(Il Ministro Maurizio Martina durante il suo intervento)
da Milano, Michele Pizzillo
C’è chi si fa la domanda: cosa resterà dopo l’Expo? E si augura che si possa lasciare un’eredità addirittura più importante della Torre Eiffel.
Questa eredità, per una esposizione universale che affronta un tema come nutrire il pianeta e che per la prima volta mette sullo stesso piano Stati e organizzazioni non governative, potrebbe essere la “Carta di Milano” che è stata presentata oggi a Milano, nell’Aula Magna dell’Università statale. “Saranno poi i sei mesi di esposizione universale a mostrare la potenza e la potenzialità di questo documento”, ha detto il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina nel corso dei lavori che hanno preceduto la presentazione ufficiale di un documento che sancisce il diritto al cibo e che entro il mese di ottobre dovrebbe essere discusso dall’Assemblea delle Nazioni Unite. Un documento importante per il nostro paese perché “qui misuriamo le ambizioni dell’Italia e dell’Expo anche perché questo è uno strumento diplomatico straordinario – ha aggiunto Martina -. È sufficiente vedere cosa sta accadendo nel Mediterraneo in queste ore per comprendere la centralità di questi temi”. E, stando con i piedi per terra, il ministro ha sottolineato che “siamo solo all’inizio del percorso della Carta, e già il fatto che si è prodotta in 19 lingue e potenzialmente leggibile da 3 miliardi e mezzo di persone è un fatto straordinario”.
Se poi il richiamo dell’anima sovrasta i numeri, allora l’Expo ha centrato i suoi obiettivi. “Il successo di Expo non deve essere solo nei numeri, ma nel richiamo ad avere un’anima. C’è un tempo per ogni cosa e questo è per mettere a frutto il lavoro fatto”, afferma il commissario unico di Expo Giuseppe Sala. Insomma i “lasciti immateriali che accompagneranno il futuro di Milano, del Paese e del mondo saranno quelli che faranno la differenza di questo Expo ormai pronto per aprire i battenti, dice il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che si augura l’impegno dei piccoli comuni per diminuire gli sprechi alimentari. Concetto ripreso dal sindaco di Torino, Piero Fassino nelle vesti di presidente dell’associazione dei comuni italiani che si farà promotore ad invogliare tutte le amministrazioni comunali ad adottare la Carta di Milano e farla firmare dai cittadini. Perché il cibo non è solo nutrimento visto che rappresenta salute, cultura, civiltà, relazioni, identità, applicazione di innovazioni, sviluppo e lavoro.
A sintetizzare un mondo che conta 800 milioni di persone che soffrono la fame, due miliardi di persone malnutrite, ma, anche, 1,6 miliardi di persone obese e 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecato, ci ha pensato un grande uomo di cinema, Ermanno Olmi, che ha regalato all’Expo il cortometraggio “Il pianeta che ci ospita”. Pura poesia, anche nella drammaticità della situazione in cui vive il mondo. E, così, tutto il futuro del pianeta è affidato alla “Carta di Milano” che oltre a stabilire il diritto al cibo, sottolinea che “una delle maggiori sfide dell’umanità è quella di nutrire, attraverso processi inclusivi e partecipativi, una popolazione in costante crescita, senza danneggiare l’ambiente e di affermare con forza che il diritto al cibo sano, sufficiente e nutriente è un diritto umano fondamentale”.
Come si può vincere questa sfida globale? “Impegnandoci in prima persona, come cittadini, come membri delle associazioni della società civile e come imprese”. Insomma, la “Carta di Milano” è “un manifesto concreto e attuabile che coinvolge tutti nel combattere la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco, promuovere un equo accesso alle risorse naturali e garantire una gestione sostenibile dei processo produttivi”. E, l’impegno di avere cura e consapevolezza della natura del cibo; consumare solo le quantità di cui si ha bisogno; promuovere l’educazione alimentare e ambientale; promuovere strumenti che difendano e sostengano il reddito di agricoltori, allevatori e pescatori; promuovere la diversificazione delle produzioni agricole e di allevamento; considerare il cibo patrimonio culturale; combattere ed eliminare il lavoro minorile; valorizzare la biodiversità a livello sia locale sia globale”.
Temi che oggi a Milano hanno visto impegnati anche l’antropologo David Sutton, l’attivista Vandana Shiva, l’ideatore del sistema di previsione e analisi Carlo Carraro, la sociologa urbana Susan Fainstein.