita di tutti i giorni e con una identità e una appartenenza legata al territorio”.
(Riccardo Cotarella, Dario Stefano e Bruno Vespa)
Anche Riccardo Cotarella, ha affermato di aver appoggiato questa iniziativa “considerando il livello culturale di chi si avvicina al vino, con l'intento di studiarlo e di capirlo e lo fa con la mente prima che con i sensi. Il vino italiano rappresenta, come nessun altro prodotto, il nostro Paese nel mondo. In Italia ci sono più vini che campanili, è una ricchezza tipicamente italiana, una trasversalità territoriale e varietale unica al mondo. Insegnare il vino nelle scuole significa anche insegnare il valore di bere con intelligenza e moderazione”.
Per Marinucci di Federvini “èuna iniziativa che già da queste primissime battute ha raccolto il plauso del mondo dei produttori e un sostegno totale e trasversale, perché consentirà di trasmettere ai più giovani il valore del consumo culturale del vino. Bene la sperimentazione di progetti pilota, utile anche perché propedeutica a un eventuale adattamento dei programmi nazionali. Il territorio, il vino e anche l'aspetto economico devono essere sostenute con e grazie ad iniziative come questa”.
Anche l'intervento di Castelletti, Direttore di Unionvini, è stato in senso favorevole: “Questo disegno di legge è un testo importate dalla doppia valenza. Alla promozione del patrimonio storico e sociale associa una possibile rilevante azione. Come riportato nella relazione sui problemi collegati all'alcol, predisposta dal Ministero della Salute, l'età del primo “sballo” è vertiginosamente scesa a 12/13 anni e questo disegno di legge può contribuire in modo significativo a contrastare e ridurre fenomeni distorsivi già in atto”.
“Valorizzare con l’insegnamento il patrimonio culturale che il vino rappresenta, aiuterà anche la diffusione tra le giovani generazioni di modalità più mature e responsabili di bere alcolici e avvicinarsi al vino – ha detto con un una nota Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini -. La cultura è consapevolezza e, quindi, studiare cosa il vino ha rappresentato nella nostra civiltà e conoscerne il naturale processo produttivo favorirà la maturazione di un atteggiamento consapevole, e quindi moderato, di consumo. Come testimonia il fallimento delle politiche proibizionistiche incentrate su sistemi sanzionatori, solo la conoscenza e la cultura rappresentano l’unico antidoto contro le devianze alcoliste e il binge drinking. Il nostro grazie, quindi, al Sen. Dario Stefano perché, con il disegno di legge finalizzato all'introduzione dell'insegnamento obbliga torio della disciplina “Storia e Civiltà del vino” nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado, dimostra un atto di coraggio e di responsabilità sociale da parte della “politica” che salutiamo con grande favore”.