Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Istituzioni

Assoenologi a raccolta

23 Giugno 2011
Daniele-Oliva Daniele-Oliva

Per l’Assoenologi di Sicilia, non è la notte a portar consiglio, ma l’estate. Così ogni anno nelle adiacenze del solstizio, la “lega siciliana” degli enologi, celebra la sua Pontida e organizza il tradizionale “Enosimposio” chiamando a raduno tutti coloro che hanno delle buone novelle da rivelare.

E i soci buon pastori, non si fanno pregare. Si caricano del loro bravo novelliere, moderno con processori evoluti e veloci, pieni zeppi di file, e aggiornano lo stato dell’arte della nuova enologia siciliana. Questo adeguamento qualificante lo si è riscontrato anche nel pieghevole del programma 2011. E ben sottolineato nella relazione introduttiva del presidente Carlo Ferracane che ha assunto il binomio “ricerca-innovazione ad allegoria portante, della politica dell’associazione”. E le prime tre relazioni del “convito” ne hanno offerto una concreta dimostrazione. Vito Falco, dirigente dell’U.O di Marsala, ha sintetizzato in mezz’ora ricerche, da lui dirette, e obiettivi raggiunti dal progetto “valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani” varato nel 2003 dall’Assessorato delle risorse agricole e oggi giunto al traguardo. Che ha portato alla selezione, e all’approvazione da parte del comitato nazionale, dei cloni di nove varietà siciliane, tra le più diffuse, che vanno dal Catarratto al Nero d’Avola. E le cui caratteristiche hanno riscontrato differenze significative, ovvero di scarso rilievo, nei valori medi che nella fattispecie è sinonimo di qualità tale da renderli idonei sia all’omologazione che alla premoltiplicazione e conservazione di cui se ne occuperà il vivaio F. Paulsen. Poi ha preso la parola Margherita Squadrito, ricercatore del Centro per l’innovazione nella filiera vitivinicola di Marsala per rendere noti i risultati di uno studio tutto giocato sull’ “influenza dell’esposizione diretta, e/o indiretta, di uve Nero d’Avola ai raggi del sole” e i suoi riflessi sulla sintesi dei polifenoli finalizzata ai caratteri sensoriali e alla stabilità del colore”. Che implicano il viticoltore e l’enologo ad acquisire l’abilità del giocatore con tre carte, che misura, che scopre, e poi ri-copre e protegge gli acini dall’esposizione raggi del sole, sino ad ottenere quel perfetto equilibrio tra maturità zuccherina e maturità poli fenolica, condizione primaria per raggiungere ogni l’eccellenza.
Stesso criterio concettuale adottato dal ricercatore dell’istituto regionale vite e vino Daniele Oliva (nella foto), coordinatore di una squadra di dieci elementi, fra docenti, ricercatori e biologi, per lo studio e l’ottimizzazione delle nuove metodiche di analisi molecolare sui lieviti. Che ha portato a far competere un ceppo chiamato Candida zemplinina con i tradizionali Saccharomyces. Il risultato è stato una riduzione del grado alcolico e una maggiore concentrazione di glicerolo nei vini prodotti. Qui anche un degustatore alle prime armi intuisce che il risultato si identifica in vini più equilibrati e molto più eleganti. Caratterista certificata anche da un panel di esperti con un test di analisi sensoriale. Con voto di tre punti più alto dati allo stesso vino ma vinificato coi lieviti tradizionali. Proprio come il mercato sta richiedendo. Così come certificato dall’ultima relazione del convegno. ”Stili di vino, nuove tendenze e ricerche” tenuta dell’esperto di comunicazione Graziana Grassini, toscana e consulente dell’Irvv”. La cena di gala, in chiusura, all’insegna de “L’Unità d’Italia”. Con un libro che non poteva non essere sul Marsala. Autore, il professor Nicola Trapani. Più che un libro un’enciclopedia. Come il titolo sintetizza: “Marsala, il vino e la Citta dell’Unità d’Italia. Storia, tradizioni e tecnica”. Enovitis editrice 368 pp. 40€.

Stefano Gurrera