La prima vinificazione avverrà tra quattro anni
Un progetto di archeologia sperimentale per riprodurre la filiera enologica secondo i dettami di agronomi ed enologi latini.
Si tenta di riportare alla luce le antiche tecniche romane: dal prelievo delle talee fino alla vendemmia, passando per lo scavo delle fosse e l’utilizzo di strumenti antichi ricostruiti. E' il progetto promosso dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr di Catania, ‘Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano’, condotto in collaborazione con la cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico dell’Università di Catania.
L’esperimento tenterà di coltivare un vigneto seguendo, in maniera fedele, le ‘istruzioni’ contenute nei testi romani dal I secolo a.C. al II d.C.: in particolare il secondo libro delle ‘Georgiche’ di Virgilio e il ‘De Agricultura’ di Columella. L'obiettivo è di estendere l'area coltivata a 5mila metri quadri. Le viti sono state piantate la scorsa primavera. La prima poduzione avverrà tra quattro anni. Il primo raccolto ‘sperimentale’ dovrebbe aggirarsi sui 100 chili di uva e 70 litri di vino. Ma il raccolto ottimale lo si stima a 50 quintali.
Spiega il direttore dell’Ibam-Cnr, Daniele Malfitana. “Lo scopo dello studio è duplice: da un lato verificare la fattibilità dalle istruzioni degli agronomi antichi, dall’altro comprendere se queste conoscenze tecnico-pratiche possano essere utili nella viticoltura moderna, anche mediante confronti etnografici tra gli strumenti descritti e utilizzati dai romani e le metodologie e tecniche in uso fino a poco tempo addietro. L’obiettivo è infine la comparazione dei risultati sperimentali con quelli delle indagini archeologiche condotte nell’Italia continentale e in Sicilia”.
Le conoscenze acquisite consentiranno una maggior comprensione e valorizzazione del vino siciliano come filiera produttiva e prodotto finito. “Grazie alle istruzioni di Columella è stato possibile ricostruire, ad esempio, la ‘cicogna’, strumento utilizzato dai proprietari terrieri per verificare che i lavori di scasso preparatorio per la piantumazione delle vigne fossero ben eseguiti dai contadini”, prosegue Mario Indelicato, esecutore del progetto. “La fonte è stata chiara anche indicando nelle foglie di canna e di ginestra il materiale più opportuno per legare le viti novelle al tutore: conoscenze e pratiche oggi destinate a scomparire nelle campagne siciliane e italiane”.