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Il progetto

Quignones punta sulla Doc Sicilia: “Così vogliamo affrontare il mercato estero”

09 Gennaio 2013
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“Bisogna guardare al futuro”.

“Lì vediamo un mutarsi dei nostri destini e questo cambiamento porta un nome: Doc Sicilia. Occorre rivendicarla subito, questa denominazione, ma abbiamo deciso di partire col piede giusto e lo faremo infatti con la prossima vendemmia, quella del duemila tredici appunto. Già in atto le modifiche dei protocolli, occorre attendere gli effetti di questi cambiamenti e se tutto rientrerà nei requisiti che il disciplinare contempla allora ci considereremo pronti e, con la coscienza a posto, per farlo”. A parlare è  Alfredo Quignones titolare dell’omonima azienda che porta il nome di una famiglia spagnola approdata in Sicilia nei primi del ‘500 e dall’800 proprietaria della Tenuta Apaforte, ubicata vicino ad Agrigento. Circa cento ettari di terreno estesi nelle fertili colline che circondano Licata. Qui a dimora hanno messo una composita varietà di vitigni ben divisa tra autoctoni e internazionali (Syrah, Petit Verdot, Merlot, Cabernet, Chardonnay) che garantiscono una gamma di offerte con una quindicina di etichette spalmate su circa settantamila bottiglie tappate.


Alfredo Quignones

“In verità – precisa Quignones – i parametri della Doc non sono poi così restrittivi, tanto che ci siamo sentiti il dovere morale,  se non di contestarli, almeno evitare che il nostro ingresso al disciplinare non avvenisse solo con  la semplice modifica in etichetta  della specifica Igt con quella della Doc Sicilia. Ma con dei prodotti che evochino  in maniera più marcata la vera anima del vino siciliano. E soprattutto la vera anima dei nostri vini che nascono da una viticoltura definita eroica proprio per le avverse condizioni ambientali dovuti alle più basse precipitazioni che si registrano nella nostra zona, al limite minimo per il rilascio delle certificazioni  europee. Dobbiamo sempre abbassare le rese, lavorare sulla gestione delle cime, aumentare le concentrazioni”. Insomma una viticoltura non solo eroica ma di alta qualità e con meno bottiglie. Limite però che taglia le gambe a chi mira ad ampliare gamma e volumi sui  mercati esteri. “Ma qui stiamo lavorando e in modo capillare per individuare quali e quanti piccoli produttori della zona potrebbero conferirci uve di qualità. Raggiungere un certo volume di massa critica ci aiuterebbe ad avere volumi e scorte mantenendo i livelli di qualità, idonee ad affrontare i mercati più importanti quali quelli orientali. Un progetto già in itinere che attende il collaudo del tempo in Sicilia. Lo sappiamo, è sempre difficile mettere insieme in  affari vari soggetti. Ma mi conforta la maturità che percepiamo da chi vuole fare veramente impresa. La nostra filosofia sarà quella di valorizzare tutti i vitigni anche quelli internazionali per dimostrare come la Sicilia sappia plasmarli, caratterizzarli, in maniera inequivocabile, con il suo territorio”.

Convinzioni collaudate con le due linee del catalogo: la “Tenuta d’Apaforte” che si contraddistingue per i monovarietali affinati in barrique di rovere francese quali il Nero d’Avola, il Cabernet Sauvignon e lo Chardonnay: vini di grande spessore, destinati ad un ottimo affinamento in bottiglia e, quindi, ad una lunga vita tra i ripiani di una cantina. La “Castel San Giacomo” sono blend realizzati con Nero d’Avola insieme a Petit Verdot (vitigno francese che raccoglie i maggiori consensi) Insolia e Chardonnay, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon.  La linea “Quignones” è di solo monovarietali affinati in acciaio: il Nero d’Avola, il Petit Verdot, (il più apprezzato e venduto) il Syrah, l’Insolia e lo Chardonnay.  Ma il più ruffiano e costoso rimane l’ “Aner”, e vuol dire “un uomo vero” infatti piace molto alle donne, è un rosso passito, creato da uve  Nero d’Avola vinificato in purezza. Lo definiscono “un prodotto unico, come la terra in cui nasce”.

Stefano Gurrera
 

Quignones
Corso Vittorio Emanuele, 62
92027 Licata (Ag)
Tel. 0922770157
www.quignones.it